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«È stato un incontro proficuo con una persona che apprezza le nostre attività e si è dimostrato molto disponibile». Questo il commento del presidente dell’Aida Onlus, Nazareno Insardà, alla fine dell’incontro con il capo dipartimento del ministero della Disabilità, Alberto Torreggiani, figlio del gioielliere Pierluigi, ucciso a Milano il 16 febbraio 1979 da un commando dei Pac e rimasto ferito nella sparatoria, al quale erano presenti alcuni responsabili del comparto equità sociale di diverse regioni italiane, tra cui la calabrese Francesca Frachea che ha accompagnato i rappresentanti dell’Aida onlus.
Il presidente dell’Aida Onlus, che quest’anno festeggia il suo ventesimo anno di attività, si è fatto portavoce di alcune proposte, contenute in una lettera consegnata a Torrreggiani e indirizzata alla ministra Alessandra Locatelli per migliorare la vita quotidiana delle persone con disabilità e garantire loro dignità ed equità sociale. Nello specifico la proposta dell’Aida Onlus consiste nel dare garanzie e tutele ai soggetti fragili vittime di patologie cosi dette “irreversibili”, eliminando la revisione biennale alle persone affette da Parkinson, Alzheimer, paraplegia e sindrome di down. «Spesso infatti si registrano- dice il presidente Insardà – dei comportamenti molto rigidi da parte di alcune commissioni che si occupano del riconoscimento delle invalidità e dell’handicap, come abbiamo già denunciato alla stampa qualche tempo fa dalla nostra associazione».
L’altra proposta, illustrata ad Alberto Torreggiani e contenuta nella lettera inviata alla ministra Locatelli, riguarda il rilascio del tesserino del parcheggio per persone amputate a uno degli arti superiori. «L’amputazione – spiega il presidente dell’Aida - non preclude alcuna problematica alla deambulazione ma ha effetti importanti sulla quotidianità. Non avendo il tagliandino per il parcheggio dedicato ai disabili, nel momento in cui si reca a fare la spesa, avendo a disposizione una sola mano, parcheggiando anche a 200 metri da casa, la persona si trova costretta a percorrere tale distanza più volte per poter portare al proprio domicilio il necessario per la quotidianità, (busta della spesa, cassa di acqua) senza dimenticare che se piove non ha la possibilità neanche di ripararsi dalle intemperie. Riteniamo quindi sia giusto valutare anche questo tipo di disabilità per il rilascio dei tagliandi necessari al diversamente abili», ha concluso.