La presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, ha avuto oggi una conversazione telefonica con il Premier dello Stato d’Israele Benjamin Netanyahu. «Meloni - si legge in una nota di Palazzo Chigi - ha ribadito la piena solidarietà del Governo italiano per gli attacchi subiti e la vicinanza ai familiari delle vittime, agli ostaggi e ai feriti. Il Governo lavorerà con i partner internazionali per coordinare il sostegno. L'Italia è al fianco del popolo israeliano in questo difficile momento».

In mattinata il vicepresidente del Consiglio e ministro degli Esteri Antonio Tajani, ha avuto invece un colloquio telefonico sulla guerra in Israele con il Segretario di Stato Usa Antony Blinken e con i responsabili della diplomazia del Quintetto, Germania, Francia, Gren Bretagna e Unione europea. Lo ha scritto in un tweet il Titolare della Farnesina, affermando che '«il governo segue con preoccupazione la situazione in Medioriente e siamo in stretto contatto con gli alleati. Lavoriamo alla de-escalation del conflitto. Israele ha il diritto di esistere».

Tajani poi al Tg1 ha aggiunto di contare «sull'Arabia Saudita, sulla Giordania e sull'Egitto» che «possono aiutare a calmare le acque». Si tratta, ha aggiunto Tajani ricordando la sua prossima missione in Egitto, di «Paesi moderati» che «non vogliono che ci sia alcuna estensione del conflitto». Quello che «spiace», ha aggiunto Tajani, è vedere che «al Parlamento di Tehran fanno salti di gioia per celebrare un attacco di Hamas che ha causato centinaia di morti in Israele».

Il titolare della Farnesina ha poi confermato di non avere alcuna «notizia negativa» sui circa 18mila italiani presenti in Israele. 

«È un attacco terroristico, quasi una dichiarazione di guerra, di fronte alla quale non poteva che esserci la solidarietà dell’Italia. Stiamo ragionando sui possibili sviluppi di questa guerra, inattesa soprattutto per l’intensità che non ha eguali negli ultimi 20 anni». A dichiararlo è il ministro della Difesa, Guido Crosetto, in un'intervista al Corriere della Sera. «Giorni fa ho detto che mi preoccupava l’Iran forse più dell’Ucraina e tutti - evidenzia - mi hanno risposto che avevo preso troppo sole. Hamas non è storicamente vicino all’Iran, ma viviamo una fase in cui si saldano elementi e si individuano nemici comuni. La reazione israeliana sarà molto dura».

«Israele - prosegue Crosetto - ha subìto una ferita profondissima, per la modalità dell’attacco, per il numero di morti e prigionieri e per le immagini di omicidi barbari. La reazione non può che essere forte, riaprendo un fronte in cui si inseriscono tutti gli altri attori che negli ultimi due anni hanno contribuito a destabilizzare il mondo». L’Onu vede un «precipizio pericoloso». Sul rischio di un allargamento del conflitto, «Gli elementi di instabilità nella zona sono tanti, dalla Siria al Libano e Iran e Russia possono avere interesse a destabilizzare l’area. Sono preoccupato anche per i 1.200 soldati della missione Unifil dislocati al confine tra Israele e Libano. Lo scontro con Hamas è esploso al Sud, ma il rischio di destabilizzazione riguarda anche il Nord». Se la sente di rassicurare gli esponenti della comunità ebraica in Italia? «In Italia - risponde - c’è allerta perché, purtroppo, questi eventi possono comportare una scia di antisemitismo».