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Papa Leone XIV incontra in udienza i giornalisti in aula Paolo VI Ñ Cittˆ del Vaticano Ñ Luned“ 12 Maggio 2025 - Cronaca - (foto di Cecilia Fabiano/ LaPresse) Pope Leo XIV arrives to hold an audience with representatives of the media in Paul VI hall Ñ Vatican City Ñ Monday , May 12, 2025 - News - (photo by Cecilia Fabiano/LaPresse)
In queste ore il più volenteroso tra i volenterosi sembra Leone XIV, protagonista di una improvvisa svolta diplomatica che avvicina il Vaticano alle ragioni di Kiev. Improvvisa perché sono bastati pochi giorni perché il capo della Chiesa prendesse una posizione netta come mai era accaduto dall’invasione russa del febbraio 2022.
Se Bergoglio ammoniva la Nato, accusata di «abbaiare» ai confini della Russia e quindi di aver provocato a suo modo le reazioni belluine di Vladimir Putin caldeggiando una pace generica e senza aggettivi, Prevost non ha esitato a evocare una «pace giusta» per porre fine alla guerra in Ucraina. Un concetto che Volodymyr Zelensky ripete da tempo (lo aveva fatto anche durante il terribile incontro nello Studio ovale), contrapponendolo a quello di resa incondizionata accarezzato dal Cremlino e dai tanti agit prop filorussi.
A testimoniare la ritrovata vicinanza della Chiesa cattolica alla causa ucraina il colloquio telefonico avvenuto questa mattina tra il Pontefice e lo stesso Zelensky per iniziativa dello stesso Prevost: «Ho parlato con Papa Leone XIV. Questa è stata la nostra prima conversazione, ma è stata già molto calorosa e davvero significativa; grazie per il vostro sostegno al nostro Paese e a tutto il nostro popolo. Apprezziamo molto le parole di Sua Santità sulla necessità di raggiungere una pace giusta e duratura per il nostro Paese e sulla liberazione dei prigionieri», scrive il presidente ucraino sul suo canale Telegram.
Zelensky, che ha invitato Prevost in Ucraina per una visita apostolica, spiega di aver discusso «delle migliaia di bambini deportati in Russia dai militari di Mosca» confidando in un aiuto del Vaticano per riportarli a casa e ha inoltre informato il Papa della proposta per un periodo di tregua di trenta giorni e della disponibilità (una novità assoluta) a incontrare Vladimir Putin in persona per dei colloqui diretti in Turchia.
L’attivismo di Papa Leone XIV coincide infatti con dei significativi passi in avanti della diplomazia internazionale; è stato il capo del Cremlino a proporre un incontro bilaterale Mosca-Kiev giovedì nella metropoli turca anche se non ha mai fatto specifico riferimento alla persona di Zelensky. Il filo del dialogo sembra però molto sottile e potrebbe spezzarsi da un momento all’altro; ad esempio la Russia non ha per nulla apprezzato la formula con cui i cosiddetti Volenterosi chiedono il cessate il fuoco di un mese che interpreta come una specie di ultimatum: «Il linguaggio degli ultimatum non è accettabile per la Russia, nessuno può permettersi di parlarci in questo modo», tuona Dimitry Peskov, portavoce del Cremlino, spiegando però che Mosca vorrebbe anch’essa «una pace duratura» e che mantiene aperta la porta.
Da parte sua l’Ucraina continua a denunciare la non volontà dei russi di fermare veramente le armi esprimendo scetticismo sulle loro reali intenzioni: «In questi giorni continuano ad attaccare le nostre posizioni lungo tutta la linea del fronte. Hanno sprecato un’altra opportunità per porre fine alle uccisioni. Ciò dimostra ancora una volta che l’unico obiettivo della Russia è prolungare la guerra» tuona su X il ministro degli Esteri ucraino Andrii Sybiha.
Allo stato attuale non sembrano esserci ancora le condizioni per un incontro Putin-Zelensky, ma da qui a giovedì prossimo le cose possono cambiare e le parti riavvicinarsi. Il presidente ucraino sembra crederci: «Spero che questa volta Putin non si inventi scuse. Siamo pronti a discutere, a mettere fine a questa guerra».
È ciò in cui confida un Donald Trump particolarmente ottimista che tanto vorrebbe apporre il suo sigillo sulla pace e che compie il cosiddetto passo più lungo della gamba dando per sicura l’adesione della Russia al cessate il fuoco: «Sono certo che i russi accetteranno la tregua di trenta giorni e che da Istanbul potranno uscire ottime notizie per mettere fine al bagno di sangue. Sto valutando di cambiare i miei programmi e volare anche io in Turchia». La presenza del tycoon darebbe in tal senso ancora più sostanza al vertice di Istanbul.
Anche presidente turco Recep Tayyip Erdogan - che come è avvenuto all’inizio del conflitto offre la sua mediazione nella speranza di intestarsi anche lui pezzetto di pace futura- si mostra fiducioso: «Siamo molto felici di ospitare i colloqui. Una nuova finestra di opportunità si è aperta con i recenti contatti. Speriamo che questa opportunità non venga sprecata». Erdogan afferma di aver parlato con Zelensky garantendo che giovedì sarà a Istanbul. Non si sa invece cosa farà Vladimir Putin e non è un dettaglio da poco considerando che è l’unico ad avere il potere di mettere fine all’invasione dell’Ucraina.