La propaganda di guerra non ammette il dissenso, specialmente in un paese militarizzato come la Turchia.

Così basta una critica sui social network per finire in cella. Il capo della polizia turca, Mehmet Aktas, ha reso noto che 78 persone sono state detenute e 452 arrestate per aver criticato l’operazione militare turca nel nord della Siria sui propri account.

Aktas ha specificato che ben 1297 profili social sono stati posti sotto controllo. Il presidente turco Recep Tayyip Erdogan aveva promesso “tolleranza zero” nei confronti di chi avesse usato i social media per «mistificare» l’azione turca in Siria, parlando di «guerra» anzichè di «intervento» e diffondendo la falsa notizia secondo cui l’operazione sarebbe diretta contro i curdi, anzichè contro le milizie curde Ypg o diffondendo false notizie rispetto alla morte di civili.

Gli arrestati sono accusati di aver fatto propaganda, in maniera diretto ma anche indiretta, a favore dell’organizzazione tercurda Ypg, che secondo il regime di Ankara sarebbe una formazione terroristica.

Obiettivo dell’intervento repressivo, aver diffuso post con notizie false riguardanti la morte di bambini e civili e aver utilizzato i propri account social per istigare all’odio nei confronti del governo, dello Stato e delle forze di sicurezza turche.