Se un vicino di casa ti chiama al telefono per dirti che qualcuno si è introdotto nella tua abitazione, sospiri: secondo il calcolo delle probabilità, nonostante tutti i possibili accorgimenti presi, almeno un paio di volte nella vita ti deve toccare che sconosciuti frughino nelle tue cose alla ricerca di qualcosa da arraffare; te ne fai una ragione, ti prepari a tutto quello che la cosa comporta: denuncia buona solo per la statistica; bilancio dei possibili danni; censimento di quanto è stato trafugato; ricerca e installazione di altri possibili “dissuasori” oltre quelli già posti in essere… Ti consoli: solitamente i ladri di appartamento sono persone poco interessate alla cultura e la casa presa di mira come arredamento ha pareti di libri impilati dal pavimento al soffitto, poco altro spazio concesso a cianfrusaglie acquistate in mercatini di capitali lontane per una manciata di sprezzata moneta locale di cui ti vuoi liberare prima della partenza.

Poi certo, c’è qualche ricordo di famiglia come tutti hanno, speriamo che non li abbiano presi, non hanno mercato del resto. Cos’altro c’è? Un computer del tempo di Matusalemme: impiega più tempo a mettersi in moto che scrivere l’articolo a mano. Un televisore neppure aggiornato con i mille canali che sono oggi a disposizione… Decisamente a parte due o tre “cipolle” acquistate in un mercatino di Sofia dopo il crollo del comunismo, non ci dovrebbe essere nulla di particolarmente “appetibile”… Ecco: mettiamo in conto che delusi e frustrati per il mancato colpo si siano poi vendicati” devastando mobili e arredi… Quasi quasi, ti vien da penare, è meglio mettere in bella vista un po’ di denaro, così si prendono quello e se ne vanno contenti… Arrivo nel luogo del “delitto”.

Si sono introdotti in casa segando con una certa arte, senza lasciare tracce, parte della grata di una finestra. Bravi: non hanno fatto rumore, i vicini del piano di sopra non hanno sentito nulla e dire che a loro non sfugge nulla: non perché siano indiscreti, è che i rumori filtrano dalle pareti. Hanno poi sollevato la tapparella procurando lievissimi danni alla finestra e sono entrati. Ladri “puliti”, “discreti”, efficienti. Non c’è cassetto di scrivanie, armadi, comodini che non abbiano ispezionato. Ma come se si fossero limitati a semplici, rapide occhiate: indumenti, asciugamani, magliette, camicie sono allineati e riposti come erano stati collocati prima della loro visita. Le cianfrusaglie nei cassetti, con metodo, vagliate e abbandonate sui letti; nessun cuscino sventrato, materasso manomesso, alla ricerca di possibili nascondigli. Gli orologi? Li hanno sicuramente visti: dal cassetto dove si trovavano, li ritrovo sul letto e sul pavimento. C’erano anche delle monete, resti della giornata che si accumulano in un piattino. Non un granché, ma anche quelli bastava un niente per mettersele in tasca. Invece… Cucina e bagni neppure ci hanno messo piede, poteva esserci celata una fortuna nella proverbiale zuccheriera… Un quadro appare leggermente spostato, pendente. Chissà: cercavano una possibile cassaforte? Però: il quadro è collocato su un muro che dà sull’esterno. Non è certo quella la collocazione migliore per una cassaforte. Tutti gli altri, dove avrebbe potuto esserci, sono invece come devono essere. Ladri buffi: i piccoli oggetti d’argento che sarebbe stato facile mettersi in tasca, i famosi ricordi affettivi di famiglia che ognuno possiede: tutto al loro

posto… C’erano liquori, ne avrebbero potuto bere, consolandosi così per l’eventuale mancato colpo. Niente: ladri astemi? Strani questi ladri che si introducono in una abitazione dopo aver divelto una grata, frugano per tutta la casa senza fare troppo disordine. Anche i libri: neppure un’occhiata, anche solo per verificare se tra qualche loro pagina o dietro i dorsi fosse celata qualcosa. Insomma, niente: nessuno dei “soliti” nascondigli dove ci si illude di salvare qualcosa è stato ispezionato. Nulla di quello che poteva essere portato via è stato sottratto. Cosa diavolo sono venuti a fare? Certo: ora so che qualcuno sa cosa c’è in casa. Qualcuno mi ha dimostrato che se e quando vuole entrare, entra; ma questo lo sapevo: quale che possa essere il sofisticato sistema di allarme, se ti “puntano”, penetrano, a meno che non piazzi giorno e notte un paio di Rambo di guardia… Una sola cosa manca all’appello: un piccolo anello senza valore di mia madre, lasciato in bella vista nella camera da letto. Ma se prendi l’anellino, perché non anche gli orologi e qualche altro oggetto di piccole dimensioni, te ne potevi sempre liberare “dopo” se ti rendi conto che non vale nulla… Non è che uno voglia dare corpo ai fantasmi, la vita reale è sufficiente. Ma è come se qualcuno cercasse qualcosa di specifico, senza trovarla visto che non manca nulla, anellino a parte; comunque è stata una ricerca molto discreta, certe perquisizioni di organi ufficiali dello Stato – come dire? – “dopo” comportano molto più tempo e pazienza per rimettere le cose a posto. I ladri si sono sbagliati, sono entrati in un appartamento diverso da quello che era stato loro “commissionato”? Mi pare improbabile; operazioni di quel tipo sono studiate, preparate. Resta il fatto che non hanno comunque approfittato per prendersi quello che non sarebbe costato nulla prendersi. Rischio per rischio, perché limitarsi all’anellino? Ladro romantico che ha pensato solo alla sua ragazza?

L’altra ipotesi, quella più fantasiosa, a cui per primo fatico a dar credito, è aver voluto dare una sorta di “segnale”. Ma a che pro? Come se cinquant’anni di mestiere di giornalista non me l’avessero insegnato a sufficienza. Vero è che i tempi cambiano, non ci sono più i “segnalatori” di una volta… Ad ogni modo, la prima regola appresa da Marco Pannella e applicata con metodo: se tra le mani ti capita qualcosa di “grosso”, va subito raccontata, non si deve attendere. Quindi non si speri di trovare custoditi chissà quali segreti, tra le mie carte e documenti. Per il resto ci sono libri, peraltro adeguatamente sfasciati e manomessi per l’uso e le ripetute letture. Introdursi come s’è fatto è fatica sprecata. Se proprio si deve, meglio chiedere direttamente.