È un male oscuro quello che divora la polizia francese, in assoluto la più colpita dai casi di suicidio tra le forze dell’ordine europee. Un male che viene da lontano e che, negli ultimi 20 anni, ha mietuto oltre mille vittime. Cifre da capogiro che evocano un vero e proprio allarme sociale. E nel tempo le cose sembrano peggiorare, come denunciano i sindacati d’oltralpe.

Dall’inizio dell’anno 46 poliziotti si sono tolti la vita in Francia, in media uno ogni cinque giorni, questi i numeri dell’emergenza diffusi dalle organizzazioni di categoria che chiedono al governo un piano d’urgenza, annunciando una clamorosaì protesta in occasione del G7 il prossimo fine settimana a Biarritz con una “marcia bianca” che riunirà migliaia di agenti.

Una problematica molto sensibile, in parte tabù, quella dei suicidi che attanaglia il mondo della polizia in Francia, valutata da sindacati e osservatori come un «grido d’allarme» per attirare l’attenzione su condizioni di lavoro sempre più difficili e pericolose. «Finora nessun piano ha risposto all’emergenza e ora aspettiamo risposte chiare», ha dichiarato Christophe Rouget del Sindacato dei dirigenti della sicurezza interna.

In base ai dati registrati dalla Direzione generale della polizia ( DGPN), dal 1997 oltre 1000 agenti si sono suicidati in stragrande maggioranza maschi, all’ 87% si tratta di ufficiali e agenti in servizio sul campo. Servizi di medicina preventiva e di sostegno psicologico sono stati creati senza sortire grandi risultati. Al di là di problemi personali, a gravare sui poliziotti molte «ferite invisibili» quali sovraccarico di lavoro, disorganizzazione dei servizi, crescente violenza nelle periferie metropolitane, mancato riconoscimento del proprio operato e lontananza da casa. Lo scorso aprile il ministro dell’Interno Christophe Castaner aveva in tal senso annunciato la creazione di una “cellula di prevenzione” per i suicidi tra i poliziotti, potenziando l’assistenza psicologica all’interno dei commissariati, Negli ultimi mesi la crisi dei gilet gialli con decine di manifestazioni che sono degenerate in guerriglia urbana ha aumentato la pressione sugli agenti in prima linea. Che molto spesso hanno reagito in modo brutale e sproporzionato contro i dimostranti, mettendo in evidenza un addestramento approssimativo e una scarsa capacità nel gestire lucidamente lo stress del confronto di piazza.

«Più che cercare di risolvere le conseguenze, urge far fronte alle cause profondi del malessere che porta i poliziotti al suicidio, rivedendo l’organizzazione quotidiana del lavoro e aumentando i mezzi a disposizione» sottolinea Marc Loriol, sociologo e ricercatore del Cnrs, esperto di protezione sociale e stress lavorativo.