Si continua a morire in Palestina. Le Forze di difesa israeliane (Idf) hanno ucciso oltre 30 «uomini armati» durante le operazioni condotte a Gaza nelle ultime 24 ore, mentre l'aviazione ha colpito obiettivi nel centro della Striscia, da cui erano stati lanciati razzi verso la città Sderot, nel sud di Israele. Lo riferiscono le stesse Idf in una nota.

Morti decine di civili

Secondo quanto si apprende dall'agenzia di stampa palestinese "Wafa", negli ultimi attacchi di Israele a Gaza sarebbero state uccise decine di civili, tra cui 23 solamente nella città meridionale di Khan Yunis. Le Idf affermano, invece, che a Khan Yunis la Brigata Bislamach ha ucciso più di 20 membri del movimento islamista palestinese Hamas. Inoltre, sempre a Khan Yunis, la Brigata Givati avrebbe fatto irruzione in diversi siti attribuiti a «gruppi terroristici con base a Gaza», catturando alcuni presunti miliziani, sequestrando armi e dirigendo un attacco aereo contro una cellula che si muoveva verso di loro.

Nella zona centrale di Gaza, la Brigata Nahal delle Idf avrebbe ucciso circa 10 combattenti, anche con attacchi aerei. Nel frattempo, a Beit Hanoun, nel nord di Gaza, la 414esima unità di intelligence ha richiesto un attacco aereo contro un numero non precisato di "uomini armati", hanno aggiunto le Idf. Dall'inizio delle operazioni delle Idf a Gaza il 7 ottobre 2023, giorno dell'attacco di Hamas in Israele, è salito a 30.960 morti e 72.524 feriti il bilancio delle vittime palestinesi, secondo quanto reso noto dal ministero della Sanità della Striscia, gestito dal gruppo islamista. Questi dati non possono essere verificati in maniera indipendente e includono sia vittime civili che membri di Hamas.

La posizione di Joe Biden

Secondo quanto riferito dalle autorità israeliane, nelle operazioni lanciate a Gaza sono stati uccisi 13 mila miliziani, mentre i militari israeliani morti nella Striscia sono almeno 247. Ieri sera, il presidente degli Stati Uniti, Joe Biden, ha dichiarato che sarà "difficile" raggiungere un accordo per un cessate il fuoco nella Striscia di Gaza prima del Ramadan.

Parlando con i giornalisti a Philadelphia, il presidente Usa ha anche affermato di essere «sicuramente preoccupato» per possibili episodi di violenza a Gerusalemme Est. Nel frattempo, il segretario generale delle Nazioni Unite, Antonio Guterres, ha ricevuto uno degli ostaggi liberati e le famiglie di altre persone rapite da Hamas durante l'attacco del 7 ottobre 2023 in Israele. «Sono rimasto profondamente commosso dai racconti che ho sentito da un ostaggio liberato e dalle famiglie di altre persone rapite da Hamas», ha scritto Guterres su X, sottolineando: «Ribadisco il mio forte appello per la liberazione incondizionata di tutti gli ostaggi. Ora».

Liberare gli ostaggi nella Striscia di Gaza

Nei giorni scorsi, si era tenuto un nuovo ciclo di negoziati al Cairo per raggiungere un cessate il fuoco e liberare gli ostaggi nella Striscia di Gaza, che si è concluso con un nulla di fatto. La delegazione di Hamas ha lasciato la capitale dell'Egitto spiegando di doversi consultare con i propri leader per il proseguimento dei colloqui. In un annuncio ufficiale, Hamas ha comunque sottolineato che «i negoziati e gli sforzi per porre fine all'aggressione (di Israele), consentire il ritorno degli sfollati e permettere l'ingresso di aiuti diretti al popolo palestinese continuano». Fin dal principio, le speranze di raggiungere un accordo al Cairo erano state affievolite dalla decisione di Israele di non inviare i propri rappresentanti, dopo il rifiuto del movimento islamista di fornire un elenco dettagliato degli ostaggi ancora vivi.

Situazione in peggioramento

A peggiorare la situazione, ha contribuito inoltre la recente morte di oltre 100 palestinesi nel nord della Striscia di Gaza durante una consegna di aiuti umanitari, con il successivo scambio di accuse tra Hamas e le Idf. Al Cairo si erano riuniti domenica scorsa i rappresentanti di Hamas, Qatar, Egitto e Stati Uniti per discutere di una proposta di tregua di sei settimane, facilitare lo scambio di decine di prigionieri israeliani con centinaia di detenuti palestinesi e soddisfare l'urgente bisogno di aiuti umanitari a Gaza. Il 6 marzo, Hamas aveva avanzato una controproposta "non negoziabile" con 11 punti.

Tra questi, vi sono la richiesta di un cessate il fuoco permanente, il ritiro di tutte le forze israeliane dalla Striscia di Gaza e il ritorno degli sfollati nella parte settentrionale dell'exclave. «I mediatori hanno cercato di trovare un compromesso, ma senza successo», avevano riferito delle fonti citate dall'emittente panaraba di proprieta' qatariota "Al Jazeera". A conferma del fallimento dei negoziati al Cairo, il premier israeliano, Benjamin Netanyahu, ha affermato che Israele «resisterà alle crescenti pressioni internazionali» per porre fine alla guerra nella Striscia di Gaza, poiché l'obiettivo è la «vittoria totale».

Durante una cerimonia di consegna dei diplomi ai cadetti della scuola ufficiali delle Idf nel sud del Paese, nota come Bahad 1, Netanyahu ha infatti detto che lo Stato ebraico è «in una guerra esistenziale» che «deve vincere«, promettendo di «colpire i nemici fino alla vittoria totale». I leader occidentali dovrebbero capire che «quando sconfiggeremo gli assassini del 7 ottobre (giorno dell'attacco del movimento islamista palestinese Hamas contro il Paese) preverremo il prossimo 11 settembre», ha affermato il premier, aggiungendo: «Per questo dovete sostenere Israele e le Idf». Netanyahu ha inoltre promesso di eliminare il «regime omicida di Hamas, di eliminare i terroristi, di distruggere i tunnel» e di perseguire gli autori dell'attacco del 7 ottobre, facendo tutto il possibile per «localizzare gli ostaggi».

Il conto degli ostaggi

L'attacco di Hamas contro lo Stato ebraico dello scorso 7 ottobre, che ha dato il via all'operazione militare israeliana nella Striscia di Gaza, aveva visto circa 3 mila membri del gruppo islamista irrompere attraverso il confine via terra, aria e mare, uccidendo circa 1.200 persone e sequestrando 253 ostaggi di tutte le età - per lo più civili - sotto la copertura di migliaia di razzi lanciati contro città israeliane. Nel mese di novembre, a seguito di una tregua durata una settimana, Hamas aveva liberato oltre 100 ostaggi, in cambio del rilascio da parte di Israele di circa 240 palestinesi detenuti. Ad oggi, secondo quanto reso noto dallo Stato ebraico, dovrebbero risultare nelle mani del movimento islamista palestinese circa 134 ostaggi.