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Palestinesi camminano tra le rovine causate dall'offensiva aerea e terrestre israeliana nel quartiere Sheikh Radwan a Gaza
La tregua a Gaza si conferma fragile: l'ufficio stampa del governo di Gaza attribuisce a Israele 282 violazioni dall’inizio dell’accordo, denunciando morti, feriti e soprusi che rischiano di compromettere l’intesa. Sullo sfondo resta il ritorno al centro della scena del caso degli ostaggi: il rimpatrio dei resti del soldato Hadar Goldin ha richiamato in piazza decine di migliaia di persone in Israele e riacceso recriminazioni politiche.
Secondo il comunicato diffuso dall’autorità di Gaza, controllata da Hamas, le violazioni contestate sarebbero 282: 88 sparatorie contro civili, 124 bombardamenti e attacchi mirati, 52 demolizioni di edifici civili, 12 incursioni di mezzi militari e 23 arresti. Il testo definisce tali azioni «palese infrazione di norme e trattati internazionali» e sollecita l’intervento degli Stati garanti, incluso il presidente statunitense, affinché esercitino pressione su Israele per il rispetto dell’accordo.
In Israele il ritorno dei resti di Hadar Goldin ha provocato un’ondata emotiva e un funerale partecipato che ha trasformato il rimpatrio in momento politico. Goldin, ucciso nel 2014 e da allora trattenuto nelle zone controllate da Hamas, è diventato simbolo delle famiglie che reclamano verità e responsabilità. I genitori hanno espresso delusione per anni di attese, rivolgendosi anche alle autorità israeliane per il mancato recupero. Il caso ha alimentato critiche interne a politiche e procedure dell’esecutivo.
Il quadro regionale: Houthi, Mar Rosso e rischio contagio
La tregua ha avuto effetti oltre Gaza. I ribelli Houthi nello Yemen hanno annunciato una sospensione degli attacchi contro obiettivi israeliani e navi nel Mar Rosso, collegando il proprio cessate il fuoco all’evoluzione del conflitto nella Striscia. Hanno tuttavia avvertito che un’eventuale ripresa delle operazioni israeliane li porterebbe a riprendere le ostilità, con potenziali ripercussioni sulle rotte marittime e la sicurezza regionale.
Gli appelli lanciati da Gaza ai mediatori internazionali sottolineano la fragilità dell’intesa: il rischio è che episodi localizzati di violenza degenerino in una spirale che consumi rapidamente la tregua. Stati garanti e organizzazioni internazionali sono chiamati a monitorare e certificare il rispetto degli impegni sul campo, a facilitare l’accesso umanitario e a definire meccanismi chiari di investigazione per ogni presunta violazione.
Da seguire, nelle prossime ore e giorni: eventuali rapporti indipendenti sulle violazioni segnalate, le posizioni ufficiali dei garanti (Stati Uniti, Egitto, Qatar e Onu), e la reazione di Tel Aviv alle accuse. Fondamentale sarà anche verificare se il cessate il fuoco reggerà senza ulteriori escalation e quale pressione internazionale verrà esercitata per consolidare il cessate il fuoco in termini duraturi.


