L'aula di Montecitorio ha appena dato il via libera alla riforma costituzionale del Senato. Doveva esserci una seduta notturna per l’ostruzionismo dei Cinquestelle, ma la morte improvvisa di Casaleggio ha scompaginato i piani e prosciugato la scapigliatura ostruzionistica. L’Umberto esce dalla sede dei gruppi parlamentari accompagnato dall’onnipresente Nicoletta Maggi (”Sa da quanto lavoro con lui? Dal 1994... “) e si dirige da Giolitti. “Vengo qui perche ci sono i tavolini all’aperto e posso fumare”, dice lui ammiccando. La gente che passa, i turisti italiani, si danno di gomito e lo indicano. Bossi li guarda con l’aria bonaria: in fondo Roma ladrona qualche piacevolezza ce l’ha, no? Tira fuori il sigaro e se lo accende. Possiamo cominciare a parlare.Giulio Tremonti quanto parla di lei la definisce con un sussulto di ammirazione “il rivoluzionario saggio”. Ebbene poggiando come un medico l’orecchio sul cuore del Paese, che battito percepisce?«Ogni tanto qualche arresto cardiaco alternato ad improvvisi aumenti di pulsazioni. In fondo non è cambiato molto».Beh non direi. Le basta un elenco piccolo piccolo? Berlusconi è crollato, i grillini sono il primo partito, Renzi controlla il Pd dopo aver rottamato la vecchia nomenklatura...«Lei mi ha chiesto del Paese: io guardo a quello. I due problemi principali dell’Italia sono sempre lì, non sono stati risolti. Il Nord paga una marea di tasse, ingiustamente. E’ costretto a pagarle perché è mancato il giusto sviluppo industriale del Mezzogiorno. Dunque il Nord paga le tasse sobbarcandosi il carico fiscale anche per il Sud, e non ce la fa più. Dei cento miliardi annui di residuo fiscale la sola Lombardia ne deve pagare sessanta; l’Emilia è a diciotto».E perché è mancato lo sviluppo del Sud? Si è messa di mezzo la Lega, è così?«Non scherziamo. La colpa vera è del consociativismo e delle scelte politiche conseguenti. La sinistra ha ha spedito al Sud qualche impresa del Nord, in alcuni casi aziende già in crisi, senza preventivamente lavorare per far crescere l’artigianato, che è la vera ricchezza di tutto il Paese e anche del Mezzogiorno. Hanno mandato le aziende a morire nel Sud invece di creare le condizioni per lo sviluppo della piccola impresa e dell’artigianato».Ed è stata colpa della sinistra? E perché mai, scusi?«Perchè la sinistra ha visto sempre di cattivo occhio le piccole imprese e soprattutto l’artigianato, storicamente e politicamente considerato poco incline a votare a sinistra. Dunque hanno preferito sacrificare queste categorie agli interessi di qualche grande gruppo. E oggi siamo ancora lì. Non c’è né c’è stato nessuno capace di lungimiranza e interessato a rilanciare lo sviluppo del Mezzogiorno. Non c’è stato un progetto, e neanche questo governo ce l’ha. Procede random».Beh, però è un fatto che tutte le regioni meridionali hanno governatori di centrosinistra. E Renzi magnifica i risultati del job act. Sbaglia?«Bell’affare: quella legge è un attacco alle pensioni di chi lavora. Infatti tagliando i contributi che devono pagare all’Inps certamente le imprese risparmiano. Ma c’era un altro modo, quello migliore per incentivare l’aumento dell’ocupazione: diminuire le tasse alle imprese. Invece togliendo i soldi all’Inps alla fine succederà che l’Inps non avrà più i soldi per pagare le pensioni. Bisognerà andare in pensione sempre più vecchi e nel governo già vogliono rivedere quelle di reversibilità».Però anche voi avete governato, e lungamente. E non è che le cose siano andate così di lusso. Cos’è che non ha funzionato?«Una grande responsabilità ce l’ha Giorgio Napolitano. Il federalismo fiscale era l’intuizione giusta, che avrebbe cambiato le cose. Una rivoluzione vera, che avrebbe cambiato l’Italia. La legge sarebbe passata sia alla Camera che al Senato in tempi brevi, le condizioni c’erano. Invece Napolitano si è messo di traverso ed è saltato tutto. Andava in televisione a dire che bisognava fare le riforme e poi... ».Scusi ma le sembra una giustificazione un po’ troppo consolatoria? Davvero la politica non c’entra nulla? Non sarà mica un caso se i cittadini oggi alla politica voltano le spalle, non ci credono più.«Vero. Ma è perché la gente ha capito perfettamente che la strada per il cambiamento non è libera, che bisogna pagare un bel po’ di pedaggi. E allora aspetta a muoversi, vuole capire prima se le cose si possono fare o no».Sta dicendo che la colpa dei politici è di avere paura, di non essere abbastanza coraggiosi?«E’ la paura di imboccare nuove strade. Nel dubbio - come è la testata del suo giornale - lasciano tutto uguale. E la gente si allontana. Non si è intervenuto per incuria. se tu hai una appendicite e la curi subito, è una sciocchezza. Ma se la rascuri e finisce in peritonite, allora sono guai seri. La classe politica ha avuto timore di assumersi la responsabilità, o se vuole l’impopolarità, del cambiamento. Hanno preferito lasciare tutto uguale. Forse qualcuno l’ha fatto anche in malafede. E le cose che in Italia andavano male sono continuate ad andare male. Un esempio? Siamo l’unico Paese in cui lo Stato non paga i contributi ai propri dipendenti. E’ una delle responsabilità maggiori della legge Fornero. Cosa fa infatti la Fornero? Ha preso l’Inpdap, la cassa pensioni del Pubblico impiego, e l’ha infilata nell’Inps. Così lo Stato trattiene i contributi ai propri dipendenti ma non li versa all’Inps. Così l’Inps paga le pensioni del pubblico impiego da cui, però, non ha ricevuto alcun contributo. Lo Stato non può violare lui stesso le regole che mette. Non può obbligare gli imprenditori a versare i contributi mentre poi lui stesso non li paga».Trentadue anni fa lei fondava la Lega Nord. Avete appena festeggiato. Qual è il suo rammarico più grande?«Non è cambiato granché. I problemi veri sono ancora tutti lì. E’ come se il tempo si fosse fermato. Bisogna smetterla di fare le furbate».Furbate? Chi le fa? A cosa si riferisce?«Mi riferisco al fatto che Berlusconi avrà forse fatto qualche legge ad personam, ma come giudicare un premier come Renzi che addirittura si fa una legge elettorale ad personam? E’ molto più grave. Renzi prenda atto di come stanno le cose, ascolti un po’ il Paese e si comporti di conseguenza».Gianroberto Casaleggio è morto, oggi ci saranno i funerali a Milano. Cosa sono per lei i Cinquestelle? Solo protesta o c’è anche altro? E possono diventare alleati politici?«Il consenso che hanno non può essere tutto frutto solo protesta. Vedo che tra di loro si è innescato un meccanismo di chiarificazione delle proposte che fanno. Dunque stanno migliorando. Intese? Vedremo. Per come ha messo le cose Renzi, una alternativa al momento manca. Però deve stare attento. Come diceva Abramo Lincoln si può ingannare uno per sempre o tutti per una volta. Ma ingannare tutti per sempre, questo non è possibile».