Essere giudicati da tribunale russo non lascia aperte molte porte a una conclusione positiva per un imputato. Meno dell' 1% degli accusati infatti viene assolto. Se poi alla sbarra si trova un cittadino americano e il processo si svolge nel bel mezzo di una crisi internazionale come la guerra in Ucraina, allora le possibilità si assottigliano ancora di più.

Brittney Griner, la stella del basket femminile Usa al suo ritorno in Russia (dove gioca per alcuni tratti della stagione) il 17 febbraio scorso e stata arrestata all'aeroporto di Mosca. Secondo le autorità la due volte medaglia d'oro olimpica e campionessa nella Women's National Basketball Association (WNBA), era in possesso di un vaporizzatore con cartucce contenenti olio di cannabis dopo una perquisizione del suo bagaglio.

Il caso ha assunto ben presto, a causa del contesto internazionale e dello scontro Usa-Russia, una rilevanza e che travalica la mera cronaca. Gli Stati Uniti hanno messo in moto la macchina per ottenere il rilascio di Griner fino ad ora senza successo. Il 1 luglio la cestista è apparsa in una breve udienza dopo quattro mesi di carcerazione preventiva.

La casa Bianca si sta muovendo ai massimi livelli come testimonia l'intervento diretto di Biden che mercoledì ha parlato con, Cherelle, la moglie di Brittney Griner. Nel comunicato che è stato rilasciato dopo il colloquio telefonico, al quale ha partecipato anche Kamala Harris, si e impegnato in prima persona per ottenere il rilascio. "Il presidente ha chiamato Cherelle per rassicurarla che sta lavorando per garantire il rilascio di Brittney il prima possibile, di altri cittadini statunitensi che sono ingiustamente detenuti o tenuti in ostaggio in Russia e in tutto il mondo".

Il caso Griner assume una valenza più generale e riguarda anche altre persone trattenute nelle carceri russe. La strategia Usa infatti è quella di ritenere la giocatrice come "detenuta ingiustamente". Si tratta in realtà di un cambiamento rispetto alla posizione assunta inizialmente. Con la nuova definizione infatti il Dipartimento di Stato, anche sotto pressione di numerosi deputati del Congresso, ha modificato lo status della prigioniera mentre prima la preoccupazione era semplicemente che Griner non potesse essere visitata da un funzionario americano, cosa avvenuta in altri casi. La detenuta però è stata raggiunta da un incaricato dell'ambasciatore Usa il 23 marzo.

Considerare Griner "detenuta illegalmente" dunque permette di agire in maniera forte e affidare i tentativi di rilascio al capo del team che si occupa di altri prigionieri statunitensi nel mondo Roger Carstens. In questa maniera, e come per altri "ostaggi" si potrebbe intavolare una trattativa che porti ad uno scambio.

Nell'aprile scorso è stato riportato a casa il veterano dei Marines Trevor Reed in cambio di un pilota russo condannato per traffico di droga. I media russi poi hanno rivelato un'indiscrezione secondo cui Griner potrebbe essere scambiata con il commerciante di armi russo Viktor Bout, soprannominato "Il mercante di morte", che sta scontando una condanna a 25 anni con l'accusa di cospirazione per uccidere cittadini statunitensi e fornire aiuto a un'organizzazione "terroristica". Un'eventualità che però sarebbe poco giustificabile per gli Usa vista la sproporzione tra le due accuse. Ma forse più plausibile potrebbe essere la possibilità che ad essere liberato sia Paul Whelan, un ex direttore dei marines e della sicurezza che sta scontando una condanna a 16 anni per spionaggio.

Per il momento sia Russia che Stati Uniti non hanno rivelato le loro intenzioni, se da un lato il segretario di Stato Antony Blinken, ha dichiarato genericamente di non poter «commentare in dettaglio quello che stiamo facendo, se non per dire che è una priorità assoluta». Dall'altro i russi riconducono il caso ad una mera questione giudiziaria. Per il ministero degli Esteri russo Griner potrà appellarsi o chiedere clemenza una volta pronunciato un verdetto. Alexei Zaitsev, portavoce del ministero, dice che «nessuno sta impedendo a Brittney Griner di utilizzare la procedura d'appello. I tentativi di presentare il caso come se la donna americana fosse detenuta illegalmente non reggono alle critiche».

La prigioniera rischia però 10 anni di carcere per traffico di droga ed esiste preoccupazione per il suo stato emotivo, lei stessa lunedì scorso in una lettera scritta a mano a Biden ha espresso i suoi timori di trascorrere in Russia una detenzione lunghissima aggiungendo, parole testuali, "non dimenticarti di me e degli altri detenuti americani".