Passeremo al freddo questo inverno? Si bloccherà il sistema produttivo italiano nei prossimi mesi per mancanza di energia? La convocazione dell’ambasciatore italiano a Mosca e le minacce che giungono dalla Russia ( edi quelle alla Lituania per il blocco di merci soggette a sanzioni destinate a Kaliningrad), sempre più determinata ad assumere un ruolo di protagonista in un nuovo ordine mondiale, come dichiarato da Putin il 17 giugno scorso nel Forum internazionale dell’economia di San Pietroburgo, giustificano la preoccupazione.

Per questo motivo Il Dubbio ha contattato fonti ben informate dell’Eni, il principale operatore italiano che fornisce gas naturale al nostro paese, per capire come stanno realmente le cose. La prima notizia che merita di essere sottolineata è che, in realtà, la Russia non ha mai ridotto le forniture di gas naturale all’Italia del 50%, bensì del 10%, come si comprende esaminando i fatti accaduti negli scorsi giorni, e illustrati dalle fonti dell’Eni.

A questo fine è il caso di ricordare che, per prassi, l’Eni chiede giornalmente una determinata quantità di gas, nell’ambito dei volumi consentiti dal contratto, la sera di ogni giorno per l’indomani, a Gazprom, la quale conferma di adempiere alla richiesta la sera stessa, o la mattina successiva. La quantità di gas domandata arriva quindi nel giorno successivo alla richiesta al punto di ingresso della rete italiana del gas, che si trova a Tarvisio.

È importante sottolineare che l’Eni non è l’unico importatore di gas in Italia, e che la società fondata da Mattei, come qualsiasi multinazionale, vende il gas anche fuori dell’Italia, sia nella sua versione Lng ( ossia di gas liquefatto), sia attraverso gasdotto, anche se in questo periodo sono prevalenti le importazioni sulle vendite all’estero.

Fatto sta che il 15 giugno l’Eni viene avvisato dalla sua controparte russa che riceverà il 15% in meno del gas richiesto, che per quel giorno era di 35 milioni di metri cubi, in linea con i quantitativi domandati negli ultimi tempi. E in effetti, la compagnia italiana ne riceve 29- 30 milioni.

Successivamente, ossia presumibilmente a fine giornata del 15 giugno, l’Eni apprende dalla sua controparte che il motivo della riduzione della fornitura, rispetto alla richiesta, è dovuta ad un guasto alla centrale di compressione collegata al gasdotto Nordstream. A quel punto l’Eni, per comprensibili motivi, richiede, a partire dal 16 giugno, una quantità quasi doppia di gas rispetto a quella dei giorni precedenti, ossia oltre 60 milioni di metri cubi al giorno, essendo questo consentito dal contratto.

Ciononostante, Gazprom continua a fornire nei giorni successivi 32 milioni di metri cubi al giorno, e non inoltra nessuna ulteriore comunicazione per spiegare il mancato adempimento. L’Eni comunica quindi alla stampa che le forniture russe di gas sono state tagliate del 50% rispetto alle richieste ( che erano però raddoppiate, circostanza permessa dal contratto di fornitura), notizia ripresa dai tutti i media, nazionali ed internazionali ( inclusa la BBC). In conclusione le forniture russe, attestandosi in questi giorni intorno a 32 milioni di metri cubi, sono circa il 10% inferiori a quelle esistenti prima della riduzione comunicata da Gazprom. Ma che succederà se la Russia, per evidenti finalità ritorsive, dovesse tagliare ulteriormente, o addirittura del tutto, le forniture di gas? Dall’Eni fanno sapere che, grazie ai nuovi contratti di fornitura, sottoscritti dal governo italiano nei primi mesi del conflitto russo- ucraino con diversi paesi produttori ( Algeria, Angola, Congo, Egitto, Qatar), la multinazionale petrolifera sarà in grado di sostituire il 50% del gas importato dalla Russia già a partire da fine 2022, per arrivare ad una percentuale di sostituzione del 80% nell’inverno 2023/ 24, e sostituire del tutto, al 100%, il gas russo, a partire dall’inverno 2024/ 25.

Va detto che questi sono i piani, ma quanto gas addizionale, non russo, è stato acquisito dall’Eni dopo lo scoppio del conflitto? Per il momento non vi è una stima precisa, ma è ragionevole ritenere che i quantitativi aggiuntivi sono per il momento modesti, e tutti provenienti dall’Algeria, che sta fornendo attualmente 68 milioni di metri cubi di gas al giorno, un quantitativo che è più che doppio di quello oggi importato dalla Russia ( 32 milioni).

Di certo l’accordo con l’Algeria è veramente importante, visto che prevede a regime in media 25 milioni di metri cubi in più al giorno ( 9 miliardi l’anno), un importo di poco inferiore rispetto alle attuali forniture russe. Un altro accordo che consentirà di ottenere nuovo gas a partire da questo stesso 2022 è quello con l’Egitto, con un flusso di 8 milioni di metri cubi al giorno ( 3 mld l’anno), che però sarà destinato non solo all’Italia, ma anche all’intera Ue. Certo è che con tutti i problemi che il mondo sta avendo in questi ultimi tempi ( pandemia, cambiamento del clima), ci si sono messi pure i russi a peggiorare le cose.