Hanno marciato a migliaia per il centro di Baghdad, sfondando le recinzioni che proteggono la "zona verde" della capitale dove sorgono gli edifici governativi e le ambasciate straniere e infine hanno simbolicamente occupato il Parlamento. Una dimostrazione di forza ma in fondo pacifica quella inscenata dai seguaci del leader radicale sciita Moqtada al-Sadr che chiedono la fine dello stallo sul voto per il nuovo governo. Una situazione congelata tra veti incrociati e lotte intestine tra i partiti che compongono l'assemblea e aspirano a una poltrona nel rimpasto dell'esecutivo. Al Sadr ha accusato il premier sciita moderato al Habadi di inettitudine e corruzione, chiedendo una "rivoluzione" contro il malcostume politico. E denunciando l'incapacità del governo nel fermare i continui massacri di sciiti da parte dei jihadisti dello Stato Islamico.