PHOTO
Cari Salvini e Berlusconi: non sono tra quanti vi demonizzano. Non siete il “male” assoluto, e comunque, se di “male” si deve parlare, non siete i soli, non siete i primi, non sarete gli ultimi. Moltissime cose mi dividono da voi: dal vostro “dire”, “fare”, “sentire”. Ma con voi, e con i miei compagni del Partito Radicale, ci si è trovati in una iniziativa politica, i referendum per una giustizia più giusta. Assieme abbiamo raccolto le firme per referendum che chiedono di abrogare norme che cozzano e contraddicono la civiltà e lo Stato di diritto. Non sono pentito di aver firmato tutte le richieste referendarie a un banchetto della Lega; lo rifarei nuovamente, senza esitazione, senza imbarazzo.
Non mi interessa neppure indagare i motivi per cui avete aderito alla proposta del Partito Radicale: per me vale Ernesto Rossi: si può benissimo mangiare la zuppa in compagnia anche del diavolo, basta avere un cucchiaio dal manico lungo. Per me vale Marco Pannella: per tutta la vita alla ricerca di “unioni” laiche, più che diffidente per quel che riguarda le “unità” dei laici.
Detto questo, siamo all’hic Rodhus, hic salta. C’è da capire se non vi rendete conto della situazione; se la situazione l’avete capita e avete deciso di esserne complici attivi.
Un fatto è sicuro: c’è un Partito Giustizialista, nel quale si ritrovano i vertici della magistratura associata, gruppi editoriali che non fanno mistero delle loro vocazioni forcaiole, parte del Partito Democratico, che vede come fumo negli occhi i referendum per una giustizia più giusta.
Non solo: nel modo più assoluto non vuole che ci sia alcuna riforma per la giustizia. È impegnato a fondo in un’azione di contrasto. In questo sono onesti: non l’hanno mai nascosto, sono di rara coerenza: la loro è un’azione efficace di pervicace sabotaggio. Per quel che riguarda i referendum vogliono esplicitamente che manchi il quorum, e con loro “salti” qualsiasi pur blando processo di riforma. Il Partito Giustizialista, ancora una volta, non è il partito della “fermezza”, ma dell’immobilismo; il loro programma: “Troncare, sopire, sopire, troncare”. Non solo Tomasi di Lampedusa aveva capito una certa Italia; ben prima l’hanno compresa e descritta Alessandro Manzoni, Federico De Roberto, Luigi Pirandello.
Dunque, accade questo: il 16 febbraio la Corte costituzionale ammette al voto popolare cinque quesiti referendari. Cosa fanno televisioni, giornali, e il servizio pubblico radiotelevisivo: concedono, bontà loro, grande eco mediatica ai quesiti NON ammessi; silenzio sugli altri. Neppure i titoli. Continuano a nascondere ai cittadini quelli ammessi sulla Giustizia. Si nega con dolo e non solo con colpa ai cittadini il diritto di conoscere attraverso i dibattiti tra dirigenti politici; peggio, in materia di giustizia si parla a senso unico, dando voce e visibilità a opinionisti, spesso pagati, per orientarli in senso giustizialista. Voi in rispettoso, inerte, silenzio.
D’accordo: c’è il Covid, poi la guerra scatenata da Vladimir Putin in Ucraina. Una guerra, per inciso, che ci riguarda perché è ridicola la giustificazione russa di sentirsi minacciati. In realtà è Mosca a minacciare il modello occidentale, liberale, atlantista, lo vede ( dal suo punto di vista ha ragione) come fumo negli occhi, un nemico mortale.
In queste condizioni di pervicace negazione da parte del servizio pubblico di garantire ai cittadini di conoscere, e ai promotori di essere conosciuti, si decide per una tornata elettorale e referendaria: un unico giorno, il 12 giugno. La vostra reazione: vi complimentate per il risparmio di un centinaio di migliaia di euro, e chiedete l’estensione di qualche ora, che si voti anche il 13… È di tutta evidenza che non vi rendete conto di quello che è successo, che accade ( se invece sì, è peggio).
La decisione assunta a quel tavolo a palazzo Chigi significa che si è deciso di boicottare la partecipazione popolare. Obiettivo facile da raggiungere, dal momento che il silenzio mediatico continua, più feroce di sempre. Voi, sempre rispettosi e inerti, finora non avete battuto ciglio.
Invece di questo scempio consumato e in via di consumazione, si poteva, date le emergenze ( il Covid c’è ancora; la guerra, sarà lunga), rimandare le consultazioni, come peraltro chiesto da tanti sindaci, a metà ottobre. Si sarebbe almeno guadagnato il tempo necessario per richiamare la concessionaria dell’ente pubblico radiotelevisivo per garantire quel “servizio” che dovrebbe costituire la sua ragion d’essere. Davvero il minimo. Neppure questo.
Il contesto informativo nel quale ci si trova è ben “descritto” dato dalla Corte europea dei diritti dell'uomo: il 31 agosto ha condannato l’Italia per uno dei tanti episodi che ha visto l'esclusione della Lista Marco Pannella dalla vita mediatico- politica. Sentenza che chiama in causa la Rai, ma anche la vecchia gestione dell'Agcom; e la stessa giustizia italiana. La conventione ad escludendum dalla vita pubblica dei soli esponenti del Partito Radicale e della Lista Pannella, è un vulnus costituzionale che attraversa la storia della Repubblica. Un vulnus previsto, annunciato, denunciato; anche da voi, rispettosamente accettato.
È evidente che se non vi saranno da subito occasioni di versa conoscenza, autentico dibattito, confronto in orari che non siano le albe o ore antelucane; fino a quando i telegiornali e i programmi di approfondimento non forniranno la doverosa informazione, si perpetrerà quella che è una vera e propria truffa ai danni dei cittadini.
La prima regola, ci dice un grande liberale, Luigi Einaudi, è “conoscere per deliberare”. Solo così si è cittadini e non sudditi. Vi è chiara, cari Salvini e Berlusconi, la situazione? Se la situazione permane (e di conseguenza, si aggrava), non è accettabile il sedersi al tavolo con bari conclamati e impuniti, se non si vuole essere complici di chi ti vuole truffare.
Non resta, dunque che ripetervelo: siamo all’hic Rodhus, hic salta. Avete compreso cosa accade? Avete deciso di essere complici di questa truffa?
Ps.: in questo caso l’inerzia è una colpa che si estende a tutti noi, non solo a Salvini e Berlusconi. Tutti noi, significa, letteralmente, “tutti noi”.