«Confindustria si batte fin dal 2010 per superare il bicameralismo perfetto e riformare il Titolo V della Costituzione. Con soddisfazione, oggi, vediamo che questo traguardo è a portata di mano». Se non è un endorsement pro Renzi e pro referendum costituzionale, poco ci manca. Soprattutto se consideriamo che si tratta della prima uscita pubblica di Vincenzo Boccia, presidente di Confindustria da poco più di un mese. Un sì alla riforma Boschi che, per ora, è solo ufficioso, visto che «la posizione e le conseguenti azioni sul referendum verranno decise nel Consiglio generale convocato per il 23 giugno», dopo le amministrative e nel giorno del referendum inglese sulla Brexit. Ma è la sostanza che conta. E la sostanza è chiara: nella battaglia in cui il premier si “gioca tutto”, viale dell’Astronomia sostiene Renzi. Una prova del fatto che i centri dell’economia italiana sono convinti e consapevoli che alternative politiche al premier, almeno per il momento, non ce ne sono.E l’endorsement di Boccia non è passato inosservato nei palazzi della politica. Il colonnello renziano Guerini ha incassato l’appoggio con soddisfazione parlando di coraggio e modernità da parte di Confindustria. Meno soddisfatte le opposizioni, a partire dalla Lega Nord che definisce Boccia come il nuovo portavoce di Palazzo Chigi: «Queste sue prime esternazioni da numero uno degli industriali fanno pensare che a nominarlo sia stato proprio Renzi. Ma il ministro Boschi - ha dichiarato il leghista Roberto Calderoli - non diceva che questo Esecutivo era nemico dei poteri forti? A noi sembra il contrario, visto che Marchionne elogia Renzi ogni giorno e adesso Boccia parla addirittura come se fosse Renzi».Altero Matteoli, di Forza italia, parla di relazione prona nei confronti del governo: «Forse Boccia non ha letto bene il testo della riforma. Fino a ottobre avrà tempo per farlo».Apprezzamento quasi entusiasta arriva dal mondo dell’industria e dell’economia. Dalla Todini («discorso di visione», dice) fino a Carlo De Benedetti: «Partecipo da molti anni alle assemblee di Confindustria - ha detto - e questa è stata la migliore».Non solo politica, però. Il presidente Boccia ha toccato i temi più importanti dell’agenda economica. A partire da una crescita che giudica ancora modesta e deludente: «Crescere deve diventare la nostra ossessione». Per crescere serve più produttività, unica strada per salari più alti. Per questo, quando saranno chiusi i rinnovi contrattuali, il confronto coi sindacati riprenderà avendo «come bussola lo scambio salario/produttività, e sarebbe opportuno che le nuove regole fossero scritte dalle Parti sociali e non dal legislatore».Alle imprese Boccia chiede di essere “meno bancocentriche”, e di avere come obiettivo la raccolta «di capitale adeguato ai piani di crescita aziendali: più capitale di rischio e meno capitale di debito». «L’ingresso di un fondo di private equity nel nostro capitale è un’opportunità», e dunque, dice il numero uno degli industriali, gli imprenditori non devono temere di perdere il controllo delle proprie aziende. Confindustria chiede poi al governo «di spostare il carico fiscale, alleggerendo quello sul lavoro e sulle imprese e aumentando quello sulle cose».La relazione di Boccia ha avuto anche momenti di emozione. Il suo discorso è stato interrotto dagli applausi per 24 volte. Del resto lo stesso presidente ha confessato «un’emozione immensa» e, immediatamente dopo, ha ringraziato il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, per la sua presenza, e il suo predecessore Giorgio Squinzi «per il lavoro di questi quattro anni: per aver dimostrato che la rappresentanza associativa è una missione nobile e alta».Ma è stato nel momento in cui ha ringraziato il padre Orazio, fondatore della Arti Grafiche Boccia, che l’emozione ha preso il sopravvento. «Un grazie affettuoso a mio padre», ha detto con voce rotta. «L’emozione più grande è vederti seduto in platea, davanti a me, e pensare da dove sei partito. A dimostrazione che la nostra associazione e’ inclusiva e aperta».