Il reddito di cittadinanza, pensioni di cittadinanza e quota 100 ci sono nella legge di bilancio: chi dice che non ci sono sta dicendo bugie». La perentorietà con cui Luigi Di Maio mette a tacere le perplessità di Giancarlo Giorgetti, riportate da Bruno Vespa sul suo utlimo libro, sulla riforma “bandiera” del Movimento 5 Stelle la dice lunga sulle difficoltà della convivenza giallo- verde. «Il reddito di cittadinanza? Ha complicazioni attuative non indifferenti. Se riuscirà a produrre posti di lavoro, bene. Altrimenti resterà un provvedimento fine a se stesso», ha confessato il sottosegretario leghista alla Presidenza del consiglio al giornalista Rai, fornendo un ulteriore motivo di acredine tra i due partiti. «Per un naturale bilanciamento abbiamo dovuto portare avanti la quota 100 sulle pensioni, rinunciando, con questo, a una “flat tax” più estesa. Se l’avessimo fatta al posto delle pensioni, l’atteggiamento dell’Europa e dei mercati sarebbe stato diverso», argomenta l’esponente salviniano.

Sono passati solo pochi mesi dall’insediamento del governo Conte, ma il rapporto di fiducia tra Lega e 5Stelle mostra già i primi segni del logoramento. Il contratto siglato dai due leader politici non basta più a tutelare i contraenti. E così Giorgetti, sospettato in passato di essere la famosa “manina” sabotatrice della manovra, sembra quasi provare gusto a stuzzicare l’alleato, sdoganando parecchi tabù pentastellati, compreso il salvabanche. «Lo Stato deve ricapitalizzare le banche che ne hanno bisogno, salvo uscire quando si sono risanate. Si è fatto spesso storicamente, nei momenti di crisi finanziaria», dice a Vespa, provocando l’orticaria ai grillini. Il capo politico lascia fare finché non legge i lanci d’agenzia che sminuiscono la portata del reddito di cittadinanza. È a quel punto che Di Maio replica in diretta Facebook. I soldi per portare a casa la riforma «ci sono in manovra, c’è la ciccia», dice il vice premier. «Ma le norme regolamentari non possono stare lì» perciò «dopo la legge di bilancio, magari a Natale o subito dopo, si fa un decreto con le norme per reddito e pensioni di cittadinanza e riforma della Fornero. Lo faremo con un decreto, non un ddl perché ci vorrebbe troppo e c’è emergenza povertà», rivendica il ministro del Lavoro e dello Sviluppo econo- mico. In manovra «entrano tante nostre battaglia, sono veramente contento della legge di bilancio», insiste Di Maio, spiegando che «ci sono circa due mesi per perfezionare tutti i dettagli, in modo che il 2019 possa diventare l’anno del cambiamento». Per il reddito di cittadinanza bisognerà aspettare «tra inizio e fine marzo» per vederlo operativo. Non solo, il capo politico del Movimento illustra anche le «tre priorità che il M5S sosterrà nell’iter della manovra: pensioni d’oro, più risorse per scuola, università e ricerca, e tagli ai fondi ai giornali» . Misure che al momento mancano perché «abbiamo fatto una corsa contro il tempo» e su alcune norme «stiamo ancora facendo i conti, come per le pensioni d’oro: non sono ancora soddisfatto perché voglio recuperare ancora di più, recuperare più soldi possibile a questa gente che ci ha rubato il futuro». Nei prossimi due mesi, garantisce il vicepremier, per finanziare istruzione e ricerca il governo taglierà «un pò le detrazioni e gli sgravi fiscali ai petrolieri. Tagliamo da dove si inquina e mettiamo dove serve, per la formazione dei ragazzi e anche per gli stipendi degli insegnanti».

Di Maio elenca tutti gli obiettivi della maggioranza per riempire di contenuti i dubbi disseminati in giro dall’alleato. Tanto che la Lega si sente in dovere di far sapere che non c’è «alcuno scontro con il M5S e alcuna voltà di bloccare la misura». Anzi, si sottolinea, «c’è l’impegno a realizzare le misure contenute nel contratto di governo».

Ma che il sospetto ormai la faccia da padrone nella relazione tra leghisti e grillini sembra un dato di fatto, confermato dall’intervento del presidente del Consiglio, che interviene in prima persona per contraddire il suo sottosegretario. «Posso confermare che ci sono le risorse sia per finanziare sia il reddito di cittadinanza che vogliamo, sia per finanziare la riforma della Fornero che abbiamo concepito e progettato», dice il premier. «Ci tengo a dire che questa riforma ( il reddito di cittadinanza, ndr) partirà l’anno prossimo. Siamo tutti consapevoli che la riforma andrà fatta con grande attenzione, non siamo irresponsabili, ma è una proposta qualificante del programma politico di questo governo e tendiamo a farla bene con tutti i dettagli applicativi che saranno necessari», rassicura Conte, rinnegando di fatto i dubbi di Giorgetti. E sulle ricostruzioni in merito alle coperture «c’è la libertà di stampa, quello che conta è quello che scrive il governo», ironizza il capo dell’esecutivo. L’importante è che tra alleati parlino la stessa lingua.