È il più grande attore francese vivente e l’ultimo in ordine di tempo a venire travolto dall’onda lunga del #MeToo. Gérard Depardieu è stato riconosciuto colpevole di aggressione sessuale ai danni di una scenografa e un’assistente alla regia durante le riprese del film Les Volets verts, nel 2021. E condannato a diciotto mesi di reclusione con la sospensione condizionale della pena, l’interdizione dai pubblici uffici per due anni e l’iscrizione nel registro nazionale degli autori di reati sessuali o violenti (FIJAIS).

L’avvocato Jérémie Assous fa sapere che ricorrerà in appello e spara a zero sul: «Nella nostra epoca appena vieni accusato di aggressione sessuale, sei automaticamente condannato, anche oggi è andata così». Il tribunale ha fondato la sua decisione sulla coerenza delle testimonianze delle due parti civili, sottolineando le contraddizioni nelle parole dell’attore, mutate sensibilmente tra l’interrogatorio in custodia e l’udienza. Non ha certo giovato a Depardieu la strategia della difesa, tutta incentrata sull’attacco scomposto e volgare alle due donne, insultate a più riprese da Assous che le ha tacciate di «bugiarde» e «isteriche». Per questo oltre ai danni morali il tribunale ha riconosciuto un risarcimento supplementare di mille euro ciascuna per la sofferenza causata dalla “vittimizzazione secondaria”.

Durante il processo, la scenografa (le due donne hanno voluto restare anonime) ha ricostruito la giornata del settembre 2021 in cui è stata aggredita. In una pausa Depardieu l’avrebbe improvvisamente bloccata, afferrandola violentemente per i fianchi: «Mi ha stretto, aveva una forza enorme, mi palpava, po mi ha detto: “vieni a toccare il mio grosso ombrellone, te lo infilo nella f...”». L’attore ha respinto ogni accusa: «Contesto i fatti! Non sono un maniaco da metropolitana. Non vedo perché dovrei divertirmi a palpare una donna. Io amo le donne, amo la femminilità!».

Anche l’assistente alla regia, oggi 34enne, ha rilasciato la sua testimonianza, spiegando che le avrebbe appoggiato la mano sul sedere mentre uscivano dal suo camerino. Anche in questo caso aveva negato con veemenza, scavandosi praticamente la fossa: «Forse l’ho sfiorata con la schiena ma non l’ho toccata! E poi un’aggressione sessuale è qualcosa di più grave… penso». La replica dell’avvocata della donna è stata molto tagliente: «Più grave di cosa, esattamente?» ha tuonato, affermando che Depardieu è «un uomo di un altra epoca, un’epoca in cui le donne non parlavano e non denunciavano». Un’epoca in cui, ha detto, le donne «non parlavano, non denunciavano».

Durante il processo, altre quattro donne hanno testimoniato contro l’attore, riferendo aggressioni simili avvenute tra il 2007 e il 2015. Tutte hanno raccontato di palpeggiamenti molesto dei seni e dei genitali, spiegando perché hanno mantenuto il silenzio per anni: «A vent’anni, è difficile andare in commissariato e denunciare un mostro sacro come monsieur Depardieu», ha detto una di loro.

Finora, circa venti donne hanno accusato l’attore di molestie o aggressioni. Molte denunce sono state archiviate per prescrizione. Ma per lui l’odissea giudiziaria non è finita. La procura di Parigi ha chiesto un nuovo processo in seguito alla denuncia per stupro presentata dall’attrice Charlotte Arnould nel 2018, un caso molto più grave dei precedenti e che potrebbe portare a una condanna di oltre dieci anni di prigione senza condizionale.