Ieri sul “Dubbio” abbiamo raccontato la storia del dirigente del Pd Stefano Graziano, indicato un anno fa da molti giornali come un corrotto e un amico della camorra. Marco Travaglio si era spinto a scrivere che era una persona “subalterna al clan dei casalesi”. E invece era tutto falso: Graziano è stato prosciolto da ogni accusa.


Ieri ci eravamo anche lanciati in una rischiosa scommessa: avevamo previsto che nessuno dei giornali che avevano accusato e coperto di fango Graziano oggi avrebbe scritto qualche riga di scuse. Abbiamo vinto la scommessa. Il “Fatto Quotidiano”, che era stato il più spietato tra i giornali nella fucilazione di Graziano, non ha neppure dato la notizia dell’assoluzione. Lo abbiamo letto tre volte “Il Fatto”, da cima a fondo, convinti che fosse colpa della nostra distrazione. Niente: la notizia non c’era.

Recentemente si è parlato molto di post- verità. Ne ha parlato anche Grillo. Intendendo per postverità nient’altro che la menzogna, la cosiddetta “bufala”. Stavolta possiamo parlare di postgiornalismo. Cioè del giornalismo che non informa ma deforma. Che non aiuta i suoi lettori a sapere ma li aiuta a ignorare, o meglio ancora a conoscere il falso. Per esempio i lettori del ' Fatto' con ogni probabilità resteranno convinti che Stefano Graziano è un camorrista.

Esiste in questo comportamento un’etica professionale? No. E’ possibile contrastare questo malo- giornalismo? Se si propone che sia la politica a porre dei limiti, il giornalismo insorge: «È violazione della libertà di stampa», grida offeso. «Noi giornalisti ci auto- regolamentiamo». Ok. Chi provvede all’auto- regolamentazione, l’Ordine? Effettivamente, per esempio, l’Ordine degli avvocati, se un avvocato fa una mascalzonata, lo punisce. Così l’Ordine dei medici, dei notai, degli architetti. Provate a immaginare che l’Ordine dei giornalisti intervenga in un caso di questo genere: apriti cielo! Griderebbero tutti all’unisono: “il bavaglio, il bavaglio il bavaglio!!! ”. E vabbé: teniamoci il post- giornalismo, e lasciamo il giornalismo vero agli altri paesi civili. Vuol dire che cercheremo di imparare qualche lingua straniera.