Non sapevo dell’esistenza di Sonia Bruganelli. Ho sentito parlare di lei per la prima volta ieri, leggendo delle polemiche di questi giorni, dovute al fatto che per andare in vacanza ha usato un jet privato e poi ha messo un po’ di selfie sui social, forse per vantarsene, forse sovrappensiero.Sonia Bruganelli, ho anche scoperto, è la moglie di Paolo Bonolis, presentatore televisivo molto famoso, erede di Pippo Baudo.Sonia, intervistata dopo le polemiche, si è difesa spiegando che non capisce che male ci sia se una persona è benestante, e non capisce che male ci sia se una persona benestante mette in mostra la sua agiatezza.La risposta è semplice: niente.Non c’è niente di male. E – aggiungo – non c’è niente di male neppure se una persona che è sommersa dai soldi, e non sa bene dove metterli, decide di investirli in lussi smodati.In fondo, non c’è neanche niente di poi così tremendo nel possedere una cultura moderatamente sviluppata che non ti permette di distinguere perfettamente tra la parola benestante e la parola miliardario, o straricco. Io per esempio sono una persona benestante. In genere viaggio in seconda classe, qualche volta – in treno – prendo anche la prima. In aereo no, perché un volo (intercontinentale) di prima assorbe l’intero mio reddito di un mese: un po’ troppo. Se invece per andare in vacanza volessi noleggiare un jet privato, dovrei investire più o meno tre anni del mio reddito, e questo, francamente, mi creerebbe problemi economici molto seri che potrebbero compromettere la serenità della mia vecchiaia. Perciò noin lo faccio mai.Ecco, il primo punto è questo: le persone benestanti affittano spesso delle Panda, talvolta delle Bmw, mai un jet.E quindi, nessun giudizio morale sulla signora Bruganelli, che non ha commesso delitti e non ha offeso nessuno. Ha solo un’idea un po’ approssimativa delle classi sociali.Casomai questa storia sollecita un’altra domanda. Questa: ma è giusto – ed è ragionevole – l’aumento progressivo delle diseguaglianze economiche che sta accompagnando i tempi moderni? E’ vera modernità quella nella quale la distanza tra persone normalissime, come la moglie di Paolo Bonolis e un’operaia della Alfa Romeo, è così abissale da fare paura? L’operaia della Fiat non ha i soldi per andare in vacanza, resta a Torino. E magari è anche di buonumore. La moglie di Paolo Bonolis è oppressa dal problema di come spendere la quantità mostruosa di denaro che guadagna suo marito, e così - fantasiosamente – progetta le vacanze in jet privato, per evitare la fila ai controlli di Fiumicino.La domanda rinvia ad un’altra domanda: secondo quale criterio oggettivo il lavoro del marito della signora Sonia Bruganelli vale circa 1000 volte di più (son stato prudente nel calcolo...) di quello della nostra amica che fa l’operaia in Fiat?Bonolis è bravo sicuramente. Ha doti naturali e poi si è applicato molto. Diciamo pure che – secondo un criterio meritocratico – ha diritto a un guadagno molto superiore a quello dell’operaia, che anche lei è bravina, ma niente di speciale. Che vuol dire molto superiore? Il doppio? Se un mio collega, più bravo di me, guadagna il doppio di quello che guadagno io, io sono un po’ invidioso, perché il doppio è molto. Il vecchio Adriano Olivetti (che non era di “potere operaio”: era liberale, o al massimo liberal-socialista, come Blair) nella sua azienda aveva fissato la regola del “5”: il massimo di distanza tra stipendi alti e bassiera di cinque volte. Il direttore generale dell’Olivetti poteva guadagnare solo 5 volte più dell’apprendista operaio. Mille euro l’apprendista? Cinquemila al direttore.Diciamo pure, se volete, che Olivetti era troppo rigido. Facciamo dieci volte, d’accordo. Ma mille volte? Non è una esagerazione che non aiuta il senso di giustizia, non aiuta la convivenza, non aiuta neppure lo svolgersi e il crescere di un’economia sana?E poi (domanda secondaria ma inevitabile): cosa diavolo ci fa di tutti quei soldi un signore che guadagna un milione al mese?Nessun criterio meritocratico giustifica queste differenze. E allora? La risposta già la conoscete: «è il mercato, bellezza». Bonolis produce ascolto e pubblicità, e la pubblicità paga, e quindi il mercato mi dice che devo pagare Bonolis tot milioni. E non solo lui. Il super manager, il super banchiere, il super giornalista (ma del super giornalista è proibito parlare...) eccetera eccetera.Una parte delle diseguaglianze nasce così. E’ legittimo porre il problema delle diseguaglianze come problema drammatico della modernità, e dire che la modernità è ferita profondamente dall’eccesso delle diseguaglianze?  (E qui sto parlando solo delle diseguaglianze all’interno di una società ricca, come quella italiana, e all’interno del ceto medio: non pongo neppure la questione tragica delle grandi povertà, e non voglio usare argomenti populisti come quello di chi fa notare che coi soldi del jet si poteva dar da mangiare, per un mese, a mille bambini affamati dell’Africa...).Purtroppo oggi questo ragionamento è considerato anticaglia. Quelli di destra ti guardano come un vecchio comunista rincoglionito. Quelli di sinistra ti rispondono, un po’ schifati, iniziando a ritmare quel loro slogan che a me pare demenziale: «onestà, onestà». Nessuno vede che il problema gigantesco dell’Italia non è la corruzione ma è l’allargarsi delle diseguaglianze e delle povertà. E che la colpa non è della signora Bonolis. La colpa è della classe politica, e è anche di quelli che sanno solo accusare i politici di essere ladri. La questione non è se sono ladri o no (alcuni sì, moltissimi no), è che di fronte al mercato sanno solo levarsi il cappello e farsi umili umili. Tra il mercato e i diritti scelgono sempre il mercato: Tutti. Destra, sinistra, Grillo, Raggi...