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«Se pensavate che la missione di mio marito fosse potente prima, non avete idea. Non avete idea di cosa avete appena scatenato in tutto il Paese». A dirlo Erika Kirk, vedova di Charlie Kirk, nelle sue prime dichiarazioni pubbliche, riportate dalla Cnn.
«Charlie, ti prometto che non lascerò mai morire la tua eredità, tesoro. Ti prometto che renderò Turning Point Usa la cosa più grande che questa nazione abbia mai visto», ha aggiunto. L’organizzazione politica, fondata dal marito, mira a coinvolgere i giovani conservatori nei campus universitari americani.
Nonostante la tragedia, il tour programmato di Charlie, il “The American Comeback Tour”, proseguirà: «Ci saranno ancora altri tour negli anni a venire», ha assicurato Erika. La conferenza annuale dell’organizzazione, l’Americafest, si terrà regolarmente a dicembre a Phoenix, Arizona: «Sarà più grande che mai», ha aggiunto.
Anche i contenuti multimediali continueranno: «Il programma radiofonico e podcast di cui era così orgoglioso continuerà» e «in un mondo pieno di caos, dubbi e incertezza, la voce di mio marito rimarrà e risuonerà più forte e chiara che mai, e la sua saggezza perdurerà». Erika ha ringraziato il vicepresidente JD Vance, sua moglie Usha e il presidente Donald Trump per il sostegno e l’amicizia verso Charlie.
Le immagini condivise sui social mostrano Erika accanto alla bara del marito. In un video pubblicato su Instagram, la vedova bacia la mano del coniuge, vestito in giacca e cravatta. Nel post ha scritto: «Tutti voi non dimenticherete mai mio marito. Me ne assicurerò io. Riposa tra le braccia del nostro Signore, bambino, mentre ti avvolge con le parole che so che il tuo cuore ha sempre cercato di sentire: “ben fatto, mio servo buono e fedele”».
L’arresto del presunto assassino, Tyler Robinson, 22enne dello Utah, ha acceso il dibattito tra sostenitori di Kirk. La Cnn descrive Robinson come un giovane introverso, immerso nel mondo online tra politica, videogiochi e meme, con motivazioni complesse più personali che politiche. Sui bossoli dell’arma erano incise frasi tratte da videogiochi e meme, come Bella Ciao.
Il clima tra i sostenitori resta teso: Steve Bannon, al Daily Mail, ha dichiarato: «Spencer Cox è un imbarazzo nazionale: in un momento in cui abbiamo bisogno di agire, ci dice di cantare Kumbaya e di stringere la mano agli Antifa». E ancora: «Questo non è il momento di pontificare sdolcinatamente: è il momento di dichiarare gli Antifa un’organizzazione terroristica nazionale e di mandare l’Fbi a sfondare qualche porta».
Julie Kelly, giornalista del movimento Maga, ha aggiunto: «Mi è sembrato un atto di ostentazione. Non capisco perché una figura politica eletta debba essere il volto di un'indagine così critica e di qualcosa di così importante che dobbiamo fare bene. Non ho bisogno di farmi prediche da Spencer Cox su come dovremmo sentirci, pensare o agire».
Anche il mondo della cultura è stato coinvolto: Stephen King ha cancellato un post critico su Kirk e si è scusato: «Mi scuso per aver detto che Charlie Kirk sosteneva la lapidazione degli omosessuali», scrivendo poi: «Ciò che ha effettivamente dimostrato è come alcune persone scelgano a caso i passi biblici».