Nel 2017 lo stato dellArkansas ha mandato a morte un innocente. È quanto sostengono i legali di The Innocence Project che insieme allorganizzazione per i diritti civili Aclu ha fatto ricorso per chiedere laccesso ai reperti per il test del Dna ed altre prove, comprese quelle relative ad impronte digitali, che hanno portato alla condanna a morte di Ledell Lee per omicidio nel 1993. «Non ci sono dubbi che a Ledell Lee non sia stata data la giusta possibilità di dimostrare la sua innocenza durante il processo e poi i 20 anni trascorsi nel braccio della morte», ha detto Nina Morrison, avvocato del gruppo che si occupa di riaprire i casi di detenuti ritenuti innocenti. Ma che in questo caso, come è successo solo poche altre volte in passato, lo fa dopo lesecuzione del condannato. Secondo gli avvocati, Lee è stato condannato sulla base di prove insufficienti e lavvocato  in una dichiarazione giurata ha ammesso che al tempo del processo di appello aveva problemi di tossicodipendenza e quindi non si era impegnato nella difesa del cliente. Nel ricorso si chiede di poter analizzare di nuovo le impronte trovate sulla scena dellomicidio di Debra Reese, confrontandole con il database nazionale, cosa che non è mai stata fatta. Ed inoltre si chiede di poter fare i test del Dna che anche non furono fatti nei precedenti processi. «Le mie parole prima di morire saranno, come sono sempre state: sono un uomo innocente», aveva detto, il giorno prima dellesecuzione, alla Bbc Lee avvenuta come parte di un gruppo di otto esecuzioni fatte in Arkansas prima che scadessero i farmaci per liniezione letale nel 2017. Già allora Innocence Project e Aclu avevano chiesto nelle settimane precedenti allesecuzione di poter compiere i test del Dna, ma alla fine il giudice rifiutò la richiesta. Sono circa 170 condannati a more che sono stati scagionati negli ultimi decenni mentre erano detenuti nel braccio della morte. Ma vi sono stati pochi tentativi di scagionare qualcuno dopo lesecuzione usando il test del Dna, ha detto Robert Dunham, direttore esecutivo del Death Penalty Information Center, sottolineando che finora ha avuto ufficialmente successo, ma vi sono emerse prove che in almeno 18 casi sono stati mandati a morte innocenti.