Una violenta esplosione ha distrutto, all’alba di oggi, un casolare nelle campagne di Castel d’Azzano, in provincia di Verona, durante un’operazione di sgombero coattivo eseguita da Carabinieri e Polizia di Stato. Tre militari dell’Arma sono morti, una quindicina di persone sono rimaste ferite — tra cui altri carabinieri, agenti e vigili del fuoco. Secondo le prime ricostruzioni, la deflagrazione sarebbe stata innescata da una donna che occupava l’immobile. L’intero edificio rurale, su due piani, è crollato completamente, travolgendo gli operatori impegnati nelle perquisizioni.

Fonti investigative confermano che due persone, un uomo e una donna di circa 60 anni, sono state fermate dopo l’esplosione. Entrambi sono rimasti feriti e si trovano attualmente sotto osservazione. Un terzo fratello, presente al momento del fatto, è riuscito a fuggire ed è ricercato. Dietro il gesto, secondo le prime ipotesi, ci sarebbero motivi economici e ipotecari legati alla perdita dell’immobile, da tempo oggetto di una procedura giudiziaria.

L’odore di gas e la deflagrazione

«Al momento dell’accesso, i testimoni hanno avvertito un forte odore di gas, poi l’esplosione», ha raccontato il ministro dell’Interno Matteo Piantedosi a Uno Mattina. Secondo il titolare del Viminale, è possibile che una bombola sia stata deliberatamente aperta all’interno dell’edificio, saturando gli ambienti. «È una tragedia che mostra la difficoltà e la pericolosità di certe operazioni – ha aggiunto – dietro questi casi si nascondono situazioni umane spesso complesse e imprevedibili».

Non sarebbe la prima volta che nel casolare si tenta di impedire lo sgombero saturando di gas gli ambienti. Già nell’ottobre 2024, infatti, gli stessi occupanti avevano minacciato di far esplodere la casa, costringendo le autorità a sospendere l’intervento. Secondo quanto riferito dal vicesindaco di Castel d’Azzano, Antonello Panuccio, la famiglia era conosciuta in paese: «Erano agricoltori, non persone fragili, ma in difficoltà economiche. Il Comune era pronto a offrire una sistemazione alternativa».

Le parole di magistrati e autorità

Il magistrato Valerio de Gioia, intervenuto a Uno Mattina News, non esclude l’ipotesi più grave: «Se fosse confermata la volontarietà del gesto, si configurerebbe il reato di strage e omicidio plurimo, punito con l’ergastolo». Il presidente della Regione Luca Zaia ha parlato di «bollettino di guerra»: «Tre carabinieri hanno perso la vita in modo atroce. L’edificio era saturo di gas: all’apertura della porta è esploso tutto».

Il cordoglio delle istituzioni

Profondo dolore e cordoglio da parte del governo e delle istituzioni. Il ministro della Difesa Guido Crosetto ha reso noti i nomi dei tre militari caduti: Luogotenente carica speciale Marco PiffariCarabiniere scelto Davide BernardelloBrigadiere capo qualifica speciale Valerio Daprà.

«Hanno sacrificato la loro vita compiendo fino all’ultimo il dovere al servizio del Paese – ha dichiarato Crosetto –. Il loro sacrificio non sarà dimenticato».

Il vicepremier Antonio Tajani ha espresso vicinanza all’Arma e alle famiglie delle vittime, mentre il presidente del Senato Ignazio La Russa ha auspicato che i responsabili «siano presto consegnati alla giustizia». Cordoglio anche dal Pd, con il capogruppo al Senato Francesco Boccia, e da Fratelli d’Italia, attraverso il responsabile nazionale Vigili del Fuoco Massimiliano Metalli.

L’Arma in lutto

Il SIM Carabinieri ha espresso in una nota il «più profondo cordoglio» per la perdita dei tre militari: «Oggi l’Italia perde tre servitori dello Stato. Il loro sacrificio non sarà dimenticato. L’Arma si stringe attorno alle famiglie e ai colleghi feriti».