Trattenuto solo dalla paura della blasfemia, sarei tentato di scrivere che ormai dovrebbe essere chiaro anche a chi non crede all’aldilà che Silvio Berlusconi - per quanto morto e sepolto, anzi incenerito - continua a lavorare per la parte politica che fondò nel 1994: il centrodestra e non contro ma in paradossale concorrenza con gli avversari non fermatesi neppure dopo la sua morte per un momento di riflessione.

Alessandra Ghisleri, una sondaggista riuscitasi a guadagnare, dopo quelle dello stesso Berlusconi, anche la stima e la fiducia dei suoi nemici, ha scritto sulla Stampa dei 2,4 punti guadagnati da Forza Italia rispetto a 20 giorni fa e dei 3 rispetto ad una settimana fa. Domenica e lunedì prossimo avremo il primo test elettorale post- berlusconiano nella regione molisana.

L’aggravamento della crisi del partito fondato da Berlusconi, di cui si erano subito dichiarati convinti certi analisti, fra i quali il professore Giuliano Urbani, che a quella fondazione aveva partecipato, rimane per ora solo negli auspici o nelle previsioni di costoro. E non risultano neppure gli sbandamenti preannunciati e quant’altro del governo presieduto dalla leader della destra, Giorgia Meloni, peraltro propostasi orgogliosamente e immediatamente di continuare e completare l’opera di Berlusconi. Non a caso, anticipando i tempi programmati prima della morte dell’ex presidente del Consiglio, il governo ha approvato già all’indomani dei suoi funerali il primo pacchetto predisposto dal Guardasigilli Carlo Nordio per la riforma della giustizia.

Di fronte a questo pacchetto si è divisa non la maggioranza ma la forza politica, diciamo così, più corposa del variegato fronte delle opposizioni, cioè il Pd. La cui segretaria Elly Schlein, prima ancora di riparare alla partecipazione ai funerali di Stato di Berlusconi correndo da Giuseppe Conte e Beppe Grillo in piazza, ha detto no, per esempio, all’abolizione del reato di abuso d’ufficio condivisa invece, anzi reclamata da buona parte degli amministratori locali dello stesso Pd. Se ne vedranno delle belle - penso- nel percorso parlamentare del disegno di legge di Nordio anche per le altre sue parti - dalla limitata inappellabilità delle assoluzioni al meno facile ricorso alle manette preventive e alla divulgazione delle intercettazioni dei terzi nei processi - lungo il fronte delle opposizioni, da cui peraltro si è giù sfilato il cosiddetto terzo polo. Qualcuno sta facendo affidamento, politico e mediatico, su un presunto disagio della presidente del Consiglio rispetto a come il Guardasigilli ha deciso di gestire la partita, prendendo ci contropiede il sindacato contrario delle toghe sino a delegittimarlo col proposito di interloquire solo col Consiglio Superiore della Magistratura. Ma si sa come sono finite altre speranze coltivate in passato su contrasti, crepe e simili fra la premier e Nordio: nella confermata solidarietà della prima al secondo, con tanto anche di incontri a Palazzo Chigi e di attestati parlamentari.

Non credo proprio che questa volta andrà diversamente, per quanto vorranno o potranno soffiare sul fuoco i soliti o altri sopraggiunti piromani, a volte persino professionisti della materia, alcuni provvisti di tute metaforiche con tutti i gradi guadagnatisi nelle loro passate carriere di magistrati o docenti di diritto. E per quanto si cercherà - temo anche questo - di coinvolgere o persino trascinare nei retroscena, e simili, persino il presidente della Repubblica, che pure ha appena rinnovato ai giovani magistrati i suoi appelli al severo e responsabile esercizio delle loro funzioni, presente un compiaciutissimo ministro della Giustizia. Intanto non il “solito” Sabino Cassese sbertucciato dai critici ma anche Giovanni Maria Flick ha concordato con Nordio. E sul piano politico persino Fausto Bertinotti parlandone al Foglio. Tutto finisce per avere il suo tempo: anche il manettismo, chiamiamolo così, cresciuto negli anni di “Mani pulite”, a lungo contrastato inutilmente da Berlusconi e poi addirittura rinvigorito dall’irruzione del movimento di Beppe Grillo nella politica e nel governo: un Grillo ora ridottosi a saltare come una specie di imbucato, a sorpresa, sul palco di turno, in piazza, per auspicare la formazione di “brigate” più o meno notturne o clandestine destinate non a contrastare quei “buffoni della Nato” attaccati da Moni Ovadia, ma semplicemente a rimettere a posto marciapiedi e altro delle città in cui vivono i residui militanti ed elettori pentastellati. Sempre che questi brigatisti rossogialli riescano ad arrivare ai marciapiedi e altri obiettivi, specie nelle città precedentemente amministrate dai loro leader, superando e sopravvivendo alla monnezza presidiata da voraci cinghiali e uccellacci. Il passamontagna, anch’esso consigliato dal garante di Conte, potrebbe essere utile proprio a proteggersi dal lezzo.