Il bilancio del terribile terremoto che nella notte tra venerdì e sabato scorsi ha colpito la zona a sud di Marrakech in Marocco, continua a salire di momento in momento. Fino ad ora le vittime accertate ed estratte dalle macerie sono almeno 2500, i feriti sono pressoché dello stesso numero ma sembra certo che la perdita di vite umane sarà molto superiore. Si scava con le mani in alcuni casi sebbene i volontari mobilitati siano migliaia insieme alle squadre dell esercito.

Diverse zone sono difficili da raggiungere come testimoniano i molti turisti rimasti intrappolati nelle località che stavano visitando e ora sono impossibilitati ad essere rimpatriati. Le situazioni di maggiore gravità riguardano l'area montuosa dell Atlante. Il bisogno di aiuti umanitari è quindi enorme ma proprio in queste ore sta montando una polemica che probabilmente va al di là della mera disorganizzazione. Il Marocco infatti per il momento ha accettato i soccorsi da parte di solo quattro paesi, bloccando invece le offerte da altre nazioni. E' stato il ministro dell'interno a poche ore dal sisma devastante, a confermare che il paese ha accolto le offerte di sostegno delle nazioni amiche: Spagna, Qatar, Regno Unito ed Emirati Arabi Uniti. Farhan Haq, portavoce del segretario generale delle Nazioni Unite, ha reso noto che le squadre dell ONU sono già arrivate in Marocco e stanno valutando le sue esigenze.

Inoltre la Società della Croce Rossa cinese darà alla Mezzaluna Rossa marocchina 200mila dollari per l'assistenza umanitaria di emergenza. In particolare si tratta per la maggior parte di attrezzature per la ricerca e il salvataggio come dimostrano le macchine specifiche a questo scopo giunte dal Qatar. La Spagna ha inviato un'unità di ricerca e soccorso con cani da fiuto e il Regno Unito ha schierato una unità simile. Ma resta sospesa la domanda sul perché il Marocco abbia invece espresso il diniego verso altre nazioni.

Rabat ha affermato di voler mantenere il controllo di una situazione potenzialmente caotica con decine di paesi e organizzazioni che arrivano per aiutare. Una dichiarazione da parte delle autorità avrebbe dovuto fare chiarezza: «Una mancanza di coordinamento in questi casi sarebbe controproducente». Ma invece di diradare il fumo del sospetto alcuni elementi contribuiscono a rimpolpare critiche e tensioni sia esterne che interne al Marocco.

Spicca soprattutto il rifiuto di aiuti pronti a partire dalla Francia. Al di là di quello che dichiara il governo marocchino, è noto che i rapporti diplomatici non siano idilliaci. Parigi infatti da diverso tempo sta tentando il riavvicinamento all’Algeria, ex colonia ma anche avversaria nel nord Africa del Marocco. Quest'ultimo non ha un ambasciatore in Francia da mesi, Emmanuel Macron ha dovuto rinviare una visita prevista a Rabat lo scorso inverno, viaggio che non è mai stato riprogrammato. Il Quai d'Orsay smentisce qualsiasi notizia di attrito e lo ha fatto attraverso il ministro degli Esteri Catherine Colonna: «Il Marocco è padrone delle sue scelte, che devono essere rispettate, e ha deciso di dare priorità all'arrivo degli aiuti in base alla sua valutazione della situazione. Siamo a disposizione del Marocco per un'assistenza immediata e a medio termine», aggiungendo poi che sono pronti 5 milioni di euro di aiuti per le ONG presenti sul posto. Ma è stata proprio un organizzazione umanitaria francese a sollevare i primi dubbi.

Secouristes sans Frontières spiega che i suoi operatori umanitari non hanno ancora ricevuto il via libera dal governo marocchino. La decisione di Rabat dunque sarebbe stata dettata da ragioni di sovranità e di interessi geopolitici, una tesi non facilmente dimostrabile in questi momenti di devastazione ma che puo essere suffragata da alcuni fatti come quello che ha visto gli aiuti spagnoli giungere per primi, è noto ad esempio che Madrid appoggia le aspirazioni marocchine per il controllo del Sahara occidentale.