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Qualcuno lo ha chiamato "il Gianni Letta di Bersani" e non a torto. Il sospetto che nella nomina a commissario unico per la ricostruzione nelle zone terremotate di Vasco Errani, tre volte presidente della Regione Emilia-Romagna e presidente della Conferenza delle Regioni per quasi 10 anni, dal 2005 al 2014, c'azzecchi qualche calcolo politico è inevitabile. Qualche malpensante potrebbe addirittura collegare l'alto incarico ai belati con i quali lo smacchiatore emiliano si oppone al presidente del consiglio sul fronte del referendum. E' plausibile. Il momento della verità per Renzi si avvicina ed è comprensibile che tenti almeno di stemperare la guerra civile latente che serpeggia nel suo partito. Ma questa è ovunque la politica, e usare l'argomento per criticare la nomina è ipocrita.L'ex presidente pare fatto apposta per veicolare il tentativo di riconiciliazione. Classe 1955, nel Pci dall'età della ragione, cursus honorum iniziato nel 1983 con l'elezione a consigliere regionale di Ravenna e proseguito nel 1992 con la nomina ad assessore comunale e nel 1995 con quella a sottosegretario alla presidenza della Regione che avrebbe di lì a poco guidato di persona. Ma soprattutto Errani è un esponente modello di quella "realtà a parte" che è stato, e in parte è anche nel Pd, il "partito emiliano": una sorta di azionista di maggioranza prima nel Pci poi nel Pds e nei Ds. Se da un lato quel partito emiliano era legato da vincoli sentimentali saldi alla tradizione rossa, nella pratica politica era invece pragmatico e spesso spregiudicato, la casa madre della Lega delle Cooperative. Bersaniano dai capelli ai piedi e pertanto esponente rilevante della minoranza, Vasco è tra i nemici interni uno dei meno sgraditi al capo, e infatti proprio di lui si è parlato ogni tanto come di papabile ministro.Per candidarsi a presidente della Regione per la terza volta, nel 2010 aggirò oviamente la legge che imporrebbe il tetto di due soli mandati consecutivi, ed è uno degli appunti che gli sono stati fatti negli ultimi giorni, in attesa della nomina a commissario profilatasi da subito come certissima. Non è però stato l'unico a ignorare quella norma, lo ha fatto anche Roberto Formigoni in Lombardia, e ci vuole coraggio per attribuire la responsabilità dello sgarro a lui invece che a un ceto politico che, varata la norma nazionale, la ha poi vanificata evitando di accompagnarla con una legge regionale di recepimento.Di guai giudiziari, in quel terzo e contestato mandato, il tre volte presidente ne ha avuti di ben più pesanti. Una storiaccia di finanziamento clientelare di un milioncino di euro concesso dalla Regione a una cooperartiva presieduta dal fratello Giovanni per la costruzione di uno stabilimento enologico. Un certo olezzo di clientela innegabilmente c'era, ma il fatto non costituiva reato e infatti Vasco è stato sì inquisito e processato, ma con l'imputazione di aver nascosto, in una relazione di auto-difesa da lui stesso commissionata e poi consegnata ai pm, alcuni particolari dell'operazione. Assolto in primo grado, condannato in appello e per questo dimessosi da presidente della Regione nel 2014, poi assolto nel secondo appello, dopo che la Cassazione aveva annullato la precedente condanna.I giustizialisti per vocazione e professione hanno trovato da ridire comunque nella nomina dell'assolto. Travaglio ha segnalato che trattasi di assoluzione perché "il fatto non costituisce reato" mica perché "non sussiste" e la dotta spiegazione si commenta da sé. Altri hanno si sono invece imbizzarriti sostenendo che in una situazione dati i precedenti tanto delicata sarebbe stato molto più opportuno un commissario non politico di professione. Dimenticando, gli smemorati, che Bertolaso, il salvatore per finta dell'Aquila, era appunto "un tecnico".Va da sé che l'unico criterio sul quale valutare il commissario Errani sono i precedenti in materia, cioè i risultati dell'allora presidente nel fronteggiare il terremoto nella sua Regione del maggio 2012. Su 16.500 famiglie rimaste senza casa, sono 3mila quelle ancora allocate nelle case provvisorie. Anche i più critici, incluso il solito Fatto, riconoscono però a Errani il merito di aver inventato la cosiddetta "Cambiale Errani", un sistema finanziato dalla Cassa depositi e prestiti tramite credito di imposta che ha permesso di portare i finanziamenti per la ricostruzione a sei miliardi di euro. Il meglio non è mai morto e 10mila persone ancora con tetto provvisiorio sono comunque tante. Ma risultati migliori di quelli del nuovo commissario, nell'Italia delle catastrofi, li hanno ottenuti in pochi.