L’esistenza di Andrea Purgatori non poteva non concludersi con un’inchiesta giudiziaria e giornalistica sulle ragioni del suo decesso. Anzi, comunque si concluderanno le indagini e le perizie, rimarrà sempre il dubbio (per molti la convinzione) che il grande giornalista sia rimasto vittima di un errore dei sanitari che lo avevano in cura. A pensarci bene la vera abilità di Purgatori, come giornalista di inchiesta, è stata quella di convincere l’opinione pubblica che con la sua tenacia e il suo acume, Purgatori aveva sfondato quel “muro di gomma’’ che si interpone tra il potere e la verità. Prendiamo il caso della strage di Ustica, di cui è ricorso recentemente l’anniversario.

Se, per strada, fermiamo uno dopo l’altro una decina di passanti che, per l’età che dimostrano, ci consentano di presumere che ricordino quel tragico evento, almeno nove di essi risponderanno che il volo di linea dell’Itavia Bologna-Palermo fu abbattuto da un missile che, durante una battaglia aerea nei cieli del Tirreno, aveva sbagliato il bersaglio. Eppure, nonostante accurate indagini (si arrivò persino a ripescare la carcassa dell’aereo che ancora oggi è custodito in un hangar a futura memoria) non solo questa versione dei fatti non è mai stata accertata, ma venne nettamente smentita in giudizio: «Tutto il resto – era scritto nella sentenza - è fantapolitica o romanzo che potrebbero anche risultare interessanti se non vi fossero coinvolte 81 vittime innocenti».

Certo, nella ricostruzione di quella notte, Purgatori aveva usato gli ingredienti giusti. Quando, in Italia (lo vediamo anche adesso nella tragedia dell’Ucraina) si tirano in ballo la Nato, i servizi deviati, i complotti, i mandanti si va sempre a colpo sicuro. Per di più il giornalista era agevolato da una spiegazione fornita dal ministro dei Trasporti Rino Formica che non stava in piedi neppure con le stampelle. Formica parlò di ‘’ cedimento strutturale’’ dell’aereo che in precedenza era servito al trasporto del sale. Si prese la colpa la compagnia Itavia a cui fu ritirata la licenza.

Se Ustica fu il capolavoro di Andrea Purgatori, si aggiunsero poi altri ‘’ misteri’’ irrisolti, a cui le sue inchieste (la scomparsa di Manuela Orlandi in combinazione con lo scandalo della pedofilia, ecc.) aggiunsero quell’appeal che intriga l’opinione pubblica. Si potrebbe paragonare Purgatori ad un autore di spy stories di grande successo: come Tom Clancy. Lo scrittore americano non si fa mancare nulla nelle sue storie: le congiure della CIA che arrivano a coinvolgere persino la Casa Bianca, le trame che mettono a repentaglio la sicurezza del mondo, i connubi tra il potere e i boss della droga (altro che trattativa Stato/ Mafia), i tentativi di colpo di Stato in giro per il mondo e quant’altro. Le storie di Clancy, per quanto ben architettate, sono un prodotto della fantasia, anche se titillano vaghe convinzioni sempre pronte a credere ‘’ di che lacrime e sangue grondi lo scettro dei regnator’’.

Ma il lettore sa che si tratta di un romanzo. Purgatori non solo era convinto che le sue inchieste avessero svelato l’intrigo e raggiunta la verità nascosta; ma era riuscito a convincere l’opinione pubblica che le cose stavano come le aveva raccontate nei suoi articoli, nelle sue interviste, nei suoi libri. E’ questo il ruolo di un giornalista, ancorchè d’inchiesta?