Il cessate il fuoco è entrato in vigore. Dopo la seduta fiume del governo israeliano di giovedì sera, che ha ratificato la firma dell’accordo di pace, l’esecutivo ha indicato le 11 di ieri mattina (ora italiana) come “ora zero” per l’inizio della tregua. Le Idf hanno iniziato la ritirata, coperta dai bombardamenti dell’artiglieria e dai raid dell’aviazione che hanno provocato diverse vittime tra i palestinesi, fino alla “linea gialla”. Il ritiro delle forze israeliane, la cessazione dei cannoneggiamenti e l’ingresso di aiuti umanitari nella Striscia erano le condizioni minime poste da Hamas per iniziare le operazioni di liberazione degli ostaggi ancora in vita.

Ora il Movimento islamista palestinese dovrà liberarli tutti entro 72 ore dall’inizio del cessate il fuoco, il termine per il rilascio è quindi fissato alle 11 di lunedì mattina. Come contropartita Israele libererà 1.950 prigionieri palestinesi, di cui 250 condannati all’ergastolo. Nelle lista pubblicate ieri dal Ministero della Giustizia israeliano non figura nessuno dei detenuti “illustri”, come Barghouthi o Saadat, il cui rilascio è stato chiesto a più riprese da Hamas. Fonti del Movimento però hanno dichiarato che non è ancora stato raggiunto un accordo definitivo sulle liste e che l’elenco pubblicato da Israele non comprende i nomi concordati dai mediatori.

«Cittadini di Israele, due anni fa, la festa di Simhat Torah (che si terrà martedì e mercoledì) è diventata un giorno di lutto nazionale», ha dichiarato Netanyahu nel corso del suo discorso televisivo di ieri, «Questa Simhat Torah, con l’aiuto di Dio, sarà un giorno di gioia nazionale, celebrando il ritorno di tutti i nostri fratelli e sorelle tenuti in ostaggio». Il premier israeliano ha sostenuto che «Hamas ha accettato l’accordo solo dopo aver sentito la spada alla gola e solo dopo che il piano di Trump l’ha isolata a livello internazionale in un modo senza precedenti», e ha poi spostato il fuoco sulle prossime fasi dell’accordo, come il futuro governo della Striscia «Hamas a Gaza sarà senza armi e senza potere» e il disarmo del Movimento insieme alla smilitarizzazione della Striscia di Gaza, minacciando l’uso della forza se queste condizioni non saranno onorate da Hamas. «Se questo obiettivo verrà raggiunto nel modo più semplice, sarà fantastico. Altrimenti, sarà raggiunto nel modo più difficile», ha detto Netanyahu.

A garanzia del rispetto della tregua da parte di Israele è stata creata una task force a guida statunitense composta da 200 unità tra soldati e ufficiali, che però non saranno fisicamente presenti a Gaza, a cui saranno affiancati ufficiali di Egitto, Qatar, Turchia e Emirati Arabi Uniti. Nella Striscia verranno invece dispiegate truppe provenienti da paesi arabi e musulmani che si sostituiranno alle Idf nel loro progressivo ritiro dall’enclave palestinese. Secondo quanto riportato dall’agenzia statunitense Axios il processo dovrebbe durare diversi mesi e al termine delle operazioni di ritiro delle forze israeliane avranno inizio quelle di smantellamento delle installazioni e postazioni militari nella Striscia. Intanto almeno 5mila membri delle forze di sicurezza palestinese che fanno capo all’Anp sarebbero pronti a fare il loro ingresso nella Striscia dall’Egitto. Il loro compito sarà quello di affiancare le forze internazionali nelle operazioni di disarmo del Movimento senza l’uso della forza.

Sarebbero infatti in corso negoziati per cambiare la formula «disarmo di Hamas» in «consegna delle armi da parte di Hamas» per evitare l’insorgere di tensioni che potrebbero sfociare in un conflitto civile.

Trump avrebbe garantito personalmente ai vertici di Hamas che non permetterà a Israele di violare l’accordo raggiunto a Sharm el Sheikh e riprendere le ostilità. Il presidente degli Stati Uniti si recherà lunedì in Israele per celebrare il raggiungimento dell’accordo. Trump atterrerà in mattinata all’aeroporto Ben Gurion e si recherà subito a Gerusalemme per tenere un discorso alla Knesset al termine del quale ripartirà alla volta degli Stati Uniti.

Dopo la messa a terra della prima parte dell’accordo una delegazione diplomatica israeliana di medio livello rimarrà a Sharm el Sheik per proseguire il lavoro negoziale legato alle successive fasi d’attuazione.