Oscar Pistorius piange e abbraccia la sorella dai banchi della difesa, prima di venire scortato nel carcere di massima sicurezza d Pretoria. La giudice del tribunale superiore ha appena letto la sentenza d’appello, che condanna a sei anni per l’omicidio volontario della fidanzata Reeva Steenkamp, uccisa a colpi di pistola nella loro casa durante la notte di San Valentino di tre anni fa.La sentenza di primo grado lo aveva riconosciuto colpevole di omicidio colposo e condannato a cinque anni di carcere. Impugnata sia dall’accusa che dalla difesa, la corte d’Appello ha modificato l’imputazione in omicidio volontario ma ha comminato una pena lieve, rispetto ai 15 anni chiesti dal pubblico ministero e previsti dal codice penale sudafricano. La giudice Thokozile Masipa, infatti, ha riconosciuto all’atleta tutte attenuanti chieste dalla difesa: «Pensava che un ladro fosse entrato in casa ed essendo senza protesi si è sentito vulnerabile, ha sparato non uno ma quattro colpi di pistola sapendo che c’era qualcuno in bagno. Subito dopo aver scoperto che si trattava di Reeva ha fatto di tutto per salvarla, anche se invano. Non concordo con il pm che Pistorius dal giorno dell’omicidio ad oggi non ha provato rimorso. Ha cercato in varie occasioni di comunicare con i genitori della vittima e ha chiesto pubblicamente scusa in questa aula di tribunale. Non ha sparato volendo uccidere intenzionalmente Reeva», ha spiegato nella sentenza. Secondo la legge sudafricana, poi, l’atleta potrebbe ottenere la libertà vigilata dopo aver scontato appena due anni di pena, grazie alla buona condotta. «Vi sono circostanze eccezionali che spignono a derogare alla pena prescritta dei 15 anni. Credo che una lunga condanna non sia giusta, ha già trascorso del tempo in carcere e ai domiciliari ed è un candidato ideale per un programma di riabilitazione», ha concluso la giudice. Una vittoria per la difesa di Pistorius, che aveva puntato tutto sull’accoglimento delle attenuanti per il campione paralimpico, arrivando al punto di mostrarlo in aula e davanti alle telecamere senza protesi alle gambe, per dimostrarne la disabilità. «Non faremo appello», ha infatti detto uno dei legali, che ora aspettano di sapere se l’accusa impugnerà la sentenza alla Suprema Corte d’Appello. Intanto, Oscar Pistorius è trasferito al Kgos Mampuru, lo stesso carcere in cui ha già trascorso 10 mesi dopo la condanna di primo grado. Sconterà la pena in una cella singola nell’ala ospedaliera del penitenziario, dove non avrà contatto con gli altri detenuti.Rimangono invece solo dolore e rabbia per i genitori e gli amici di Reeva, che speravano in una pena ben più severa. La sentenza divide anche l’opinione pubblica sudafricana, a partire dalle associazioni per i diritti delle donne: «Questa sentenza è un insulto a tutte le donne», ha detto la portavoce della Women’s League. Dello stesso avviso anche gli attivisti per i diritti civili, che considerano quello riservato a Pistorius un «trattamento preferenziale, rispetto a quello riservato ad altri imputati, che non potevano contare sullo stesso status o ricchezza». Ora la parola spetta di nuovo all’accusa, che ha quattordici giorni per presentare il ricorso.