È morto in seguito ad un arresto cardiaco Walter De Benedetto, 50 anni, affetto da artrite reumatoide. Era diventato un simbolo della battaglia per coloro che necessitano della cannabis a scopo terapeutico. Nel 2019 era finito sotto processo dopo un blitz al suo domicilio da parte dei carabinieri, per una serra dove De Benedetto coltivava cannabis. La dose consentita per legge non era sufficiente a lenire i dolori lancinanti che la malattia gli provocava. Accusato di coltivazione illecita di cannabis, era stato assolto nel 2021. De Benedetto si era più volte speso anche sul delicato tema delleutanasia. Tanti i messaggi che si leggono nella sua bacheca tra questi uno dei primi quello di Marco Cappato. «La prima volta che sono stato a casa di Walter - scrive Marco Cappato - era perché voleva parlare del suo fine vita. Da allora, invece, ha scelto di battersi come un leone contro lidiozia e la violenza di uno stato che lha portato alla sbarra perché si doveva curare con la cannabis. Ha vinto la sua battaglia processuale, non abbiamo fatto in tempo a vincere con lui in Parlamento o col referendum la battaglia politica per la legge. Andiamo avanti, anche in sua memoria. Grazie Walter». «Questa notte ci ha lasciati Walter De Benedetto. Ha lottato tanto, non solo contro la malattia ma per cambiare questo Paese. Lo ha fatto e ha vinto in tribunale dove uno Stato proibizionista, folle e crudele lo ha portato come imputato per essersi coltivato la Cannabis che gli serviva ad alleviare i suoi dolori», scrive su Facebook Riccardo Magi, deputato e Presidente di +Europa. «Lo ha fatto - aggiunge - sostenendo le campagne e le iniziative per legalizzare la cannabis senza mai risparmiare energie. Riposa in pace caro Walter, continueremo a lottare per gli stessi obiettivi, a partire dalla mia proposta sulla coltivazione domestica, che proprio ora è in discussione in Commissione Giustizia e che ti avrebbe evitato un processo e tante preoccupazioni». «Walter De Benedetto oggi ci ha lasciato. Con il suo corpo e la sua lotta processuale e politica ha reso evidenti in prima persona i danni causati dal proibizionismo nel nostro Paese», lo ricordano in una nota Massimiliano Iervolino, Giulia Crivellini e Igor Boni, segretario, tesoriera e presidente di Radicali Italiani. «Quando è stato processato per coltivazione domestica di cannabis - lunica cura per la grave forma di artrite reumatoide di cui soffriva sin da giovane - la sua assoluzione ha rappresentato uno spiraglio di luce per tanti pazienti che, come lui, continuano a vedersi negata la propria terapia e i propri diritti. Ricordiamo con grande emozione lapplauso dei tanti che con noi erano ad Arezzo di fronte al tribunale sotto una pioggia scrosciante, quando arrivò la notizia dellassoluzione. Walter venne assolto ma la legge proibizionista rimane da condannare senza attenuanti. Una legge criminogena che riempie le galere di disperati e consegna miliardi di euro alle mafie e alla criminalità. Walter non cè più ma noi continueremo a lottare contro lo Stato proibizionista, per liberare la cannabis dalle mani delle mafie. Continueremo a farlo in onore di Walter, della sua tenacia e del suo esempio», concludono.