NELLE CARTE ANCHE LA MINISTRA DE MICHELI, SOSPESO IL BOARD DELL’UNIVERSITÀ PERUGINA

Al calciatore uruguaiano Luis Alberto Suarez erano stati comunicati anticipatamente i contenuti della prova di lingua italiana, sostenuta lo scorso settembre presso l’Università per stranieri di Perugia, necessaria per il rilascio dell'attestato del tipo B1, requisito indispensabile per l'ottenimento della cittadinanza. Questa la tesi dell’accusa, già conosciuta, e contenuta dalle indagini portate avanti dal procuratore del capoluogo umbro, Raffaele Cantone. Adesso però l’inchiesta, a seguito di ulteriori rilievi, si arricchisce di nuovi elementi e altri soggetti coinvolti nella vicenda oltre ai vertici dell’università.

Secondo la Guardia di Finanza perugina, gli accusati avrebbero agito «giungendo a predeterminare l'esito ed il punteggio d'esame, per corrispondere alle richieste che erano state avanzate dalla Juventus, con la finalità di conseguire un positivo ritorno di immagine, tanto personale quanto per l'Università». Per gli inquirenti dunque entrerebbero in gioco altre persone della dirigenza juventina fino ad ora non menzionati, in particolare - scrivono i pm - «gli accertamenti investigativi hanno consentito di comprendere come, nei primi giorni del mese di settembre del 2020, la dirigenza del club torinese si fosse attivata, anche ai massimi livelli istituzionali, per accelerare il riconoscimento della cittadinanza italiana nei confronti di Suarez, facendo, quindi, ipotizzare nuove ipotesi di reato a carico di soggetti diversi dagli appartenenti all'università, tuttora in corso di approfondimento». Per questo motivo sono finiti sotto indagine il dirigente della Juve Fabio Paratici e gli avvocati Luigi Chiappero e Maria Turco. Nelle carte dell’inchiesta compare anche una telefonata della ministra Paola De Micheli per mettere in contatto proprio Paratici con un funzionario del Viminale, la cui rilevanza o pertinenza è tutta da stabilire.

Particolarmente pesante la posizione dei vertici universitari perugini per i quali è ipotizzata la «violazione del segreto d'ufficio finalizzata all'indebito profitto patrimoniale e falsità ideologiche in atti pubblici». È stata così sospesa per otto mesi dall'esercizio del pubblico ufficio, la rettrice dell’Ateneo per stranieri, Giuliana Grego Bolli. Alla donna è stata notificata un'ordinanza di applicazione della misura cautelare interdittiva da parte del Nucleo di polizia economico- finanziaria della Guardia di Finanza. Analogo provvedimento è stato comunicato al direttore generale Simone Olivieri, alla professoressa Stefania Spina e al componente della commissione ' Celi Immigrati', il professore Lorenzo Rocca. Tranchant le considerazioni espresse dai pm riguardo il board universitario a seguito del nuovo quadro, secondo l’accusa infatti rettore, direttore e professori «consideravano l'istituzione di cui fanno parte e che rappresentano alla stregua di una res privata gestibile a proprio piacimento».