PHOTO
Eva Kaili, ex vice presidente del Parlamento Europeo
Dunque i nostri europarlamentari erano spiati dalla polizia e dai servizi segreti belgi. Ce lo ha raccontato in questi giorni la nostra Simona Musco che, grazie a un lavoro di inchiesta giornalistica come non se ne vedeva da tempo, sta tracciando uno scenario inquietante sulle origini del Qatargate: la “mani pulite” europea che avrebbe dovuto scovare i “corrotti delle lobby di Bruxelles e Strasburgo” e che invece si sta trasformando in un clamoroso flop investigativo.
Ma non è solo questo il problema: dopo mesi di indagini, interrogatori e arresti preventivi al limite della tortura psicologica (a Eva Kaili dissero che fino a che non avesse parlato o confessato non avrebbe rivisto la figlia pochi mesi), di quell’inchiesta non restano che le scorie che hanno avvelenato l’Europarlamento, il luogo dove ogni giorno viene celebrato il rito laico della nostra democrazia. Ecco, sapere che quell'Assemblea è così permeabile, così indifesa rispetto all’aggressività del potere giudiziario, è una scoperta che dovrebbe preoccupare tutti.
Eppure, per un cinico calcolo politico da parte delle forze di destra - che hanno sperato che l’inchiesta indebolisse i socialisti europei -, e per la storica “soggezione psicologica” nei confronti della magistratura da parte di chi ha subito quell’inchiesta, ecco, per tutte queste ragioni, nessuno muove un dito, nessun protesta, s’indigna, reagisce.
Eppure fin dai primi giorni era chiaro che l’indagine della procura di Bruxelles sui presunti fondi neri del Qatar aveva basi investigative assai fragili e un'ambizione politica molto spregiudicata. Quella indagine voleva far parlare di sé, creare un caso nel cuore della democrazia europea e il procuratore - molto amante di giornali e Tv - voleva diventare il Tonino Di Pietro di Strasburgo.
Ecco, lo scenario oggi è assai mutato: di quel procuratore non rimane che la “lettera di rinuncia” sul tavolo della procura e le accuse stanno pian piano naufragando. Ma non illudiamoci: c’è chi è già pronto a raccogliere il testimone per provare ad affondare il colpo. A noi non resta altro che sperare nella tenuta del nostro Parlamento, consapevoli che anche lì si gioca la tenuta della nostra democrazia.