L’ex difensore del falso pentito
Vincenzo Scarantino non si presenta in aula, per la seconda volta consecutiva, e il Presidente del Tribunale, dopo una breve Camera di consiglio, dispone l’accompagnamento coattivo per la prossima udienza che si terrà a gennaio. È accaduto questa mattina al processo sul depistaggio sulle indagini sulla strage di via D’Amelio che vede alla sbarra tre poliziotti,
Mario Bo, Michele Ribaudo e Fabrizio Mattei, accusati di concorso in calunnia aggravata dal metodo mafioso. A essere citata dalla difesa di Mario Bo è l’avvocata Lucia Falzone, che per un periodo è stata la legale dell’ex pentito Scarantino.
Secondo l’accusa l’ex collaboratore di giustizia sarebbe stato indotto, dopo le stragi mafiose, ad accusare degli innocenti, che poi furono condannati. Scarantino con le sue dichiarazioni depistò le prime indagini sulla strage di via d’Amelio.
Lucia Falzone, che è di Caltanissetta, ha presentato al Tribunale un certificato medico. Ma il Presidente Francesco D’Arrigo ha deciso di disporre l’accompagnamento coattivo con la multa da 300 euro. La stessa decisione vale anche per
Arianna Bossi, ex moglie di un altro falso pentito,
Francesco Andriotta. Anche Bossi avrebbe dovuto essere ascoltata oggi. Le due donne dovranno presentarsi, come disposto dal Presidente D’Arrigo, alla prossima udienza, che si terrà il 12 gennaio 2022, alla ripresa del processo.
Depistaggi su via d'Amelio, le confidenze di Scarantino al suo legale
Nel 1995 l’ex pentito parlando con la sua legale, appunto l’avvocata Falcone, che oggi avrebbe dovuto essere ascoltata nel dibattimento, diceva: «Mi sento preso in giro», senza sapere di essere intercettato nella sua casa di San Bartolomeo al Mare, in Liguria. È il 22 gennaio del 1995 e Scarantino si confidava con l’avvocata.
Si sentiva «preso in giro» ma «non dagli avvocati», chiariva al legale. Per questo motivo voleva tornare in carcere e «rispedire la famiglia a Palermo». «Afferma che non ce l’ha con i magistrati - come annotavano i poliziotti nel brogliaccio che è stato depositato alla Procura di Caltanissetta nell’ambito dell’indagine aperta dalla Procura di Messina su due magistrati poi archiviata - ma con qualcuno di Palermo che lo vuole fare innervosire» e che vede «cose strane». E ribadiva che lui «sa» di parlare con sincerità«. Il giorno successivo, invece di tornare in carcere e »rispedire la famiglia a Palermo«, deponeva al processo per la strage. Scarantino voleva ritrattare la sua falsa confessione alla vigilia della deposizione in aula?
«Non sono pentito di quello che ho fatto, anzi dovevo parlare subito dopo il io arresto», diceva invece il 4 maggio del 1995 parlando con la cognata al telefono. I due non sapevano di essere intercettati. Anche questa conversazione era finita
nel brogliaccio depositato dalla Procura di Messina ai colleghi nisseni nell’ambito dell’inchiesta sul depistaggio sulle strage di via D’Amelio. Poco prima la moglie di Scarantino, Rosalia parlando con la sorella e quest’ultima gli diceva: «Se Enzo
(Scarantino ndr) torna indietro con la sua scelta è meglio per tutti». E Rosalia le diceva che quando sente parlare al telefono del marito «pensa sempre a brutte cose». Ma quando passa la cornetta al marito,
Scarantino dice alla cognata di non essere affatto pentito della sua scelta. Si diceva «preoccupato» per la suocera perché la madre «non la tocca nessuno». La prossima udienza si terrà il 12 gennaio 2022, alle 9.30. A presentarsi in aula, coattivamente, saranno sia l’avvocata Lucia Falzone che l’ex moglie dell’ex pentito Francesco Andriotta.
(Adnkronos)