Il ministero dell’Interno, cioè il ministero di Matteo Salvini, ci informa che le principali emergenze delle quali si è parlato anche lui, Salvini, ogni tanto ne ha parlato… in questi ultimi mesi ( in questi ultimi anni) sono risolte. Omicidi, criminalità, sbarchi. Restano molti problemi, ma certo non possono essere considerati emergenze. Sbarchi: in un anno crollati del 76 per cento. Delitti, in un anno scesi del 9,5 per cento. Omicidi, giù del 14 per cento. Furti, 8,7 per cento in meno. Rapine, meno 11. Delitti mafiosi, meno 33 per cento. Latitanti mafiosi, meno 99 per cento. Possiamo anche parlare di bollettino della vittoria. Vittoria da accreditare a chi? Di questo ragioniamo alla fine di questo articolo, adesso cerchiamo di trarre qualche insegnamento da questi dati.

Ovviamente nessuno al mondo avrebbe l’ardire di sostenere che 319 omicidi, e cioè quasi uno al giorno, non siano un problema molto serio per una società moderna. Né che un milione di furti all’anno, circa 3000 al giorno, siano un fenomeno privo di interesse sociale. E anche 40 mila sbarchi all’anno di migranti irregolari sono un numero considerevole, sebbene certo non devastante per la struttura sociale ed economica di un paese, ricco, con più di 60 milioni di abitanti.

È chiaro che le cifre che ci ha fornito il ministro dell’Interno richiedono una strategia politica robusta, che serva a ridurle ancora nell’anno venturo. Sarebbe assurdo dire: beh, c’è un solo omicidio al giorno, sospendiamo ogni azione di vigilanza e di contrasto alla criminalità.

Il problema tecnico, che riguarda gli esperti, la polizia e l’autorità politica che guida la sicurezza pubblica, è sul tappeto e va affrontato con serietà. Il problema politico è diverso. E consiste in questo: a chiunque è evidente che non si può più parlare di emergenza quando si parla di delitti o di sbarchi. L’emergenza - sia nel dizionario della lingua italiana sia nel dizionario politico - è una situazione straordinaria di crescita veloce e massiccia delle dimensioni di un problema. Se lo spread vola sopra i 300 punti c’è una emergenza spread. Se la povertà ( che riguarda italiani e immigrati) anziché decrescere ( come era sempre avvenuto nel dopoguerra) torna a crescere, è emergenza. Se le cifre della disoccupazione dicono che è in aumento quella giovanile, è emergenza. Viceversa, se il ministero ci informa che gli sbarchi sono calati del 76 per cento, non esiste neppure l’ombra di un’emergenza sbarchi. Così come se in un anno sono stati catturati 54 dei 55 mafiosi definiti pericolosi dagli esperti, e ne resta libero uno solo - seppure dal nome altisonante come quello di Matteo Messina Denaro - è chiaro che non si può parlare di emergenza mafia. Allora la mafia non esiste? Esiste, ma è molto più debole e pericolosa dell’anno scorso, e tantopiù è debolissima rispetto a una ventina di anni fa, quando fu concepita e realizzata la legislazione emergenziale antimafia. Allora la mafia uccideva circa 1000 persone ogni anno, e tra queste 1000 molte erano persone che non avevano nulla a che fare con la mafia o che erano impegnati a combatterla: giudici, giornalisti, politici. Quest’anno la mafia ha ucciso trenta persone ( circa 30 volte di meno) e tutte in regolamenti di conti. Chiaro che sono cambiate le dimensioni di un problema drammatico. Il problema scomparirà solo quando il numero degli omicidi sarà pari a zero.

La differenza tra un problema e un’emergenza, in politica, è decisiva. Se i politici capiscono quali sono le emergenze, e le priorità, e vi si dedicano, possono ottenere ottimi risultati. Se prendono lucciole per lanterne, e magari - grazie alla stampa e alla Tv e al web - convincono anche grande parte del popolo che le lucciole sono lanterne e le lanterne lucciole, gli errori politici si ingrandiscono e si moltiplicano.

Per questo è importante prendere atto di questi dati che il ministro dell’Interno ci ha fornito, seppure senza molte fanfare. Per cercare di rimettere le cose in ordine. Capire che i problemi più urgenti, in Italia, non sono la lotta alla criminalità ( che pure va fatta) né agli sbarchi, è molto importante per capire quali sono i problemi veri. Credo che siano essenzialmente quattro, i problemi più urgenti, ma forse mi sbaglio ( e allora discutiamone, però discutiamone dati alla mano): la giustizia sociale ( che da anni è sempre più squilibrata), la difesa del diritto e dello Stato di diritto ( abbandonata da anni dal ceto politico), l’aumento della produzione e della produttività, il ritorno alle opere pubbliche e agli investimenti, che non si vedono più, in quantità ragionevole, dai tempi del primo centrosinistra ( diciamo da Tangentopoli in avanti).

Non so se sono riuscito a spiegarmi. Non voglio fare una discussione etico- ideologica. Semplicemente propongo di prendere atto dei dati e di trovare il modo - anche attraverso un impegno onesto o almeno non truffaldino della stampa - di renderli pubblici, di farli conoscere, di spiegarli, di mettere l’opinione pubblica in grado di giudicare. Il vecchio Pannella diceva: «Diritto alla conoscenza». E già: mai diritto fu più calpestato e vilipeso!.

P. S. Ultima osservazione. A me, personalmente, i ministri un po’ polizieschi non sono mai piaciuti. E nonostante un vecchio sentimento di amicizia che mi lega a lui, non mi è mai piaciuto troppo neppure Marco Minniti, mi è parso sempre un po’ “sbirro”. Però francamente non capisco come quel pezzo di mondo politico e di opinione pubblica che ama l’ordine, la repressione, l’arresto, il respingimento del migrante, possa non sentirsi in dovere di costruire un monumento equestre all’ex ministro. Ehi, ragazzi, questo signore ha catturato tutti i latitanti pericolosi tranne uno. Dico: uno! Ha praticamente cancellato il fenomeno degli sbarchi clandestini. Ha ridotto furti, rapine, truffe, ha messo la mafia spalle al muro... Un tipo come Salvini dovrebbe trasformarlo in icona. Magari levando dagli stemmi della Lega Alberto da Giussano e sostituendolo con una immaginetta del mitico Marco...