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Elisabetta Bellini lascia il Dis
Situazione a dir poco complicata, ai vertici dell’intelligence italiana, all’indomani dell’annuncio ufficiale delle dimissioni di Elisabetta Belloni dalla guida del Dis a partire dal prossimo 15 gennaio. La necessità di procedere a una nuova nomina da parte del governo, infatti, si sovrappone all’intricatissima vicenda dell’arresto in Iran della giornalista Cecilia Sala, della quale i servizi segreti si stanno occupando in parallelo al canale diplomatico.
Ma la decisione – a quanto pare inaspettata per la premier Giorgia Meloni – di Belloni di lasciare il Dis, secondo più rumors convergenti è connessa proprio all’affaire Sala che, come è noto, a sua volta è legato all’arresto, avvenuto a metà dicembre a Milano, dell’ingegnere iraniano Mohammad Abedini Najafabadi, ricercato dagli Usa e in attesa della decisione sull’estradizione da parte delle nostre autorità. Ma andiamo per ordine.
Belloni comunica alla presidente del Consiglio e al sottosegretario con delega ai Servizi Alfredo Mantovano di volersi dimettere in maniera irrevocabile l’antivigilia di Natale. Meloni prende atto e chiede un differimento delle dimissioni a dopo l’Epifania, per avere modo di individuare un possibile successore. Si è nei giorni immediatamente successivi all’arreso di Cecilia Sala da parte del regime iraniano, ed è già un fatto conclamato che l’eventuale rilascio della cronista dipenderà dalle decisioni che assumerà l’autorità giudiziaria italiana circa Abedini.
Qualcuno, sempre secondo gli “spifferi” di Palazzo, chiede conto al vertice dei Servizi del fatto che questi abbiano avuto ben tre giorni (quelli intercorsi tra l’arresto di Abedini e quello di Sala) per esfiltrare la giornalista dall’Iran, quando era notorio che quest’ultima fosse in cima alla lista dei pasdaran tra gli stranieri presenti sul proprio territorio da usare eventualmente come pedina di scambio.
A questo punto, ciò che potrebbe essere successo diviene più nebuloso, perché non è dato sapere se la nostra intelligence non abbia avuto le informazioni necessarie per mettere in sicurezza Sala a causa dell’atteggiamento degli agenti Usa, timorosi di una possibile fuga di Abedini e reticenti verso i Servizi italiani. Questi potrebbero essere stati infatti tenuti all’oscuro sulle prime delle indicazioni fornite alla polizia italiana, che ha provveduto all’arresto dell’ingegnere su diretta indicazione degli americani, e non avrebbero così avuto il tempo di organizzare la messa in sicurezza di Sala.
Ma c’è anche chi sostiene che gli stessi Servizi italiani possano aver sottovalutato le intenzioni di Teheran rispetto alla possibilità di sequestrare la nostra connazionale, ritardando la comunicazione in Italia del suo arresto quando poi questo è avvenuto, impedendo così al ministero della Giustizia di poter differire la convalida dell’arresto di Abedini, ed evitare che la situazione arrivasse al punto attuale. Quel che è certo è che in questi giorni si è prodotto (o amplificato) un dissidio tra Belloni e Mantovano, che si è sovrapposto ai dissensi da tempo latenti tra la direttrice del Dis e il ministro degli Esteri Antonio Tajani.
C’è da ricordare, tra le altre cose, che il nome della direttrice dimissionaria del Dis era emerso qualche settimana fa come possibile sostituta di Raffaele Fitto in qualità di titolare della delega al Pnrr. Il maggiore avversario alla nomina, secondo tutti i retroscena, sarebbe stato Tajani, il quale non avrebbe gradito una possibile diminutio delle prerogative del suo ministero rispetto al dossier Pnrr, ma soprattutto sperava che la delega andasse a un esponente di FI (cosa non avvenuta perché il successore di Fitto, come è noto, è l’ex capogruppo alla Camera di FdI Tommaso Foti). Rapporti, insomma, mai decollati, tanto che all’orizzonte per Belloni non vi sarebbe un ritorno alla Farnesina, bensì un incarico a Bruxelles alla corte di Ursula von der Leyen.
Per quanto riguarda la successione al Dis, circola insistentemente il nome dell’attuale direttore dell’Aisi, Bruno Valensise, ma la nomina potrebbe anche interessare il suo omologo all’Aise, Giovanni Caravelli. Non è esclusa, però, una nomina esterna agli attuali vertici dei Servizi, per evitare di muovere troppe caselle. Il governo potrebbe sciogliere la riserva già nel Consiglio dei ministri di domani, ma persiste ancora un margine di incertezza.
Belloni è stata dal 2016 al 2021 segretario generale della Farnesina, per poi essere nominata dall’allora premier Mario Draghi al vertice del Dis e confermata dopo l’arrivo di Giorgia Meloni a Palazzo Chigi. A questo incarico si aggiungerà anche quello di sherpa del G7 italiano, a confermare la stima che l’attuale premier ha sempre nutriro per Belloni, ma che non è stata sufficiente per far fare dietro-front alla diretta interessata rispetto alle dimissioni.
Naturalmente, la decisione di Belloni non ha mancato di suscitare commenti politici, e all’opposizione non manca chi si chiede se una scelta così repentina non sia figlia di un contrasto con l’esecutivo che va oltre la vicenda Sala, ma investe anche la sfera più ampia dei rapporti tra gli Usa e il nostro paese, compreso anche il possibile (smentito da Palazzo Chigi) accordo da un miliardo e mezzo con Elon Musk per la fornitura di servizi avanzati di sicurezza nelle telecomunicazioni da parte di Starlink.