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MATTEO SALVINI POLITICO NAVE DICIOTTI
Le reazioni all’Ordinanza 76/2025 delle Sezioni Unite della Cassazione non sembrano placarsi, anzi. I fatti sono noti. La Cassazione ha aperto la strada al risarcimento dei danni in favore dei migranti che nel 2018 furono bloccati per giorni sulla nave Diciotti dall’ex ministro degli Interni, riconoscendo che quella restrizione della libertà personale fu illegittima poiché eccessivamente lesiva rispetto ai fini da perseguire. Quei migranti hanno perciò diritto a un giusto risarcimento per i danni subiti.
È una decisione pienamente condivisibile. Da qui, lo stupore per le reazioni a cui abbiamo assistito da parte di esponenti politici di primissimo piano. Fra le tante cose che sono state dette spicca l’argomento secondo cui gli ermellini avrebbero addossato agli italiani i costi dei risarcimenti ai migranti, che alcuni hanno persino ipotizzato essere di oltre 600.000 euro. Sono dati fantasiosi, visto che al momento non è possibile formulare ipotesi, poiché i risarcimenti, se effettivamente dovuti, saranno quantificati solo nella successiva fase di merito.
Tuttavia, l’argomento dei costi che i giudici avrebbero posto a carico dei cittadini merita alcune precisazioni. In questo caso potrebbe configurarsi un’ipotesi di “danno erariale indiretto”, che si ha quando l’amministrazione è chiamata a risarcire il danno arrecato a terzi da un pubblico funzionario nell’esercizio delle sue funzioni. Questo accade per via del rapporto di “immedesimazione organica” esistente tra il funzionario pubblico e l’amministrazione per conto della quale agisce.
In base a tale rapporto il danneggiato potrà agire direttamente nei confronti dell’amministrazione cui appartiene quel funzionario e, solo dopo che il risarcimento sarà stato pagato, in presenza di alcune condizioni, l’amministrazione dovrà agire in rivalsa nei confronti del pubblico funzionario che è l’effettivo responsabile del danno, oppure, in alternativa, sarà la Corte dei conti a farlo.
Se così è, sostenere che i giudici avrebbero posto a carico degli italiani i costi per i risarcimenti ai migranti non è affatto corretto, poiché, come sopra detto, il responsabile del danno è soltanto colui che ha agito illegittimamente. Se a pagare sarà lo Stato, sarà soltanto per via dell’immedesimazione organica, fermo restando, però, che una volta che i risarcimenti saranno stati pagati la presidenza del Consiglio dei ministri sarà tenuta a rivalersi nei confronti dell’effettivo responsabile del danno che abbia agito con dolo o colpa grave, intendendosi solitamente, con quest’ultima, una “manifesta violazione di norme di legge”, una “inescusabile negligenza”, ovvero, una “sprezzante trascuratezza dei propri doveri”. Nell’ipotesi in cui vi sia il danno erariale indiretto il rischio è che, oltre all’amministrazione danneggiata, anche la Procura della Corte dei conti si attivi nei confronti dell’ex ministro per ottenerne la condanna al risarcimento del danno erariale.
Sorge così il sospetto che le forti reazioni degli ultimi giorni siano legate più a questo timore che non a ciò che viene pubblicamente detto. Peraltro, se la maggioranza si preoccupa così tanto dei costi che potrebbero ricadere sui cittadini allora - coerentemente - dovrebbe fare un passo indietro sulla (pessima) riforma della Corte dei conti - ora all’esame della Camera - che, di fatto, cancellerà quasi del tutto la responsabilità per i danni all’erario; parliamo di centinaia di milioni di euro all'anno che, se passerà la riforma, anziché essere risarciti da chi quei danni li ha realmente causati ricadranno interamente sui cittadini, soprattutto quelli che pagano più tasse.
Infine, va anche detto che le reazioni di questi giorni impongono alcune considerazioni sulla reale portata del principio di separazione dei poteri dello Stato che molti evidentemente non conoscono o fingono di non conoscere. Separazione dei poteri non significa che il governo possa fare tutto ciò che vuole senza che la magistratura possa intervenire, a meno di compiere un’invasione di campo. Niente affatto.
Solo i cd. atti politici sono insindacabili. Tutti gli altri sono sindacabili dalla magistratura sotto il profilo della verifica di legittimità. Il governo ha un’ampissima libertà di azione nel decidere come perseguire l’interesse pubblico. Questa libertà incontra un solo limite, che è il rispetto della legge (nazionale e sovranazionale) e della Costituzione. La magistratura può censurare l’operato del governo soltanto laddove violi questi limiti, né sarebbe immaginabile, come qualcuno invece sembra ritenere, che il governo possa liberamente violare le leggi senza che vi sia qualcuno a controllarlo e, eventualmente, censurarlo.
Proprio questo, nell’ambito della separazione dei poteri dello Stato, è il ruolo che la Costituzione italiana affida alla magistratura, come in tutte le moderne democrazie. In questi mesi - a parere di chi scrive - la violazione del principio di separazione dei poteri è stata perpetrata unicamente dal governo, attraverso continui tentativi di condizionare l’azione dei magistrati chiamati a decidere su questioni d’interesse per i partiti di maggioranza. I magistrati non hanno fatto altro che applicare le leggi nazionali e sovranazionali e, probabilmente, è proprio questo che gli si rimprovera. Ma il punto è che la legge è uguale per tutti, e tale deve restare.