La Classificazione delle professioni dell'Istat è lo strumento che permette di ricondurre le diverse occupazioni presenti nel mercato del lavoro in specifici raggruppamenti, utili per comunicare, diffondere e integrare dati statistici sulle professioni, garantendo anche la comparabilità a livello internazionale.

Nel 2021 l’Istat ha avviato i lavori di aggiornamento della Classificazione per accogliere anche questa volta i principali cambiamenti intercorsi negli ultimi anni, fortemente legati all’innovazione tecnologica e informatica, all’evoluzione dei processi organizzativi del lavoro che ha coinvolto sia il settore pubblico sia il settore privato, nonché ai cambiamenti normativi sopraggiunti.

Questa revisione non riguarda l’impianto metodologico della Classificazione, ma nasce con l’obiettivo di aggiornare la tassonomia intervenendo principalmente sul massimo livello di dettaglio, ovvero sulle unità professionali e relativi esempi. La prossima revisione avverrà in seguito all’aggiornamento della Isco, previsto per il 2028, a seguito del quale verranno accolte eventuali innovazioni metodologiche o cambiamenti strutturali più profondi.

Sebbene la Classificazione delle professioni nasca con fini statistici e conoscitivi, nel tempo il suo utilizzo è stato esteso anche a scopi amministrativi e informativi. Numerosi enti come il ministero del Lavoro e delle politiche sociali, l’Inps, l’Inail, le università, per citarne alcuni, usano la Classificazione delle Professioni per le loro esigenze, richiedono dati aggiornati sulle professioni e contribuiscono a loro volta ad accrescere il patrimonio informativo su questo tema. Proprio in virtù dell’uso congiunto che ne viene fatto e dei molteplici scopi di utilizzo, l’Istat ha costituito un Comitato interistituzionale. La nuova versione della Classificazione è entrata in vigore il 1° gennaio del 2023.

Nel passaggio dalla vecchia alla nuova Classificazione si è proceduto mantenendo invariati i nove grandi gruppi e modificando in modo molto limitato le numerosità dei gruppi, delle classi e delle categorie: nella nuova classificazioni vi sono tre gruppi in più, una classe in più e una categoria in meno. Il primo grande gruppo ' Legislatori, imprenditori e alta dirigenza' è quello che, tra tutti, ha subìto le modifiche più consistenti nel passaggio dalla vecchia alla nuova Classificazione. Con il supporto dei membri del Comitato, in particolar modo del Dipartimento di Funzione Pubblica, sono state apportate alcune revisioni già a partire dal livello delle categorie, quindi dal IV digit in poi, al fine di sanare alcuni squilibri presenti nella rappresentazione dei comparti pubblici emersi nel corso del confronto interistituzionale.

A livello di categorie, tra i cambiamenti di maggior rilievo si deve ricordare l’accorpamento di alcune categorie della Pubblica amministrazione che, nella vecchia Classificazione, erano state mantenute distinte. Ciò è avvenuto sia per i direttori sia per i dirigenti della Pubblica amministrazione. Mentre nella vecchia Classificazione i direttori del comparto istruzione erano mantenuti distinti dagli altri direttori della Pubblica amministrazione, nella nuova Classificazione è stata mantenuta soltanto la seconda categoria più generica, dal momento che la figura del direttore in ambito scolastico non esiste più.