Sono passati più di due mesi dalla morte di Giulio Regeni al Cairo. Tra depistaggi e un lungo braccio di ferro tra autorità italiane ed egiziane, ancora non si è risolto il giallo del suo assassinio.La scomparsaNato nel 1988 a Trieste, Giulio Regeni è un dottorando italiano presso il Griton College di Cambridge. Studente economia e appassionato di Medio Oriente, si trovava al Cairo, in Egitto, dal settembre 2015 per scrivere una tesi sull’economia egiziana.Regeni sparisce il 25 gennaio nella capitale egiziana, nel giorno in cui in diverse città si svolgono manifestazioni per festeggiare il quinto anniversario della rivoluzione, che nel 2011 depose il presidente Hosni Mubarak. La notizia della sua scomparsa viene data dai media internazionali cinque giorni dopo, il 31 gennaio, dopo un comunicato dell’Ambasciata italiana in Egitto e del Ministero degli Esteri.L’ultima volta in cui è stato visto, intorno alle 8 di sera del 25 gennaio, Regeni stava prendendo la metropolitana alla stazione di Bohooth, diretto al quartiere di Bad Al Louq.Il giovane collaborava con il quotidiano il Manifesto, scrivendo con uno pseudonimo, e si occupava dei movimenti operai egiziani. Poco prima della scomparsa, Regeni aveva raccontato alla madre di essere preoccupato per la sua incolumità e di essere in procinto di rilasciare un'intervista a un giornalista di un'emittente locale sul suo lavoro di ricerca in Egitto.Le autorità egiziane negano che il giovane sia stato arrestato e, nei giorni immediatamente successivi alla scomparsa, l’opinione pubblica internazionale si mobilita per sollecitare le ricerche e per tenere alta l’attenzione sul caso. !function(d,s,id){var js,fjs=d.getElementsByTagName(s)[0],p=/^http:/.test(d.location)?'http':'https';if(!d.getElementById(id)){js=d.createElement(s);js.id=id;js.src=p+"://platform.twitter.com/widgets.js";fjs.parentNode.insertBefore(js,fjs);}}(document,"script","twitter-wjs");Il ritrovamentoIl corpo del ragazzo viene trovato il 3 febbraio, gettato in un fosso a Giza, nella periferia del Cairo. Inizialmente le autorità locali parlano di un incidente stradale, ma il quotidiano egiziano Al Watan rivela che sul corpo sono visibili segni di tortura e ferite.Le prime informazioni diffuse dal procuratore egiziano dopo l’autopsia confermano segni di coltellate sulle spalle e di segni di ustioni sulle braccia ed ecchimosi sul viso.Il presidente del Consiglio Matteo Renzi chiede la restituzione della salma e che sia dato pieno accesso agli investigatori italiani per seguire lo sviluppo delle indagini. Il presidente egiziano Al-Sisi garantisce la “piena collaborazione delle autorità egiziane”.Dopo il rientro in Italia, il corpo del ragazzo viene sottoposto ad una nuova autopsia. La morte è stata causata dalla frattura di una vertebra cervicale, dovuta a un colpo violento. Sul corpo segni di tortura.I primi arrestiIl 6 febbraio la polizia egiziana arresta due persone sospettate dell’omicidio ed esclude il movente politico: “Le agenzie di sicurezza hanno raccolto indizi importanti sul caso, i quali dimostrano che si è trattato di un atto criminale non collegato al terrorismo". I due arrestati, però, vengono rilasciati dopo alcune ore e, dal Cairo, emergono nuove indiscrezioni sulle circostanze della scomparsa di Regeni. Il ricercatore aveva contatti con il mondo dell’opposizione egiziana e si stava organizzando per intervistare alcuni attivisti sindacali prima di sparire. Per questo sarebbe entrato nel mirino delle forze dell’ordine.La versione del New York TimesIl New