Tre telefonate, spuntate tra le carte dell'inchiesta di Mafia Capitale. Da un lato della cornetta c'è lei, Paola Muraro, oggi assessore all'Ambiente della giunta 5 Stelle capitolina e all'epoca consulente dell'azienda per la gestione dei rifiuti della Capitale, Ama. Dall'altro capo, il cosiddetto «re delle coop» Salvatore Buzzi, il presunto boss di Mafia Capitale accusato di associazione per delinquere di stampo mafioso. E' il 20 settembre 2013 e i due parlano di un appalto a cui partecipa la "Centro Nazionale Servizi di Bologna", di cui Buzzi è consigliere: lui vuole sapere entro quando avrebbe ricevuto i «chiarimenti» sulla pratica della cooperativa, lei lo rassicura dicendo che sarebbero arrivati entro il giorno dopo. I chiarimenti - si evince dalle risultanze dell'indagine - erano necessari perchè la coop partecipasse ad una gara d'appalto da 21, 5 milioni di euro per la raccolta di rifiuti indetta proprio da Ama.E' questa l'ultima sorpresa di quello che è ormai diventato il "caso Muraro": «brogliacci che contengono informazioni non penalmente rilevanti», si difende lei. «Muraro parlava di appalti con Buzzi e si faceva segnalare in Ama dal marito carabiniere. Il tutto mentre gridava a gran voce 'onestà'», le fa il verso su Twitter il presidente nazionale del Partito democratico Matteo Orfini. Il Pd ne chiede a gran voce le dimissioni, lei resiste, nega qualsiasi accusa e ostenta tranquillità. Eppure, l'ennesimo retroscena sul passato dell'assessora assesta un altro colpo alla giunta di Virginia Raggi, che aveva appena incassato la notizia positiva dell'archiviazione dell'inchiesta sulle consulenze svolte dalla sindaca per la Asl di Civitavecchia.«Io credo nel lavoro dei magistrati, che hanno già valutato la telefonata come non penalmente rilevante. I giornali stanno basando alcuni articoli sul nulla, per me possono anche pubblicare tutta la telefonata. Io sono serenissima, non sono mai entrata nella vicenda di Mafia Capitale, però altri si, soprattutto alcuni del PD» ha detto ieri Muraro, uscendo dalla sede dell'Ama.Dalla procura di Roma, però, sembra trapelare l'interesse ad approfondire meglio la posizione dell'assessora, che ha fatto la propria fortuna professionale come consulente durante gli anni dell'amministrazione Ama di Franco Panzironi, ex tesoriere di Gianni Alemanno e finito nelle maglie di Mafia Capitale con l'accusa di associazione di stampo mafioso, per legami illeciti con il "mondo di mezzo" di Buzzi e del suo socio occulto Massimo Carminati. La domanda latente è, infatti, per quale ragione il «re delle coop» telefonasse proprio a Muraro per chiedere chiarimenti e ottenere rassicurazioni riguardo gli appalti, pur essendo lei sulla carta solo una consulente esterna, incaricata di controllare il rispetto delle regole da parte degli impianti inquinanti. In effetti, secondo il dimissionario presidente di Ama Daniele Fortini, «Muraro non era una semplice consulente, ma un personaggio influente dentro l'azienda». Dichiarazioni rese davanti alla commissione di inchiesta Ecomafie sulle presunte irregolarità avvenute in Ama, che aprono ulteriori interrogativi.Sotto la lente della magistratura romana, poi, sembra essere finito anche un altro rapporto spinoso, riaffiorato dal lungo curriculum dell'assessora: un incarico con un'impresa umbra in affari con Manlio Cerroni, il ras delle discariche romane e patron di Malagrotta attualmente sotto processo per associazione a delinquere finalizzata al traffico di rifiuti.Proprio in questo rapporto, infatti, potrebbe annidarsi il conflitto di interessi sempre negato da Muraro: superconsulente per la società pubblica Ama e contemporaneamente dipendente di un'impresa privata di fornitura e servizi operante nello stesso settore.E' un intrico complesso quello in cui è rimasta impigliata Paola Muraro, che la magistratura e i finanzieri dell'autorità Anticorruzione di Raffaele Cantone stanno tentando di sbrogliare, a partire proprio dall'ipotesi di irregolarità sulle commesse dell'Ama nello smaltimento dei rifiuti.Al di là alle indagini giudiziarie, però, l'effetto politico delle nuove e inattese rivelazioni sul passato dell'assessora 5 stelle è dirompente. Il Pd capitolino che ne chiede le dimissioni, Giorgia Meloni di Fratelli d'Italia si chiede «dove siano finiti Grillo, Di Battista e Di Maio che per molto meno hanno gridato allo scandalo» e anche in un Senato in attesa della chiusura estiva si accavallano le dichiarazioni bipartisan contro l'assessora. Se i vertici del Movimento 5 Stelle nicchiano, serpeggiano invece le prime ipotesi da day after, che anticipano le dimissioni di Muraro e l'assessorato ad interim in capo alla sindaca Raggi.