Ci stupiscono tutti. In politica, le sorprese non mancano mai, e possono travolgere ogni certezza. Di Carlo Calenda, per esempio, apprezzavamo la delega in bianco concessa al suo deputato Enrico Costa in materia di garantismo e di giustizia.

Poi però si scopre che lo stesso leader di Azione freme al pensiero di aver trovato un comodo bersaglio per sparigliare l’alleanza Bonino-Renzi: la candidatura, nella lista di scopo “Stati Uniti d’Europa” messa in cantiere da +Europa e Italia viva, di un certo Marco Zambuto. Ex sindaco di Agrigento ma soprattutto macchiato, nel proprio casellario giudiziario immaginario, dalla parentela con Totò Cuffaro: è il genero dell’ex governatore siciliano, per essere precisi.

Federico Pizzarotti, presidente di +Europa, è con un piede e mezzo fuori la porta. Calenda ritwitta Pizzarotti e avverte così indirettamente Bonino: se arrivi a candidare pure il genero di Totò, sei una treccartara.

Prima di tutto, che una coalizione dalle liti cosi incomprensibili possa sfondare il muro del 4 per cento pare difficile. Ma a parte questo, e per restare su Calenda che aspetta i resti degli ex alleati sulla riva del fiume, che diamine di garantismo c’è mai in una forza politica che applica il reato di parentela non alle confische antimafia come fanno i pm ma alle candidature? E soprattutto, che coerenza c’è in un partito come Azione che schiera orgogliosamente in prima linea, e fa bene, il deputato capace di imporre tre anni fa, al Parlamento italiano, le norme sulla presunzione d’innocenza – sempre il ricordato Costa – se poi quello stesso partito disconosce nella sostanza l’altro comma dell’articolo 27 in cui la presunzione d’innocenza è sancita, cioè il fine rieducativo e risocializzante della pena?

In altre parole: se Cuffaro la propria condanna, giusta o ingiusta che fosse, l’ha scontata, non avrebbe diritto ad essere personalmente riaccolto nel consesso civile e politico? E se è così, ma come si fa a capovolgere tutto e a estendere l’assurdo alone di impresentabilità a un suo parente?
Danno Calenda, Pizzarotti e il centro moderato-riformista per afflitto da grande confusione. Ma non sembra questione delle ultime ore. Siamo stati abbastanza distratti noi a non rendercene conto prima.