Il tribunale distrettuale Basmanny di Mosca ha rinviato al 3 ottobre la decisione su Marina Ovsyannikova, accusata per aver screditato le forze armate russe.

La giornalista rischia fino a dieci anni di carcere e la sentenza sarà pronunciata in sua assenza dato che è riuscita a fuggire dalla Russia. Nei confronti dell’ex volto noto di Channel One viene contestata la violazione dell’ormai famigerato articolo 207.3 del codice penale, entrato in vigore all’indomani dell’aggressione militare ai danni dell’Ucraina. La norma liberticida è stata applicata anche ad altri dissidenti. Tra questi i giornalisti Vladimir Kara-Murza e Ilya Yashin e l’avvocato Aleksey Gorinov.

Le accuse nei confronti di Ovsyannikova si riferiscono alla protesta solitaria nei pressi del Cremlino il 15 luglio di un anno fa. In quella occasione venne esposto un cartello con la scritta “Putin è un assassino. I suoi soldati sono fascisti”. Per questo fatto è stata messa agli arresti domiciliari e le è stato applicato il braccialetto elettronico. Nell’ottobre 2022 il colpo di scena: Marina è riuscita a privarsi del dispositivo di controllo elettronico e a scappare da Mosca con la figlia. Il ministero dell’Interno russo ha inserito la reporter nella lista dei ricercati. Poca cosa rispetto alla ritrovata libertà in Francia, dove adesso risiede in pianta stabile. Nel maggio scorso Marina ha partecipato ad un dibattito sulla libertà di stampa, organizzato dal nostro giornale, durante il Salone internazionale del libro di Torino.

In vista dell’udienza del 3 ottobre prossimo Ovsyannikova ha inviato al tribunale alcune dichiarazioni, le “ultime dichiarazioni” come vengono chiamate in gergo tecnico. Non sono state depositate dal suo difensore, Dmitry Zakhvatov. Anche lui è scappato dalla Russia. La parola proibita, guerra, viene pronunciata più volte dalla giornalista-

«Signor giudice – scrive Marina Ovsyannikova - lei sa perfettamente che l'accusa mossa contro di me è assurda ed è motivata politicamente. Hanno deciso di punirmi perché non ho paura e ho chiamato le cose con il loro nome. La televisione russa è una macchina di propaganda ingannevole: la guerra è guerra e Putin è un criminale di guerra. Secondo gli investigatori, la mia protesta deriva da odio politico. Non è così e ovviamente non ammetto la mia colpa. Ho fatto una scelta molto difficile, l'unica giusta nella mia vita, e per questo ho già pagato un prezzo alto. La punizione per me è stata l'esilio: la vita in un paese straniero, senza famiglia, amici, casa, lavoro e, soprattutto, senza l'opportunità di tornare in patria e abbracciare i miei cari».

Ovsyannikova sottolinea l’importanza delle proprie decisioni: «A volte mi chiedo, potevo restare in silenzio? No, non potevo farlo. Restare in silenzio al momento dell’aggressione avrebbe significato diventare complici di un crimine. So cos’è la guerra. Da bambina ho vissuto la stessa cosa che stanno vivendo gli ucraini adesso. La mia casa fu rasa al suolo durante la prima guerra cecena. Da allora odio la guerra. Credo che le persone non debbano essere considerate dei pezzi su una scacchiera e che ogni vita umana non abbia prezzo».

Non manca un altro riferimento alle vicende personali.

«A causa della mia posizione contro la guerra – aggiunge Ovsyannikova - in Russia mi considerano una traditrice. Dicono che in ogni situazione bisogna stare insieme al proprio paese e insieme alla propria gente. Ma non sono una traditrice, sono una patriota. Io amo la Russia! Il vero traditore è Putin con la sua cerchia ristretta. Sono loro ad aver tradito e ad aver distrutto il futuro della Russia. Fino a poco tempo fa sognavamo di raggiungere il Portogallo in termini di Pil e benessere della popolazione, ma non è stato così. Il mondo intero sta correndo avanti a passi da gigante, mentre la Russia sta rotolando nell'abisso, nell’abisso dell'oscurantismo, della propaganda e della marginalità».

Infine, una riflessione sul boss del Cremlino. «Nei lunghi anni del suo governo – afferma la reporter dissidente -, Putin ha completamente distrutto le elezioni libere, i media indipendenti e ha preso il controllo dell’intero sistema giudiziario russo. L'apoteosi del suo regno le sue continue bugie sono state la guerra insensata e la repressione su larga scala scatenata contro il suo stesso popolo. Tutto con un solo obiettivo: conservare il potere e governare per sempre, ad ogni costo! Per questo è stata predisposta la gigantesca macchina della propaganda, che esalta costantemente Putin e instilla nei russi l’odio verso l’Ucraina, gli Stati Uniti e l’Europa occidentale».