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French Defense minister Sebastien Lecornu, right, and France's President Emmanuel Macron talk at the end of an address by the president to army leaders in Paris Sunday July 13, 2025, on the eve of the annual Bastille Day Parade in the French capital. (Ludovic Marin, Pool via AP) Associated Press/LaPresse
Emmanuel Macron ha formalmente accettato le dimissioni di François Bayrou, ormai ex primo ministro dopo la sfiducia votata dal parlamento. Dopo il voto negativo dell’Assemblea nazionale, la caduta del governo era scontata: il presidente aveva già «preso atto» delle dimissioni nella serata di ieri, chiudendo così un’esperienza a Matignon durata appena nove mesi.
Nel timore che la crisi si avvitasse su se stessa il presidente ha scelto in appena 24 ore il sostituto di Bayrou: si tratta di Sébastien Lecornu attuale ministro delle Forze armate fedelissimo di Macron e uno dei volti emergenti della politica francese. A soli 19 anni diventa assistente parlamentare, a 27 è sindaco di Vernon e l’anno successivo presidente del dipartimento dell’Eure. La sua ascesa prosegue senza clamore ma con costanza: a 31 anni entra al governo come segretario di Stato alla Transizione ecologica. Seguono altri incarichi di rilievo – ministro delegato alla Coesione territoriale, poi agli Affari d’Oltremare – fino alla nomina, nel 2022, a ministro delle Forze armate. Di fronte agli altri possibili candidati a Matignon – Catherine Vautrin, Eric Lombard o Olivier Faure – Lecornu aveva dalla sua un rapporto privilegiato con Macron,
Militante della prima ora di La République en Marche, Lecornu non ha mai incarnato l’idea di una svolta radicale, quanto piuttosto la continuità della linea macronista nea politica che unisce fedelt. Intanto, la tensione sociale accompagna l’instabilità politica. Domani è prevista una giornata di mobilitazione nazionale, con lo sciopero generale del settore aereo e dei trasporti contro i tagli di bilancio annunciati dal governo uscente.
Il movimento, battezzato «Bloquons tout» e nato sui social network, coinvolge grandi città e piccoli centri. Nelle università si moltiplicano le assemblee studentesche – circa trenta gli atenei mobilitati – mentre nelle scuole superiori i sindacati studenteschi invitano al blocco delle lezioni. La Direzione generale dell’aviazione civile ha già annunciato ritardi «in tutti gli aeroporti francesi».
Nell’ovest del Paese i cittadini si daranno appuntamento alle sei del mattino per bloccare strade e tangenziali; a Parigi gli attivisti prevedono di chiudere diversi accessi al boulevard périphérique.
A rendere ancora più fragile la posizione politica dell’Eliseo c’è infine l’opinione pubblica: un sondaggio diffuso ieri segnala che la stragrande maggioranza dei francesi, il 64%, vorrebbe le immediate dimissioni di Emmanuel Macron stesso.