Un italiano di 41 anni è morto a seguito dell'utilizzo della pistola a impulsi elettrici taser da parte della polizia. È accaduto a Massenzatico, a Reggio Emilia. Dalle prime informazioni, i poliziotti sono intervenuti sul posto stamattina intorno alle 6 e l'uomo, un pluripregiudicato, era in forte stato di escandescenza. Sono in corso le indagini della polizia, coordinata dalla locale procura, per fare luce sull'accaduto: il terzo caso in circa un mese.

Il 16 agosto scorso, infatti, un uomo di 57 anni era morto a Olbia. Gianpaolo Demartis, stava finendo di scontare una condanna per spaccio, si era introdotto furtivamente in due case in via San Michele e poi aveva importunato i passanti, in stato di evidente alterazione. Dopo diverse chiamate al 112, erano arrivati i carabinieri. Demartis aveva anche colpito un militare dell'Arma che cercava di fermarlo, e a questo punto si era deciso di usare il taser. Il 57enne si era accasciato e le sue condizioni di salute erano apparse subito gravi; trasportato in ambulanza verso l'ospedale di Olbia il cuore aveva smesso di battere. La procura di Tempio Pausania (pm Alessandro Bosco) ha indagato per omicidio colposo i due carabinieri intervenuti.

Ventiquattro ore dopo, di domenica, a morire dopo essere stato colpito con il taser dai carabinieri, Elton Bani, un uomo di 47 anni di origini albanesi, spirato a Sant'Olcese, nella frazione Manesseno, sulle alture di Genova. Alcune persone avevano chiamato il 112 perché Bani, in stato di agitazione, aveva minacciato una di loro. I carabinieri a un certo punto avevano deciso di usare il taser, e l'uomo era stato colpito almeno due volte. Il pm di Genova Paola Calleri ha indagato per omicidio colposo i due militari.

L'uso del taser si era già concluso in modo tragico lo scorso giugno a Pescara, vittima un trentenne che era stato fermato in strada dalla Polizia per una rissa. Gli accertamenti dimostrarono però che l'uomo era morto a causa di un trauma toracico e non per effetto dell'arma. Altri due casi si sono verificati nel 2024 e nel 2023.

Le reazioni

«Un'altra scossa di taser, un'altra 'imprescindibile' morte durante un'operazione di polizia? Dopo i tre casi di questa estate, stavolta succede a Reggio Emilia. Pochi giorni fa, il ministro Piantedosi rispondendo a una mia interrogazione al Question Time, aveva ribadito che si tratta di uno strumento appunto imprescindibile. Probabilmente imprescindibile per morire, perché se tre casi fanno un indizio, il quarto è la prova che il taser dovrebbe essere sospeso a tutte le forze dell'ordine che lo hanno in dotazione», attacc il segretario di +Europa Riccardo Magi. «Non sarà il negazionismo di Piantedosi rispetto alla pericolosità del taser a far cessare le morti: l'Onu lo ha dichiarato strumento di tortura, Piantedosi non ha alcuna intenzione di ritirarlo. Cos'altro deve accadere perché il ministro abbia un sussulto di responsabilità e sospenda l'uso di questi strumento affidando a un ente terzo un monitoraggio sul suo funzionamento?».

«Ancora una vittima del taser, cosa altro deve accadere affinché questo strumento sia sospeso alle forze dell'ordine che lo hanno in dotazione? Avevamo già chiesto a Piantedosi un intervento di tutela, torniamo ad insistere, e non dica il ministro dell'Interno che non esistono problemi, perché significherebbe che le morti non sono un problema», fa eco Filiberto Zaratti, capogruppo di Avs nella commissione Affari costituzionali della Camera. E per il senatore del Pd Filippo Sensi «di queste morti per taser la  responsabilità morale, politica, materiale è di una scelta dissennata e pericolosa da parte del governo. il Far West prossimo venturo. Una destra irresponsabile. Fermare questa strage».

«Siamo di fronte a una tragedia, ma non accettiamo che la Polizia venga condannata in piazza prima ancora che si conoscano i fatti. A Reggio Emilia la Procura e la Polizia Scientifica stanno accertando ogni dettaglio: se ne attenda l’esito prima di puntare il dito contro gli agenti», dichiara invece in una nota Domenico Pianese, segretario del Sindacato di Polizia Coisp. «Il taser è uno strumento di tutela della vita, sia dei cittadini e sia dei poliziotti: viene impiegato secondo protocolli stringenti esclusivamente quando una persona è violenta o fuori controllo poiché rappresenta un pericolo concreto per la collettività - prosegue -. In contesti di alterazione psico-fisica, fin troppo frequenti nelle nostre città, il taser riduce le colluttazioni e l’uso di armi letali evitando conseguenze ben peggiori. Chi oggi sentenzia senza conoscere referti e perizie alimenta solo la sfiducia nei confronti delle Forze dell’Ordine e nell’operato degli agenti. Difenderemo sempre il diritto dei cittadini a essere protetti e il dovere dei poliziotti a tornare a casa vivi: questa è la funzione del taser. Senza questo strumento oggi conteremmo più vittime e non possiamo accettare narrazioni ideologiche che stravolgono la realtà». Dello stesso avviso Usmia Carabinieri, per la quale «è dovere di tutti attendere gli esiti ufficiali prima di formulare giudizi». «Negli ultimi anni, in più occasioni, l’autopsia e le perizie hanno escluso che l’uso del taser fosse la causa diretta del decesso, smentendo letture affrettate diffuse a caldo. Ricordiamo, tra gli altri, Pescara (giugno 2025), dove l’esame autoptico ha indicato un trauma toracico come causa della morte, non l’arma ad impulsi; e Colle Isarco/Vipiteno (luglio 2024), dove “non emersero evidenze macroscopiche” riconducibili al taser. Sono fatti che invitano alla prudenza comunicativa e al rispetto del lavoro della magistratura e dei periti».