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Il “pastore d’America” se ne è andato a 99 anni, venerando come un papa protestante, consigliere, confidente e angelo custode di una dozzina di presidenti, quasi un’appendice spirituale del potere. Il primo fu Harry Truman, l’ultimo Barack Obama, tra i due la Storia americana del secondo dopoguerra che Graham ha attraversato incarnando i cambiamenti, politici, culturali e tecnologici. È stato il primo a sdoganare la religione in Tv ( la prima apparizione nel 1951, mentre la sua trasmissione della domenica sera Hour of Decision è andata in onda per 50 anni di seguito), a creare il filo diretto con i fedeli, a usare i satelliti per far viaggiare il Verbo oltre la frontiera. Nel corso degli anni ha pubblicato una trentina di libri tradotti in quaranta lingue, ha organizzato incontri ecumenici, conferenze internazionali, seminari di formazione evangelica e almeno cinquecento grandi meeting che hanno riempito gli stadi e le sale concerto negli Stati Uniti e nei 185 paesi che ha visitato in oltre sessant’anni di predicazioni. Oltre a sussurrare la virtù alle orecchie di presidenti, ( in particolare il democratico Lindon Johnson e il repubblicano Ri-chard Nixon) e sovrani ( la regina Elisabettalo riceveva spesso a Buckingham Palace), Billy Graham, come un eroe tarantiniano, sapeva risolvere problemi, specie alle future leve del potere. Fu infatti lui a salvare George W. Bush dagli abissi della perdizione quando nella prima metà degli anni 80 il futuro inquilino della Casa Bianca era un 40enne alcolizzato senza futuro. Le lunghe passeggiate sulla spiaggia atlantica di Kennebunkport nel Maine consegnarono alla famiglia Bush un rampollo mondato e rigenerato che aveva «ritrovato il sentiero di Dio», ormai astemio e pronto a gettarsi nell’arena politica. È stato folgorato dalla rivelazione religiosa quando aveva 16 anni, come una scossa nello stomaco, un bruciore; e poi la frenesia improvvisa di portare la parola del Signore in giro, sull’ottovolante del Ventesimo secolo, oltre la cortina di ferro, nella giungla del Vietnam, in Corea del Nord, nell’etere radiofonico e nel circo catodico americano, mescolando il sacro e il profano come solo oltreoceano sanno fare. La sua voce stentorea e profonda ha rimbalzato ai quattro angoli del pianeta ed è stata ascoltata da 2,2 miliardi di persone, una popstar della Bibbia in cui ispirazione e carisma compensano la caratura intellettuale non proprio da fine teologo. Ma che importa: Billy Graham aveva una linea diretta con Dio o almeno con il paradiso, non era solo un reverendo popolare, ma un leader religioso adorato da milioni di seguaci, al pari di un Wojtila o di Madre Teresa con cui peraltro aveva rapporti molto stretti. Cristiano “rinato”, conservatore, anticomunista, spaventato dall’emancipazione femminile ( pare che potesse incontrare altre donne solo se in compagnia della moglie Ruth McCue Bell) non è mai stato un fanatico o un reazionario, al contrario e si è battuto con forza per i diritti degli afroamericani, sostenendo la battaglia anti- segregazionista di Martin Luther King: la sua convinta scelta di campo è stata fondamentale per allontanare milioni di americani della cosidetta Bibble belt dall’ideologia razzista e suprematista. In un’intervista del 2011, una delle ultime rilasciate prima che la malattia lo costrinse abbandonare la scena pubblica, Graham ringraziava il Signore per la splendida vita che gli ha concesso, ma esprimeva anche il rimpianto di aver sacrificato la sua spiritualità al ruolo di agit- prop religioso, sempre nell’agone della predicazione: «Se potessi tornare indietro studierei di più, passerei meno tempo in televisione e più tempo a meditare e a pregare per dire a Dio quanto lo amo».