Dalle macerie del Brexit i “grandi” dell’Unione si incontrano a Berlino per ritrovare il bandolo perduto dell’Europa. Merkel-Renzi-Hollande, ovvero Germania-Italia-Francia, lo zoccolo duro della vecchia Cee, ma anche un perimetro diplomatico e storico entro cui riparare i cocci del giocattolo rotto. A partire dalle scelte immediate, ossia quelle da compiere nelle prossime settimane per gestire con equilibrio e sensatezza il doloroso divorzio dal Regno Unito. Questione di gerarchie e di peso politico, un asse a tre in cui Roma potrà giocare un ruolo primario, come non le capitava da tempo: «La nuova spinta per far ripartire il continente spetta a noi alla Francia e all’Italia che dopo l’uscita dell’inghilterra siamo le nazioni più grandi, anche se è evidente che in Europa ogni paese vale un voto e che andremo avanti tutti assieme», spiega la Cancelliera. Quindi non un direttorio, ma una nuova locomotiva per dare l’impulso della ripartenza.A tracciare la linea è la padrona di casa Merkel che già nei giorni scorsi aveva bacchettato gli isterismi e le pulsioni vendicative di chi vorrebbe togliere da subito le chiavi di casa ai fedifraghi inglesi magari voutandogli gli armadietti e gettando i vestiti dalla finestra, il presidente della Commissione Jean Claude Junker in primis: «Per avviare i negoziati serve la richiesta ufficiale del Regno Unito. A settembre ci rivedremo per poter parlare delle misure concrete. Dovremo evitare ogni movimento centrifugo nell’Ue». Certo, la separazione è necessario che si realizzi con una procedura spedita per evitare inutili agonie e traccheggiamenti. Come ha ribadito Hollande «Dobbiamo avere rispetto del Regno Unito, ma bisogna anche esigere rispetto. I rapporti in ogni caso resteranno buoni». Chiarezza dunque, ma senza l’ansia di tagliare il cordone prima che l’inghilterra avvii ufficialmente la richiesta. Anche perché lo stesso primo ministro bgritannico Cameron ha fatto sapere che non sarà lui ad avviare la procedura, ma colui che lo sostituirà fra tre mesi. C’è tutta l’estate davanti per controllare questo delicatissimo passaggio nella storia recente europea.Nella speranza che la piccola tragedia del referendum britannico possa dare una scossa vitale a delle istituzioni comunitarie esangui, lontane dai cittadini e guidate da una classe politica inerte che ha atteso lo tsunami senza alazare un dito. «Quello che è accaduto nell’ultima settimana ci dimostra che questo è un tempo propizio: se da un lato siamo tristi per il voto dei britannici è anche vero che questo è un’occasione per una nuova pagina dell’Ue», ha commentato Matteo Renzi nella conferenza stampa congiunta.