Pippo Civati ha lasciato il Pd in tempi non sospetti, molto prima della scissione bersaniana. E adesso, con Possibile, figura fra i tre soci fondatori - insieme a Mdp e Si - di Liberi e Uguali, la nuova lista elettorale guidata da Piero Grasso.

Neanche il tempo di presentarvi al paese ed è già partito l’appello al voto utile. Sarà complicato convincere gli elettori di sinistra a scegliere voi e non il Pd?

A me sembra che il Pd sia molto nervoso, concentrano tutti i loro sforzi per dire puntare il dito contro di noi, eppure fino a una settimana fa volevano allearsi, Renzi ha avuto il coraggio di dire che Grasso è un uomo di D’Alema. Vista la biografia del presidente del Senato credo bisognerebbe avere un po’ più di rispetto. Non tutti hanno fatto nella loro carriera solo vita di partito e di corrente come alcuni esponenti dem, magari in giro c’è qualche persona libera che fa delle scelte senza alcun suggeritore.

Ormai per essere convincenti serve rivolgersi a personalità estranee alla politica?

Grasso è una persona estranea alla politica di partito, come quella che posso rappresentare io, ma non estranea alle istituzioni. Sono convinto - anche per rispondere a Tomaso Montanari, che ha voluto fare molte polemiche inutili - che possa esserci un connubio tra chi fa politica nei partiti, nelle istituzioni e nelle associazioni. Non tutto si può risolvere coi politici di professione, serve un giusto equilibrio.

Per ora è nata una lista elettorale, ma perché non unificare subito i gruppi parlamentari?

Ci sono questioni tecniche: statuti di partito e ruoli da definire. E soprattutto ormai siamo agli sgoccioli della legislatura. L’importante è trovare subito una convergenza forte nel percorso che porterà alle elezioni. Anche sui meccanismi di selezione dei candidati in modo da renderli liberi, aperti e vicini ai cittadini, nonostante il sistema elettorale folle che ci hanno imposto. L’obiettivo, però, è dar vita a un soggetto politico a tutto tondo dopo le elezioni.

Tecnicismi a parte, Liberi e Uguali nasce dalla fusione di percorsi anche molto diversi. Come farete, ad esempio, quando bisognerà decidere a quale famiglia politica europea appartenere?

Andiamo per gradi senza mettere steccati. La parole d’ordine è equilibrio. C’era una sinistra divisa che ha deciso di camminare insieme. Un pezzo di Liberi e Uguali fino a poco tempo fa stava al governo, non dimentichiamolo. E io mi son fatto due anni di traversata nel deserto, se così si può dire, uscendo dal Pd in tempi politici non sospetti, perché non mi ritrovavo più in quel partito. Adesso però sono molto felice che dopo sei mesi di convegni, feste di popolo, pizzate, corse campestri, Pisapia o non Pisapia, il Brancaccio siamo finalmente arrivati a ciò per cui io lavoravo fin da gennaio. Dunque, per ora abbiamo già centrato un grande obiettivo. E quando i sondaggi cominceranno a darci al 10 per cento, grazie al candidato presidente più autorevole e credibile, l’entusiasmo crescerà ancora di più. Dopo l’assemblea al Pala Atlantico ho ricevuto mille messaggi che nei giorni precedenti non sarebbero mai arrivati, perché finché le cose non si vedono uno non i crede.

Subito dopo il voto il vostro interlocutore naturale resterà il Pd o no?

Noi dobbiamo prendere un voto in più degli altri, questo è l’obiettivo. Dobbiamo dimostrare che questa non è solo una lista da doppia cifra ma gioca la partita dello scudetto. In ogni caso, il nostro interlocutore naturale sarà chi in questa campagna elettorale dimostrerà di voler aprire fronti simili ai nostri. A me ha impressionato che la settimana scorsa Di Maio, Renzi e Berlusconi abbiano detto le stesse cose sulle tasse.

Con chi dialogherete, dunque?

Se la nostra lista andrà molto bene il Pd verrà messo in discussione e magari cambierà molto più di quanto non abbiano saputo fare le attuali minoranze interne. O magari i 5 Stelle si renderanno conto che non si può giocare al gatto e al topo col sistema per rinunciare a ogni alleanza.

Dunque porte aperte anche ai grillini?

Non può essere escluso il dialogo con nessuno, a parte la destra. Ma immaginiamo uno scenario in cui Liberi e Uguali va molto bene e il nostro candidato si afferma come figura vincente: magari saranno proprio i 5 Stelle a trovare in Grasso una mediazione.

Pensa addirittura che i 5 Stelle potrebbero sostenere il vostro presidente del consiglio?

Ma magari anche il Pd. Se non emergessero altre figure di garanzia da un punto di vista democratico e costituzionale, Grasso potrebbe essere l’uomo giusto. Sia chiaro, non sto prefigurando alleanze, dico che tutto è possibile. In ogni caso ho chiesto a tutti l’impegno di riconvocare gli elettori anche dopo le elezioni per discutere con la base qualsiasi scelta.

Nel suo intervento al Pala Atlantico ha sottolineato: «Liberi, ma soprattutto uguali». Come per la vecchia tradizione comunista viene prima l’uguaglianza della libertà?

Quel “soprattutto” deriva dal fatto che sempre più stanno esplodendo le diseguaglianze e se non rimettiamo un po’ a posto queste disparità non può esserci libertà. Libertà e uguaglianza per me sono sullo stesso piano ma la libertà non puo rimanere nel campo degli slogan astratti. Chi è sfruttato o non riesce ad arrivare a fine mese è liberissimo, però...

Però mancano donne al vertice di Liberi e Uguali...

Chi lo dice ha ragione. Questo problema verrà risolto prestissimo, ci saranno nuovi arrivi e nuove figure. Ciò che la presidente Laura Boldrini ripete da tempo deve rientrare tra le nostre priorità. Lo sguardo del nostro programma deve essere femminile.

A proposito di Laura Boldrini, si unirà a voi?

Lei ha detto che aspetta per rispettare il suo ruolo istituzionale. Io confido che sarà parte di questa sfida, da protagonista.

Ma comanda D’Alema, come dice Renzi?

Posso ridere di questa cosa? Due persone su tre che hanno dato vita a questo progetto di sicuro non sono d’alemiani ( lo stesso Civati e Fratoianni, ndr) e non mi pare nemmeno che le sorti di Grasso siano mai dipese da D’Alema. Mi sa che Renzi è ossessionato da D’Alema, l’ultima volta che ha condotto così una campagna elettorale ha preso una batosta al referendum, magari ci porta bene.