«Non aveva paura e noi non abbiamo paura», questo ha gridato folla scesa in piazza a Mosca per l’ultimo saluto ad Alexeji Navalny. E le circa tremila persone che hanno sfidato i diktat e le minacce del Cremlino non hanno davvero avuto timore di omaggiare il più celebre oppositore del regime di Putin.

Il giorno dopo la sua morte in molti infatti avevano almeno tentato di deporre dei fiori a Mosca con un effetto scoraggiante: quattrocento arresti.

Logico dunque che il timore di una repressione di massa fosse concreto. Le autorità temevano che il funerale si trasformasse in una vera e propria manifestazione di protesta e fino all'ultimo hanno tentato di impedire le esequie pubbliche fino a ritardare la consegna del corpo alla madre di Navalny.

Ma nonostante una Mosca blindata e misure di sicurezza ferree i sostenitori dell'esponente anti Putin si sono radunati verso le 12 nella chiesa Madre di Dio alla periferia della capitale russa dove si è tenuta la cerimonia.

L'evento funebre è stato abbreviato secondo disposizioni che sarebbero arrivate dal servizio di sicurezza. In chiesa sono riuscite a entrare solo trecento persone. Leonid Volkov, uno dei piu stretti collaboratori di Navalny, ha denunciato che è stata fatta «pressione sul parroco della chiesa, padre Anatoly Rodionov, (per impedire ndr.) che la gente arrivasse». La notizia sarebbe giunta direttamente dal Patriarcato di Mosca.

All'interno della chiesa è stato impedito anche l'ingresso di diplomatici stranieri.

Ma la parte piu importante della giornata è quella che ha visto la folla, aumentata nonostante tutto, accompagnare il feretro sulla strada di circa due chilometri verso cimitero di Borisovskoye. Qui Navalny ha ricevuto il nuovo ed estremo omaggio della folla. In molti hanno lanciato fiori sul feretro, il dissidente è stato sepolto con un sottofondo di due temi musicali che hanno scandito la cerimonia, la colonna sonora di Terminator 2, che Navalny considerava uno dei suoi film preferiti e My Way celeberrimo brano di Frank Sinatra. Intanto venivano lanciati slogan contro la guerra in Ucraina, unico vero timore del Cremlino, e i sui collaboratori hanno espresso messaggi cordoglio su X: «Sarai orgoglioso di noi», ha scritto la portavoce, Kyra Jarmish, pubblicando un'immagine del dissidente, in bianco e nero. «Addio amico. 4.6.1976 -16.2.2024 Ucciso da Putin. Sepolto nel cimitero Borisovsky di Mosca. 1 marzo 2024», così il presidente della Fondazione anticorruzione, Ivan Zhdanov.

Ha spiccato l'assenza al funerale della vedova Yulia Navalnaya, che vive all'estero per timori di ritorsioni. Ha però pubblicato un toccante messaggio d'addio al marito con un video della loro vita insieme. «Grazie per 26 anni di assoluta felicità. Sì, anche degli ultimi tre anni di felicità. Per l'amore, per avermi sempre sostenuto, per avermi fatto ridere anche dal carcere, per il fatto che mi hai sempre pensato. Riposa in pace».

Durante le esequie non si si è avuta notizie di arresti anche se altre fonti raccolte dai media stranieri parlano di due fermi avvenuti lontani dal luogo della sepoltura. Ovd-Info, associazione che monitora i diritti umani in Russia, ha reso noto che le autorità russe avrebbero impedito a 13 persone di lasciare le loro case per recarsi ai funerali senza comunque fornirne le identità.

Altre voci riferiscono di studenti che vanno a scuola nella zona del funerale e che sono stati costretti dalla polizia a rimanere nelle aule per una questione di sicurezza. Alle esequie era presente una delegazione della Ue per esprimere le condoglianze dell'assemblea di Bruxelles.

L'alto rappresentante Ue per la Politica Estera, Josep Borrell, ha rimarcato la decisione di intervenire al funerale: «Le convinzioni di Navalny non scompariranno: le idee non possono essere torturate, avvelenate o uccise. Rimane un'ispirazione per molti in Russia e altrove».

Il Cremlino invece non ha rilasciato commenti degni di nota limitandosi alla scarna dichiarazione del portavoce Dimitri Peskov: «non abbiamo nulla da dire alla famiglia di Navalny nel giorno del suo funerale». Nessuna valutazione della figura politica, ma solo la solita velata minaccia: «qualsiasi raduno non autorizzato viola la legge. Di conseguenza, coloro che vi partecipano saranno ritenuti responsabili».