«La buona politica alla fine manterrà gli impegni». Il presidente del Consiglio nazionale forense Andrea Mascherin l’ha ripetuto spesso, in queste settimane. Anche dopo la decisione con cui a fine ottobre la commissione Bilancio del Senato aveva escluso dalla Manovra le norme sull’equo compenso. Fiducia ben riposta, evidentemente: giovedì il relatore del decreto fiscale, il senatore del Pd Silvio Lai, ha presentato d’intesa con il governo un emendamento che inserisce proprio nel collegato alla Manovra le stesse norme sull’equo compenso approvate alcuni giorni fa dalla commissione Giustizia di Montecitorio, nel corso dell’esame del ddl ordinario sulla materia. L’intero pacchetto di misure da inserire nel dl fisco è stato oggetto, nelle ultime ore, di approfondito confronto fra i vertici della “Bilancio” del Senato e i ministri competenti. Dopo il via libera con cui l’altro ieri la commissione si è pronunciata sulla nuova rottamazione delle cartelle esattoriali, nella seduta pomeridiana di lunedì si passerà a votare gli altri emendamenti, compreso quello sulle prestazioni legali. E da quanto emerge, c’è piena sintonia tra maggioranza e esecutivo sulla scelta di tenere le misure a tutela degli avvocati all’interno del decreto collegato alla Manovra. A pochi giorni dal voto con cui era stato escluso dalla legge di bilancio, il provvedimento viene riproposto dunque nella stessa commissione, stavolta nella legge di conversione del dl fiscale, destinata a ottenere il via libera dell’aula del Senato già venerdì della prossima settimana. Un passaggio importante con cui governo e maggioranza dimostrano attenzione e rigore su un segnale atteso da tutta l’avvocatura. L’emendamento di Lai propone di integrare la legge professionale del 2012 con un articolo 13 bis in 11 commi, che riproduce fedelmente il testo approvato dalla seconda commissione di Montecitorio alcuni giorni fa. Scelta dal senso politico chiaro: alla Camera, su quella stesura delle norme, si è registrata infatti una convergenza davvero ampia tra le forze politiche.

Il sostegno del mondo forense alla linea del Cnf

Rispetto allo squilibrio maturato in questi anni tra professione legale e “committenti forti”, l’equo compenso è un segnale di svolta: non a caso come tale è stato accolto nei giorni scorsi dalle più importanti componenti del mondo forense, che hanno espresso sostegno alla linea del Cnf. E proprio il presidente Mascherin, nel corso dell’Agorà degli Ordini riunita mercoledì presso la sede istituzionale dell’avvocatura, ha tenuto a ricordare «gli interventi, che ho apprezzato moltissimo, di Cassa forense, Unione Camere civili, Agi e Aiga: tutti hanno mostrato coesione attorno alla battaglia per l’equo compenso». Sempre mercoledì si erano schierati in modo netto, a favore del provvedimento, anche gli Ordini e le Unioni territoriali forensi.

Nel dl fisco anche l’eliminazione delle polizze obbligatorie

Un altro emendamento, proposto sempre dal Pd, a firma Lumia e altri, prevede di eliminare l’obbligo per l’avvocato di assicurare contro gli infortuni se stesso e i suoi dipendenti che hanno già copertura Inail, e vengono in ogni caso escluse sanzioni civilistiche. Nei giorni scorsi, sul punto, il ministro della Giustizia Andrea Orlando aveva risposto positivamente alla lettera con cui Mascherin chiedeva di rivedere l’obbligo assicurativo. Con l’emendamento al decreto fiscale, l’esecutivo e la maggioranza mostrano dunque di voler dare seguito anche a questo secondo impegno assunto nei confronti dell’avvocatura.

Boschi: giustizia riparativa esclusa per lo stalking

Il tempo stringe e il collegato alla Manovra si prepara a ricevere l’imprimatur della commissione Bilancio. Giovedì come detto diverse modifiche sono state depositate direttamente dal governo, oltre che dal relatore Lai. Tra queste, le integrazioni al Codice antimafia sollecitate dal presidente della Repubblica Sergio Mattarella all’atto di promulgare la relativa legge. Nel decreto fiscale troverà spazio dunque anche l’adeguamento a quelle norme europee che in materia di misure di prevenzione prevedono di reprimere le condotte corruttive dei vertici delle società. Una modifica proposta direttamente dalla sottosegretaria alla Presidenza del Consiglio Maria Elena Boschi stabilisce di escludere il reato di stalking dal novero di quelli estinguibili con condotte riparatorie. «Lo stalking non può essere considerato alla stregua di altri reati», aveva scritto due giorni fa Boschi in un post su facebook con cui annunciava la proposta di modifica, «non è un reato come un altro per tutte quelle donne che ogni giorno hanno paura di uscire di casa e la cui dignità è stata lesa in profondità per il resto della vita». Ieri è arrivata anche la valutazione favorevole della ministra dell’Istruzione Valeria Fedeli che, in un’intervista a Radio 1 Rai, si è detta «totalmente d’accordo: bisogna tornare all’impianto precedente, non si può cancellare il reato di stalking solo con il risarcimento economico», secondo Fedeli, «anche perché, se non si cambiasse quella norma con l’emendamento giusto proposto dalla sottosegretaria Boschi, rientrerebbero purtroppo molte denunce. Se estingui quel reato solo con un pagamento economico», ha sostenuto la responsabile dell’Istruzione, «le donne fanno molta più fatica a denunciare chi lo commette».