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Eva Kaili
Lo scandalo europeo ha permesso di aprire gli armadi di casa e ha fatto emergere non solo i pacchi di banconote accuratamente riposti ma anche gli scheletri del passato, con immagini fotografiche tanto impietose quanto eloquenti, poiché dimostrano la stupidità dei bancarottieri delle coscienze che fanno scempio dei principi e dei valori. Per loro, il privilegio di far parte di una élite che assicura la migliore esistenza materiale possibile non vale a imporre doveri ma costituisce un salvacondotto per esentare da obblighi; e non viene neppure in considerazione che la prima condizione per parlare dei diritti degli altri è quella di rispettarli. Con ciò non si vogliono giudicare le singole persone, che saranno valutate secondo le regole del processo, ma discorrere intorno agli eventi quali oggettivamente appaiono: eventi che scoperchiano anche gli scheletri del passato, in stato di sonno nei meandri della dialettica politica, ma alla ribalta quando sopravvengono nuovi atti criminali.
Si ripropone allora il tema generale che tocca la presenza dell’etica nella società, chi sia il depositario esclusivo della stessa, se questa sia di destra o di sinistra, e quali siano le colpe e le responsabilità degli avversari, motivo per tacere o diritto di interloquire, insomma la questione morale.
Diciamo subito che l’etica è un valore che non si misura in termini di quantità o di numero di soggetti che si richiamano a essa: l’etica è di tutti e non ha graduazioni, come la purezza di un grammo di oro, identica a quella di un lingotto. Il richiamo all’etica non è dunque appannaggio di una categoria o di un partito, ma è il dovuto e necessario atto di coraggio che deve ispirare ogni persona per combattere seriamente i mali del tempo, e tanto più soggetti interloquiscono quanto maggiore dovrebbe essere il risultato ottenibile. Il secondo punto riguarda le condizioni del Paese, che pure dovrebbero essere oggetto di seria preoccupazione. Qui la diagnosi è impietosa poiché disegna una micro e macro illegalità quotidiana, opera di singoli soggetti o criminalità organizzata, che tocca la violazione sistematica delle leggi, lo sperpero del denaro pubblico, l’evasione fiscale, la faziosità delle comunicazioni, l’inefficienza dei servizi, l’indifferenza per gli altri, e tra gli altri è anche lo Stato, a cui si riportano tutte le colpe quando non se ne perda perfino la nozione. Tra i fenomeni più vistosi, la corruzione ha un posto privilegiato per la consecuzione degli illeciti che porta con sé e l’alterazione dei principi e dei meriti: è un male endemico che mortifica la politica, soffoca l’economia, indigna l’opinione pubblica e allontana il rispetto per lo Stato. “Uomo dai due stipendi” è da quattro secoli la sdegnata definizione (Bacone, La Nuova Atlantide) per il funzionario di turno che accetta somme e tangenti per plasmare la realtà o i sentimenti.
Il terzo è ultimo punto tocca la politica, l’impegno di chi opera nella sfera pubblica, e dovrebbe avere più doveri degli altri nell’equità e nell’equilibrio, per assicurare giustizia e lavoro, libertà e dignità alle persone, e pure soffre di dilettantismo, incoerenza e incapacità di soffocare i propri interessi privati.
In questo contesto, la questione penale si risolve con la sanzione quando i fatti sono accertati e i giudizi conclusi, con le regole più appropriate e nel giusto tempo che ci ostiniamo a invocare, trasformando gli anni processuali in mesi e i mesi in settimane; ma la questione morale rimane sempre aperta poiché mancano il sostegno della collettività e una incondizionata e generale indignazione e riprovazione.
Occorrerebbe un nuovo Lutero che richiami alcuna delle tesi affisse nella chiesa del castello di Wittenberg per colpire il traffico di influenze e raccolga in uno scisma popolare la comunanza delle idee per vincere la sopita indifferenza degli assenti o degli interessati di turno. In mancanza, non trovo altro suggerimento che insistere nell’educazione civile e nella cultura del sapere, per restituire valore alle regole e alla solidarietà e diffondere il senso della giustizia e la volontà collettiva di applicare le leggi. Se agiamo in fretta, possiamo recuperare i ritardi che secoli di sottomissioni, divisioni e povertà hanno lasciato.