È chiaro come il sole: se mettiamo in galera tutti gli avvocati che difendono il PKK esso cesserà di esistere», così si è espresso il Ministro degli Interni Siolu del governo di Erdogan, portando alle estreme conseguenze il paradigma, peraltro usato purtroppo a tutte le latitudini, secondo cui l’avvocato difensore viene identificato con il suo assistito.

La dichiarazione era stata concretamente preceduta alcune settimane fa dal fermo di 12 avvocati di Diyarbakir proprio su questa base ed il fermo era stato poi tramutato in arresto per 5 di loro. Queste le prospettive, non certo nuove, che aspettano i turchi e i loro diritti se domenica dovesse vincere Erdogan.

La sua vittoria, naturalmente, non è affatto scontata, nemmeno per i sondaggi. Il primo turno ha dimostrato che si contrappongono due Turchie: una che mira al cambiamento e l’altra che, come è costume soprattutto in quel paese, si aggrappa alla stabilità: due richieste contrapposte che possono spaccare il paese, qualunque delle due dovesse prevalere. Se la forza dello sfidante KIlicdaroglu è quella di dare voce alla voglia di cambiare dopo 20 anni di regime erdoganiano, è lecito domandarsi, per chi ha a cuore i diritti umani calpestati, se sia stata una mossa elettorale saggia quella di porre come progetto prioritario il rientro in Siria di milioni di rifugiati siriani entro un anno. Mossa tipicamente elettorale, volta a “pescare” nel bacino di votanti che hanno sostenuto il terzo incomodo Ogan, che peraltro si era schierato il giorno prima con Erdogan per il secondo turno. Non così il suo partito ultraconservatore Zafer (Vittoria), il cui segretario Umit Ozdag si è espresso a favore dell’opponente. Dove andrà quindi il 5% di voti presi da Ogan al primo turno?

Tutti a Erdogan, per il quale sarebbero addirittura ridondanti? O dove dice Ozdag, cioè all’opponente Kilicdaroglu, per il quale sarebbero assolutamente necessari, fino all’ultimo? Difficile dirlo. Si aggiunge poi un timore, per chi auspica il cambiamento: molti votanti dello schieramento anti Erdogan avevano votato sì Kilicdaroglu, ma, come diremmo noi italiani, “turandosi il naso” perché appariva debole su questioni fondamentali. In particolare i votanti di sinistra ed i curdi, per i quali lo sfidante non aveva speso parola in tutta la campagna elettorale. Il rischio è che di fronte alle dichiarazioni sui rifugiati siriani molti ritirino la già debole fiducia riposta in Kilicdaroglu, soprattutto tenendo presente quanto la questione siriana sia annodata alla questione curda, anche dei curdi nel territorio turco. E così decidano che non vale la pena andare a sorreggerlo ancora al ballottaggio.

Il discorso vale anche per la dichiarazione congiunta di Kilicdaroglu e Ozdag di mantenere la rimozione dei sindaci curdi “connessi con il terrorismo”. Basti pensare che solo una manciata dei 65 sindaci dello HDP, il partito di sinistra, si sono salvati dalla rimozione, pur senza prove di una qualunque connessione col PKK, ma solo perché curdi. Ci si aspettava che lo HDP a questo punto ritirasse il proprio sostegno allo sfidante, ma così non è stato.

Lo HDP ha dimostrato lungimiranza, dichiarando che ora l’importante è sconfiggere il “regime di un solo uomo al potere”, ingoiando il rospo della stolta dichiarazione.

È sempre difficile dire se in competizioni simili sia meglio cercare di raccogliere voti dando un’immagine ultrarassicurante di sè agli elettori di centro, sposando alcuni temi dell’avversario (e magari addirittura superandolo, come in questo caso), oppure accentuare le proprie peculiarità e dando un’immagine ben distinta con scelte lontane da quelle tipiche dell’avversario.

Controprova che forse conviene distanziarsi invece che appiattirsi è stata la performance dell’opponente in una lunga maratona su YouTube di più di 4 ore in cui, rispondendo a domande di giovani scelti tutti nella sponda a lui avversa, se la è cavata bene e ha totalizzato finora 8 milioni di visualizzazioni in 10 ore, facendo vedere quanto sia vicino ai bisogni e alle richieste del vastissimo elettorato giovanile. Basterà questa ultima mossa?

Lo sapremo domenica sera, sempre che lo scrutinio questa volta, al contrario del primo turno, sia condotto correttamente e tempestivamente.