York Times raccoglie la versione di tre funzionari della sicurezza egiziana, i quali affermano che Regeni sia stato fermato e portato via dalla polizia. “E’ stato fermato da due agenti. Uno gli ha perquisito lo zaino, mentre l’altro gli ha controllato il passaporto, poi lo hanno portato via. Pensavano fosse una spia”. Secondo le fonti del New York Times, Regeni aveva fatto insospettire i poliziotti perchè nel suo cellulare erano stati trovati i contatti telefonici di soggetti vicini ai Fratelli Mussulmani e al Movimento 6 aprile, considerati nemici di Al Sisi.l depistaggiIl 24 marzo il Ministero dell’Interno egiziano annuncia l’uccisione in uno scontro a fuoco con la polizia di 5 sequestratori, legati all’omicidio di Giulio Regeni. Secondo il Cairo si tratta di una banda specializzata in sequestri di stranieri, che opera con divise della polizia.Nella casa delle cinque vittime, vengono ritrovati i documenti - il passaporto, la tessera dell'università di Cambridge, quella dell'American University al Cairo, le carte di credito -, di cui le autorità diffondono le immagini. (function(d, s, id) { var js, fjs = d.getElementsByTagName(s)[0]; if (d.getElementById(id)) return; js = d.createElement(s); js.id = id; js.src = "//connect.facebook.net/it_IT/sdk.js#xfbml=1&version=v2.3"; fjs.parentNode.insertBefore(js, fjs);}(document, 'script', 'facebook-jssdk'));

صرح مسئول المركز الإعلامى الأمنى بوزارة الداخلية أنه فى ضوء تمكن الأجهزة الأمنية بمديرية أمن القاهرة صباح اليوم 24 الجار...

Pubblicato da ??????? ??????? ?????? ????????? su Giovedì 24 marzo 2016 Questa nuova versione dei fatti viene smentita pochi giorni dopo. Troppe le incongruenze, a partire dal movente della resistenza alla rapina, visto che Giulio era uscito di casa senza soldi liquidi, ma solo con il bancomat. Inoltre l’autopsia ha dimostrato che la morte del giovane è avvenuta almeno sette giorni dopo la scomparsa e il corpo presenta segni di sevizie, tutti dati incompatibili con lo scenario di una rapina finita male.Il procuratore di Roma Giuseppe Pignatone fa sapere che la Procura di Roma, titolare delle indagini in Italia, “ritiene che gli elementi finora comunicati dalla Procura egiziana al team di investigatori italiani presenti al Cairo non siano idonei per fare chiarezza sulla morte di Giulio Regeni e per identificare i responsabili dell'omicidio".Le prime ammissioniAll’inizio di aprile, le autorità locali ammettono che i servizi segreti seguivano Regeni prima del rapimento. Il 6 aprile i magistrati egiziani, in delegazione a Roma, consegnano ai team di investigatori italiani un dossier di 2 mila pagine, che comprende foto e tutte le indagini su Regeni, svolte dal suo arrivo in Egitto fino alla sua scomparsa. Tra le carte, dovrebbero essere contenuti anche “innumerevoli rapporti, i segreti dei suoi incontri con i lavoratori e i responsabili di alcuni sindacati sui quali conduceva ricerche e studi", ha riportato il quotidiano egiziano Al-Akhbar. L'ennesimo stopSi è chiuso con un nulla di fatto e l'interruzione dei rapporti con il Cairo, il super vertice tra gli investigatori italiani e colleghi egiziani. Dalla Procura di Roma è trapelata la delusione dopo l'incontro, a causa di gravi lacune nel dossier presentato. Gli italiani non avrebbero ricevuto i tabulati di utenze telefoniche intestate ad egiziani sospetti e nemmeno i filmati delle telecamere della metro e del quartiere dove viveva Regeni. Dopo l'ennesimo stop all'inchiesta, l'Italia sceglie la linea dura e ha richiamato l'ambasciatore italiano al Cairo