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Le persone arrestate sono più di 150, decine i feriti, centinaia le automobili date alle fiamme più un assalto a una prigione con le bombe carta e alla sede di un municipio nella regione di Lille: il bilancio della seconda notte di scontri nelle banlieue francesi è quello di una guerriglia urbana. Che il clima fosse arroventato e destinato a degenerare lo aveva capito lo stesso presidente Macron che nella notte ha convocato un’unità interministeriale per monitorare la situazione. Nessuno stato d’emergenza per il momento, ma la raccomandazione ai ministri coinvolti di rimandare i viaggi per rimanere concentrati sul dossier. E una mobilitazione straordinaria delle forze dell’ordine: 40mila tra agenti e gendarmi su tutto il territorio nazionale, 5mila nella sola Parigi. Nei quartieri teatro dei tumulti sono stati sospesi i trasporti urbani dopo le 20.
L’uccisione del 17enne Nahel da parte di un poliziotto che lo ha freddato alla periferia della capitale nel corso di un controllo stradale oltre a essere una tragedia umana è diventato così un caso politico di primo piano e una seria questione di ordine pubblico. La rabbia dei giovani che popolano le sterminate aree metropolitane delle grandi città, come era già successo in passato, ha trovato un innesco deflagrante nell’assurda morte del ragazzo, colpito alla testa nonostante fosse disarmato e nel tentativo di insabbiamento da parte dei due agenti coinvolti che nel primo verbale avevano evocato la legittima difesa in seguito a un tentativo di investimento per poi venire smentiti da un video amatoriale. Le indagini delle ultime ore, hanno incrociato il filmato dell’esecuzione che sta facendo il giro del web con il contenuto delle videocamere di sorveglianza, riuscendo a ricostruire la dinamica in modo abbastanza certo.
Così la procura di Nanterre ha domandato l’arresto del poliziotto che ha premuto il grilletto con l’accusa di “omicidio volontario”. In attesa della decisione del giudice, l’agente è stato sospeso dal servizio. «Riteniamo che non sussistano le condizioni legali per giustificare l’uso dell’arma da parte dell’ufficiale di polizia», ha spiegato ai giornalisti il magistrato, Pascal Prache. «Considerati i fatti e la necessità di preservare le indagini, abbiamo chiesto la sua collocazione in custodia cautelare». Anche il suo collega, che lo ha aiutato a compilare il falso verbale è finito sotto accusa.
Oggi per le vie di Nanterre i familiari e gli amici di Nahel hanno organizzato una marcia bianca per ricordare il ragazzo e chiedere giustizia, diverse migliaia di persone (circa 12mila) sono scese in piazza tradi loro anche personalità politiche della Gauche insoumise e del partito ecologista, pesantissimi gli slogan rivolti alle forze dell’ordine: «Qui tutti li odiano!», «Sono degli assassini», «dobbiamo difenderci» gridano dei giovani al cronista dell’agenzia Afp che ha seguito la marcia. Quando il corteo è passato davanti al luogo dove ha persoi la vita Nahel, c’è stato un minuto di silenzio. Non sono mancati i momenti di tensione, con lanci di oggetti verso la polizia che ha risposto con le granate lacrimogene proprio all’altezza della prefettura.