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Quella sua corsa sotto la curva dei tifosi dell’Atlanta con il braccio minaccioso e la faccia arrabbiata è l’icona che Carletto Mazzone lascia a tutti gli sportivi. La passione di un uomo, di uno sportivo e di un allenatore che ci lascia nel giorno in cui inizia il campionato di calcio di serie A. Storico allenatore e detentore del record di panchine in Serie A (792), 797 considerando i cinque spareggi.
Aveva 86 anni. Nato a Roma, tifoso romanista e in seguito calciatore e allenatore dei giallorossi, era stato il mentore di Pep Guardiola, che l'aveva avuto come tecnico a Brescia. Nel 2009, pochi giorni prima della finale di Champions tra il suo Barcellona e il Manchester United, Guardiola lo chiama per invitarlo a vedere la partita dalla tribuna. Ma non solo. Al termine del match dichiara: «Vorrei fare una dedica per questa vittoria al calcio italiano e al mio maestro Mazzone».
Con il Brescia Mazzone compie uno dei suoi miracoli calcistici, rigenerando Roberto Baggio. Con il “divin codino” fu il protagonista anche di quel pomeriggio del 30 settembre 2001 nel derby con l'Atalanta. Mazzone, insultato più volte dai tifosi bergamaschi, trattiene a stento la sua rabbia. Quando nella ripresa ancora Baggio segna il 3-2, l'allenatore del Brescia "promette" il 3-3 alla curva avversaria che lo aveva preso di mira. Proprio allo scadere, Baggio avvera la profezia di Carletto, che inizia la sua irrefrenabile e indimenticabile corsa.
I “miracoli” di Sor Carletto sono tanti e in tutte le piazze italiane. A Roma compie uno dei capolavori. Intuisce subito il talento di Francesco Totti, lanciandolo definitivamente in prima squadra. Con lui instaurò un rapporto da padre a figlio, cercando sempre di proteggerlo dai media. Quel “A regazzi’ vatte a fa’ la doccia”, rivolto a Totti preso d’assalto dai giornalisti, è un’altro degli episodi che ci rimandano appieno il carattere di Sor Magara. In occasione dei 20 anni di carriera di Francesco Totti confesserà: «Nel mio periodo sulla panchina della Roma Totti mi ha dato grandi soddisfazioni. Io ho avuto da subito la sensazione che fosse uno dei migliori, ma l'ho nascosto, non ho avuto pubblicamente grandi slanci nei suoi confronti: Roma è una città molto difficile calcisticamente e ho sempre avuto l'istinto di difenderlo, tenendo per me le idee che avevo su di lui». Materzzi, Toni e Pirlo sono altri tre campioni che Carletto Mazzone ha seguito e lanciato nel mondo del calcio.
Da giocatore
ha vestito le maglie di Latina, Roma, Spal, Siena e Ascoli. E nelle Marche ha iniziato la sua lunga e brillante carriera da allenatore: all’Ascoli è stato dal 1969 al 1975 portandolo dalla C alla A, per passare fino al 1978 alla Fiorentina e poi al Catanzaro. Poi di nuovo l'Ascoli dal 1981 al 1984, poi Bologna, Lecce, Pescara, Cagliari, Roma, Napoli, Bologna, Perugia e Brescia. Il ritorno al Bologna e metà stagione al Livorno le ultime due esperienze da allenatore.Aveva deciso di vivere ad Ascoli, dove nel 2019 gli è stata intitolata la nuova tribuna Est dello Stadio Cino e Lillo Del Duca di Ascoli Piceno e nello stesso anno è stato inserito nella Hall of Fame del calcio italiano.